Voci da mondi diversi. Giappone
love story
Aki Shimazaki, “Azami”
Ed.
Feltrinelli, trad. Cinzia Poli, pagg. 138, Euro 12,00
Ancora un richiamo al mondo della natura,
nel titolo- continua così la serie di metafore a cui Aki Shimazaki ci ha
abituato. “Azami” è il nome giapponese per il cardo, un fiore singolare nella
sua bellezza, che attrae con il vivido colore viola e che respinge con le sue
spine.
La trama è semplicissima. Due i personaggi principali, affiancati da altri due personaggi secondari ma indispensabili.
Mitsuo, trentasei anni, è redattore di una
rivista di attualità. È lui la voce narrante e ha cura di parlarci in dettaglio
della sua famiglia, quasi preparasse una giustificazione per il suo
comportamento e, nello stesso tempo, una spiegazione per la decisione che
prenderà alla fine. Sposato, con due figli, Mitsuo ripete spesso che ama sua
moglie, che con lei ha una intesa perfetta. Tuttavia, dalla nascita del secondo
figlio, non hanno più una vita sessuale. Lui è troppo giovane per rinunciarci- frequenta
saltuariamente dei pink-salon, anche
se la moglie è rimasta turbata quando lo ha saputo.
Mitsuko era una sua compagna di classe,
Mitsuo ne era innamorato, nel suo diario le aveva dato il nome di Azami- erano
dei bambini e poi Mitsuko era scomparsa.
Quando Mitsuo la incontra di nuovo, in un
club lussuoso dove è stato invitato da un altro ex-compagno di scuola (sarà il
deus ex-machina della situazione, nel bene e nel male), la riconosce subito- è
sempre bellissima-, ma resta sconvolto. Mitsuko fa l’entraîneuse in quel
locale.
Quello che succederà è prevedibile, il finale sarà malinconico, saggio e struggente.
Il garbo della scrittura di Aki Shimazaki,
la delicatezza con cui descrive gli incontri dei due innamorati, l’atmosfera di
mistero che circonda Mitsuko, il doppio binario su cui il protagonista vorrebbe
far scorrere la sua vita sentimentale, rendono molto gradevole la lettura di
questo primo libro della serie. Non possiamo però nascondere un filo di
delusione, perché “Azami” non esercita su di noi lo stesso fascino dei libri
precedenti. Ci sembra troppo scarno, troppo schematico. E tuttavia l’ambiguità
di Mitsuko, la curiosità che abbiamo di conoscere quali segreti si nascondano
dietro le scarpette blu di un bambino che non si deve disturbare negli incontri
notturni e che non compare mai sulla scena, fa sì che aspettiamo la
pubblicazione (a breve) del secondo libro della serie. Si intitolerà “Hōzuki”-
l’alchechengi, la pianta con le bacche commestibili a forma di lanterna (quale
luce si accenderà?)- e lo leggeremo senz’altro.
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