sabato 17 maggio 2014

Hoda Barakat, "L'uomo che arava le acque" ed. 2003

                                                    Voci da mondi diversi. Medio Oriente
                                                     il libro ritrovato


Hoda Barakat, "L'uomo che arava le acque"
 Ed. Ponte alle Grazie, pagg.184, Euro 12,00


Un libro di immagini contrastanti, questo "L'uomo che arava le acque" della scrittrice libanese Hoda Barakat: una Beirut di sogno che scintilla sulle acque come una fata morgana all'inizio e lo scheletro della città più avanti, un uomo solo come fosse un ultimo superstite e una miriade di personaggi che si affollano nelle sue storie, miseria assoluta tra i calcinacci bianchi delle macerie e opulenza di stoffe multicolori nel suo magazzino, latrati di cani rabbiosi e voci incomprensibili di soldati. Hoda Barakat scrive in arabo, anche se abita da molti anni in Francia, e non riusciamo ad immaginare lingua migliore per questo romanzo incantatore a molti strati, in cui il protagonista si aggira in una Beirut spettrale martellata da una guerra senza tempo e si rifugia nei ricordi di storie intrecciate, come una Scheherazade che voglia tenere lontana la follia. Niqula racconta la storia della sua famiglia come gli è stata raccontata da suo padre, ricorda la madre bellissima e infedele e l'altra donna da lui amata, la serva curda Shamsa. Le voci si sovrappongono, quella del padre, della madre, del nonno, e, più a lungo, quella di Shamsa  per narrare di come i suoi siano arrivati a Beirut dal Kurdistan. Amori e tradimenti, miti e leggende, guerre e migrazioni, etimologia di parole in pagine scritte in una prosa che sfiora spesso la poesia.
E poi, in un alternarsi di scene tra le macerie della città e il seminterrato del magazzino in cui Niqula ha ritrovato intatte le preziose stoffe del loro negozio, Niqula racconta le storie delle stoffe, del lino, del velluto e della seta che rappresentano tre diverse età della donna, e, dalla Bibbia agli Arabi, attraverso i Persiani e i Romani, tra discorsi scientifici e miti, è tutta la storia dell'umanità che viene raccontata. Comprendiamo alla fine che quella della tessitura è la metafora stessa della vita e che tutto si può riportare al movimento della spola, come l'alternarsi del giorno e della notte, ascoltando le voci degli antenati ad ogni giro del telaio. Proibito dimenticarsi di quello che hanno detto, altrimenti si disfa l'intreccio che tiene uniti i fili del tessuto e il mondo si riduce a una matassa informe. Un libro seducente e sensuale, tentatore quanto il capitolo di Dorian Grey che esplora i misteri spirituali dei sensi collezionando drappi preziosi, capace di evocare la sensazione tattile dei tessuti, la magia cangiante dei colori e il fruscio delle stoffe.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net

Hoda Barakat




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