venerdì 23 maggio 2014

Stephan Enter, "La presa" ed. 2014

                                                         vento del Nord
                                                         fresco di lettura


Stephan Enter, “La presa”
Ed. Iperborea, trad. Giorgio Testa, pagg. 227, Euro 15,00
Titolo originale: Grip

   “Felici così non lo saremo mai più.”
   Si voltò di scatto. Era Lotte. Aveva riempito un casuale attimo di silenzio nel brusio del gruppo- trasformando di colpo il suo umore da contemplativo a sarcastico, perché sapeva che Lotte voleva farsi sentire da lui, che era a lui che stava parlando e che aveva ripreso il suo verso preferito di una canzone di Van Morrison. Punta troppo sulla battuta ad effetto, pensò, è tutta posa. Guardò il gruppo; nessuno sembrava avere idea di come interpretare quella frase- ovvio, era rivolta solo a lui.

   Era estate. Loro quattro, Paul, Martin, Vincent e Lotte, erano alle isole Lofoten. Lotte aveva detto, “Felici così non lo saremo mai più”. Era una premonizione? Di certo era quello che lei, che loro sentivano in quel momento- avere vent’anni, aver messo alla prova il proprio corpo scalando una montagna, trovarsi nell’azzurrità di un picco tra cielo e mare, con il cuore e la mente sgombri nell’aria rarefatta: è concepibile una felicità più grande? E poi, forse, era anche un oscuro presagio.

   Vent’anni dopo i quattro amici si incontrano di nuovo- era successo qualcosa durante quella vacanza alle Lofoten, era successo qualcosa dopo, si erano allontanati, la magia dell’amicizia si era infranta, non si erano più rivisti. Vincent lavorava a Tokyo, Paul era rimasto in Olanda, Martin aveva sposato Lotte, avevano una bambina ed abitavano in Galles. E’ Martin che ha sollecitato l’incontro. Vuol forse mostrare dove è arrivato, lui, l’unico cattolico del gruppo, l’unico con una famiglia modesta alle spalle, quello che Paul prendeva bonariamente in giro perché non sapeva comportarsi a tavola? Adesso Martin è professore universitario, ha una casa con vista sul mare ed è il marito di Lotte.
   Le tre parti in cui il libro è diviso (la quarta è brevissima e conclusiva) hanno uno dei tre personaggi maschili al centro della scena- da ognuno di loro, Paul, Vincent, Martin, apprendiamo del presente e del passato, della reazione al rivedersi dopo vent’anni- si riconoscono? si è uguali ad allora? si è cambiati? invecchiati? come? e perché quella reticenza a parlare, a dire altro che commentare un articolo di giornale che- non è un caso- promette l’immortalità o quasi, o del lavoro che stanno facendo? Ma soprattutto è inevitabile che ognuno di loro ritorni con la mente alla fatidica gloriosa estate alle Lofoten. Vincent che aveva intrapreso l’alpinismo per vincere la paura e che aveva una personalità carismatica, l’esile Paul a cui era toccato il ruolo di trarre in salvo Lotte che stava scivolando pericolosamente, Martin che si sentiva inferiore e inadeguato, Lotte, infine. A Lotte non è riservato un capitolo a sé del libro di Stephan Enter, non compare mai se non in una foto (e Vincent avverte una fitta: Lotte è invecchiata), eppure è sempre lì, nei ricordi di tutti. Ed è la chiave di tutto, della piega che ha preso la vita di ognuno di loro, perché la vita è come una scalata e ti puoi trovare in un momento difficile in cui la scelta che fai è decisiva- e non solo per te stesso. Lotte non è mai stata propriamente bella, ma affascinante. Erano tutti innamorati di Lotte, magari senza saperlo o volerselo confessare. Lotte, invece, era innamorata di Vincent che conosceva da sempre, da quando erano bambini. Perché mai Lotte aveva sposato Martin? Perché si era messa con lui subito dopo quell’estate, senza che gli altri si accorgessero della benché minima inclinazione nei suoi confronti?
Mount Slogen. Norvegia

   A Martin, il buono e gioviale Martin che sembra non offendersi mai, spetta l’ultima parte nel ruolo vincente di ospite. E’ poi così buono come sembra Martin? Non c’è davvero nessuna maligna intenzione nel portare gli amici sulla spiaggia che sarà inghiottita dalla marea? Certo che no, se c’è pure la piccola Fiona con lui. Eppure si crea una situazione estrema, simile ad attimi critici sulle vette, e di nuovo le reazioni di ognuno vengono messe alla prova nel momento in cui si fanno la domanda se era proprio quella la vita che avrebbero voluto vivere.
  “La presa” è un romanzo intenso sulla gioventù e le aspettative, i sogni, le ambizioni della gioventù e- di per contro- sulla presa di coscienza, a distanza di tempo, di quanto si sia realizzato di tutto quello che avevano immaginato, di dove ci sia fermati nella scalata verso la cima. E’ un romanzo in cui la narrativa è perfettamente equilibrata tra pause di riflessione e scavo psicologico e pagine di quotidianità e di azione, con squarci di descrizioni di una natura bellissima che pare lanciare una sfida all’uomo. Viene voglia di partire subito, immediatamente, per le isole Lofoten.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it

Stephan Enter

   

   

Nessun commento:

Posta un commento