domenica 25 maggio 2014

Józef Wittlin, “Il sale della terra” ed. 2014

                                                         prima guerra mondiale
                                                         fresco di lettura

Józef Wittlin, “Il sale della terra”
Ed. Marsilio, trad. Silvano De Fanti, pagg. 380, Euro 23,00

    Piotr Niewiadomski (in polacco il cognome significa ignoto, e tuttavia Piotr non era figlio di ignoto, quello era proprio il cognome del padre che lui, però, non aveva mai conosciuto). Classe 1873 (anche se Piotr neppure sa la sua data di nascita). Uomo tuttofare- pulisce i lampioni, spazza la sala d’attesa, se occorre aiuta a riparare i binari- della stazioncina di Topory-Czernielica. Un’ambizione- diventare casellante. La sua vita cambierebbe se potesse diventare casellante. Che prestigio! Potrebbe riparare la sua catapecchia, sposare Magda (la sua amante da anni). L’aspetto di Piotr Niewiadomski non è granché: naso grosso e vista scarsa (conseguenze di una sifilide congenita), gambe storte dovute al rachitismo. Possiede un cane (che ama più di Magda). Ultimo dettaglio: è analfabeta.
    Questo ignoto per eccellenza, questo signor nessuno che sembra quasi un aborto del genere umano e che abita nel nulla, in un angolo remoto dell’impero austroungarico, è l’eroe anti-eroe del piccolo capolavoro sconosciuto pubblicato ora dalla casa editrice Marsilio, “Il sale della terra” , di Józef Wittlin, ebreo polacco costretto ad emigrare negli Stati Uniti alla vigilia della seconda guerra mondiale. Il suo romanzo, pubblicato nel 1935, ebbe fama immediata ma fu poi bandito- per ovvii motivi- per un trentennio.   

“Il sale della terra” è un libro di guerra sui generis- si vedono passare i feriti nei vagoni dei treni, giungono voci dal fronte, ma sono smorzate, non c’è nessuna scena di battaglia e neppure c’è una qualche discussione sulla guerra. La guerra per il nostro Piotr, così come per gli umili che sono il sale della terra, è un dato di fatto, la si accetta così, perché l’hanno sentita proclamare dalla voce dell’imperatore. E l’imperatore è quasi come Dio. Dapprima c’è qualcosa di positivo per Piotr, nello scoppio della prima guerra mondiale. Perché in effetti viene mandato a sostituire il casellante al casello n.86 della linea Leopoli-Czerniowce-Ickany. Che soddisfazione mettersi il berretto con la visiera (non lo abbandonerà neppure quando parte per l’addestramento militare)! Poi, dal suo punto di osservazione speciale, con la paletta che gli conferisce autorità, Piotr constata una ‘stranezza’: fino a due settimane prima i vagoni passavano pieni di soldati che cantavano, ora passano, tornando indietro, in silenzio. Puzzano di disfatta e di morte.
Francesco Giuseppe
    Arriva il momento in cui anche questo pover’uomo quarantenne viene chiamato alle armi. Piotr è un Candide che guarda sconcertato il mondo militare- la nudità alla visita medica, l’incomprensione degli ordini in altre lingue (“no, la favella magiare non era umana”), il rancio, il comportamento dei superiori arroganti. Qualcuno ogni tanto gli fa da maestro, in caso Piotr non avesse compreso la cosa più importante: bisogna obbedire, a qualunque ordine, anche se non lo si capisce, anche se sembra assurdo. Piotr non capisce gli ordini, non solo, Piotr non capisce che cosa stia succedendo: ma se le truppe dell’imperatore stanno vincendo, perché si stanno ritirando?

    “E va bene” si diceva “C’è la guerra. Questo si sa. Ma perché l’imperatore ha accumulato tanta paura, tanta cattiveria, tante punizioni contro i suoi stessi uomini? Non sarebbe meglio conservare tutta la cattiveria per i russi? La guerra è contro di loro, mica contro di noi. Perché guastare il buon sangue cattolico, austriaco?”

Non ci sono solo i marmittoni come Piotr nell’esercito, quelli che sono capitati lì per caso. Ci sono anche quelli come il maresciallo Bachmatiuk che ha sposato l’esercito e vive per l’esercito, che conosce tutte le leggi a memoria, perché è questa la forza dell’esercito: se applichi la legge con zelo (maniacale), l’Impero non crollerà. Hanno bisogno l’uno dell’altro, Piotr e Bachmatiuk, sono come il sadico e il masochista.
   “Il sale della terra” è il libro sulla guerra meno cruento che abbia mai letto, eppure la forza dell’ironia è tale che il messaggio antimilitaristico è più efficace ancora di quello che possono comunicarci pagine in cui rimbombano i cannoni e si ammassano i morti in battaglia. La morte di Piotr è la morte dell’anima.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove. net

Józef Wittlin




    

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