venerdì 5 marzo 2021

Olga Grjasnowa, “Dio non è timido” ed. 2020

                                                  Voci da mondi diversi. Area germanica

                                                      guerra in Siria

Olga Grjasnowa, “Dio non è timido”

Ed. Keller, trad. F. Cremonesi, pagg. 304, Euro 18,00

    Una guerra è una guerra, una guerra. Le guerre dovrebbero essere tutte uguali. Sempre e ovunque morte e distruzioni, vittime che impugnavano il fucile e vittime innocenti e inermi. Perché allora, invece, ogni guerra di cui leggiamo ci sembra differente? Paradossalmente è proprio nei romanzi che ogni guerra è diversa, perché, in una maniera che solo l’arte della letteratura può spiegare, arriviamo a ‘conoscere’ le persone che la stanno vivendo, che si trasformano da personaggi di carta a individui in carne e ossa.

     Olga Grjasnowa, giovane scrittrice nata a Baku (Azerbaijan) nel 1984 in una famiglia russo-ebrea che si è trasferita in Germania nel 1996, ci porta in Siria nell’anno in cui iniziò la rivolta degli studenti che doveva trasformarsi in una guerra civile. Due i protagonisti- Hammoudi e Amal- che vivono in prima persona questa ‘primavera araba’, come venne chiamata la serie di proteste antigovernative che infiammarono i paesi che si affacciavano sul Mediterraneo.

   Hammoudi ha studiato medicina all’università di Parigi, ha ottenuto un lavoro come chirurgo plastico, prima però deve rinnovare passaporto e visto. È per questo che è tornato in Siria. Dovrebbe sbrigarsela in pochi giorni e, invece, gli viene proibito di lasciare il paese.

   Amal, figlia di madre russa e padre siriano, ha appena iniziato una carriera di attrice. Amal ha sempre vissuto a Damasco, il profondo disagio e l’insoddisfazione per il regime dittatoriale e repressivo di Assad fanno parte del suo quotidiano, è pronta a scendere in piazza, a partecipare a cortei, a manifestare contro Assad. Va detto anche che per Amal la rivoluzione è quasi un gioco perché ha le spalle coperte- suo padre ha soldi e conoscenze per tirarla fuori dai guai. Quando Amal scoprirà la doppia vita famigliare di questo padre che ha cancellato ogni presenza della moglie russa, dovrà anche ricordare quanto lui l’abbia sempre amata e aiutata, pur non condividendo le sue idee.

   Diversa è la situazione di Hammoudi. Non c’è più niente che lo tenga legato alla Siria. La madre, sì, la famiglia, ma a Parigi ha una donna e un lavoro che lo aspettano. Obbligato a restare, dapprima Hammoudi è insofferente, poi, testimone di quanto sta succedendo- la sua famiglia vive proprio a Daraa dove si verifica la prima violenta repressione-, quasi suo malgrado viene trascinato dentro la lotta. C’è bisogno di lui, è pur sempre un medico. Si troverà a operare in condizioni disperate, vedrà esseri umani a cui può solo augurare una morte veloce perché non c’è nulla che lui potrebbe fare, dovrà fare scelte su ‘chi’ aiutare per primo, ‘chi’ ha maggiore possibilità di salvarsi.

   Le due narrative si alternano, e qui la bravura della scrittrice è straordinaria, perché la donna e l’uomo protagonisti sono due aspetti della stessa guerra. Amal, arrestata, vive sulla propria pelle la crudeltà del regime, ma è una donna che cerca una seppur lieve consolazione nell’amore. Per Hammoudi il cambiamento è più radicale che per Amal. Quello che vede- le stragi di donne e bambini fuori nelle strade, la lotta fra vita e morte nell’ospedale clandestino improvvisato- fa di lui un’altra persona.

     Si sfiorano, i percorsi esistenziali di Hammoudi e Amal. Sulle scale della casa dove abita Amal e poi, anni dopo, a Berlino. Perché per entrambi, ad un certo punto, resta solo la via della fuga dal paese. Una via che è quella di cui leggiamo sui giornali. A piedi, su mezzi di fortuna, tra sfruttatori che ammassano settecento persone su gommoni che al massimo ne potrebbero trasportare una ventina. Una odissea senza fine. Si salvano, poi?

Assad

    “Dio non è timido” è un libro molto bello che tiene il lettore inchiodato. Proprio perché Amal e Hammoudi non sono i profughi disperati dell’immaginario. Sono persone di un ambiente sociale come il nostro, hanno qualifiche culturali come le nostre, possono essere loro quelli che incontriamo per caso. Sono persone vere, quelle a cui dà vita Olga Grjasnowa nelle sue pagine riuscendo a mostrarci come i loro sentimenti e la loro quotidianità vengano stravolti da una guerra a cui non possono sottrarsi, se vogliono mantenere il rispetto verso se stessi.

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