mercoledì 31 marzo 2021

Shiori Itō, “Black Box” ed. 2021

                                           Voci da mondi diversi. Giappone


Shiori Itō, “Black Box”

Ed. Inari, trad. A. Ozumi, Euro 18,00

   Black Box, come la scatola nera, il dispositivo elettronico che permette di registrare le informazioni riguardanti un mezzo di trasporto e il comportamento del guidatore- è questo il titolo del libro della scrittrice e giornalista giapponese Itō Shiori e, mentre procediamo nella lettura, ci rendiamo conto del doppio significato di questo titolo. Se ci fosse stata una scatola nera, sarebbe stato facile dimostrare quanto era accaduto in quella scatola nera- la stanza chiusa di un albergo- in cui si era consumato il crimine.

    Era il 2015 quando Itō Shiori aveva accettato un invito a cena da parte di Noriyuki Yamaguchi, giornalista televisivo molto noto e biografo dell’allora primo ministro Shinzo Abe, per discutere con lui di una possibile proposta di lavoro. Lui l’aveva fatta bere, lei si era risvegliata in una stanza d’albergo- lui l’aveva violentata. Forse Itō Shiori sarebbe dovuta andare subito a fare la denuncia, invece era andata in un ambulatorio ginecologico per farsi dare la pillola del giorno dopo. Passeranno cinque giorni prima che vada dalla polizia- ed è la penosa trafila per essere ascoltata e per ottenere giustizia che Ito Shiori racconta in “Black Box”.


    Nella prima parte del libro Itō Shiori ci parla di sé e della sua vita ‘prima’- ne viene fuori il ritratto di una ragazza brillante e ambiziosa, piena di iniziative, con esperienze di viaggi e soggiorni di studio e lavoro all’estero. Non è certamente una sprovveduta quella che si è recata all’appuntamento con Yamaguchi. E, ricostruendo i fatti, le appare chiaro che il giornalista debba averle fatto assumere la ‘droga dello stupro’ o, più semplicemente, abbia messo un sonnifero nel suo bicchiere. Solo quello può spiegare la sua perdita di coscienza comprovata dalla videocamera all’ingresso dell’albergo che la mostrano trascinata verso l’ascensore da Yagamuchi.

    Non ci sono leggi recenti in Giappone che riguardino gli stupri, la parola stessa viene evitata con eufemismi, nella sua denuncia Itō Shiori si scontra con reazioni di cui purtroppo conosciamo molto bene i meccanismi- uguali anche da noi. Leggiamo delle domande umilianti a cui deve rispondere, del sospetto accusatorio che lei fosse consenziente, della difficoltà ad intentare una causa per mancanza di testimoni, della paura di ritorsioni che la spingono a chiedere ospitalità ad una amica, della vergogna, non sua, ma della sorella e dei genitori che le chiedono di non dire il suo cognome.


    E invece per Itō Shiori questa diventa una battaglia da combattere per tutte le donne, perché sua sorella non debba passare attraverso quello che sta soffrendo lei, il suo libro è come una bandiera da sventolare perché la parola di un uomo smetta di essere più valida di quella di una donna, perché vengano aperti centri di supporto dove le donne possano rivolgersi subito ‘dopo’ e ricevere cure fisiche e psicologiche adeguate. Perché Itō Shiori parla molto di questo, di come sia stato un trauma profondo, impossibile da dimenticare, di come le abbia instillato la paura di essere avvicinata da un uomo- nelle ricerche da lei fatte non sono pochi i casi delle ragazze che si sono suicidate. Ed è significativo che, in una graduatoria del numero di denunce per stupro, al primo posto sia la Svezia e all’ultimo sia il Giappone con un ridicolo 1%. Non vuol dire che ci sono più uomini pervertiti in Svezia e meno in Giappone. In Giappone si tace, in Svezia la polizia dà seguito alle denunce.

     In Giappone il mandato di arresto per Yamaguchi fu ritirato all’ultimo momento e il suo caso tolto dal capo della polizia che si occupava delle indagini- chi c’era di così potente alle spalle di Yamaguchi? Ad essere sinceri pensavo che una cosa del genere non potesse accadere nell’onorevole Giappone.


     Non è un romanzo, ma è un libro sconvolgente che sia le donne sia gli uomini dovrebbero leggere- peccato che non saranno certo i ‘possibili’ stupratori’ a leggerlo.

  Nel 2017 Itō Shiori è diventata ‘il volto’ del movimento Me Too, contro le molestie sessuali e le violenze sulle donne.

  Nel 2019 Itō Shiori ha vinto la causa contro Yamaguchi.

  Nel 2020 il governo giapponese ha annunciato una serie di riforme per ridurre le violenze sessuali nel paese.

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