giovedì 15 maggio 2014

Elizabeth von Arnim, "Una donna indipendente" ed. 2005, 2014

                                                              il libro ritrovato


Elizabeth von Arnim, “Lettere di una donna indipendente”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. Simona Garavelli, pagg. 300, Euro 19,00


Sono sempre incantevoli i personaggi femminili dei romanzi di Elizabeth von Arnim, nata a Sydney in Australia nel 1866 e morta nel 1941 negli Stati Uniti. Non fa eccezione la protagonista di “Lettere di una donna indipendente”, pubblicato per la prima volta nel 1907 e appena ripubblicato da Bollati Borlinghieri- eppure quanto poco contano le date per un libro che non invecchia e che non conosce età, come il personaggio di Rose-Marie Schmidt.
     Questa volta Elizabeth von Arnim sceglie la forma del romanzo in lettere inaugurato nella letteratura inglese del ‘700 da Samuel Richardson, seguito subito dopo da Tobias Smollett. Sono 81 le lettere che Rose-Marie scrive nell’arco di 15 mesi, tutte indirizzate allo stesso uomo, il “caro Roger”, “mio tesoro adorato”. Nella quinta lettera, una al giorno dopo la partenza di lui, scompare qualunque appellativo per riapparire come “caro Mr. Anstruther” nella ventunesima, scritta ad un intervallo di tre mesi dalla precedente. Venti lettere in cui Rose-Marie ci lascia capire la sua breve storia d’amore, durata solo l’attimo di un bacio, con il giovane inglese che era stato loro ospite a Jena per imparare il tedesco, il tempo di una promessa che aveva illuminato la vita di lei che forse non si aspettava neppure più di innamorarsi. E’ felice Rose-Marie, parla il linguaggio degli amanti, racconta delle corse per intercettare il postino, della delusione se non c’è niente per lei e dell’esaltazione che le dà il vedere la sua calligrafia, ricorda i momenti passati insieme, pensa ad un futuro in cui supereranno tutti gli ostacoli- lei tedesca, lui inglese, lei povera, lui destinato alla carriera diplomatica. Non leggiamo mai le risposte di Roger, possiamo immaginarle da quello che scrive Rose-Marie, fino alla lettera ventuno, “tu sei uno smidollato”, “vuoi che passi la mia esistenza a rimpiangerti?”, “la mia vita sarà meravigliosa anche senza di te”. Quando Rose-Marie riprende la penna in mano, il tono è cambiato, è freddo e distante. Per scaldarsi di nuovo, per rifiorire come il suo nome, perché questa è Rose-Marie, forse quella che è sempre stata, certamente quella che vuole essere, “adorabile” dirà lui a un certo punto, quando a lei ormai non interessa più. O forse sì, ma non lo dà a vedere, Rose-Marie non cederà alle lusinghe, convinta ormai che l’amore sia crudele e che sia destinato a finire, sempre.


      Le sue lettere sono piene della vita quotidiana, le difficoltà economiche, le discussioni con la matrigna, gli sforzi letterari del padre, ma Rose-Marie trasforma la banalità delle piccole cose in qualcosa di straordinario (“che cosa posso farci se le cose mi appaiono d’oro?”), le sue parole frizzano di humour e, se ogni tanto riaffiora un ricordo, l’amarezza si trasforma in saggezza (“se avessi una figlia la crescerei con l’obbiettivo di instradarla a un futuro privo di mariti”). E Rose-Marie conquista Roger (e anche noi), per poi allontanarlo, “non vi scriverò più”. Incomparabile la finezza psicologica di Elizabeth von Arnim, estremamente moderna la figura femminile che ritrae, ricco di sfumature il suo linguaggio.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
il libro è appena stato ripubblicato, sempre dalla casa ed. Bollati Boringhieri, senza nulla perdere della sua freschezza. Chi non l'avesse ancora letto, ne approfitti!

Elizabeth von Arnim


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