sabato 13 marzo 2021

Megha Majumdar, “Un incendio” ed. 2021

                                                     Voci da mondi diversi. India


Megha Majumdar, “Un incendio”

Ed. Frassinelli, Trad. A. Briganti, pagg. 294, Euro 17,90

   Calcutta. Chi sente dire ‘Calcutta’ pensa alla “Città della gioia” del libro di Lapierre Collins, vede slums sovraffollati, gente miseranda vestita di stracci che sopravvive con un pugno di riso, baracche con tetti di lamiera e fogne a cielo aperto, strade trasformate in fiumi dai monsoni.

    È ambientato in una Calcutta solo un poco più progredita di quella del nostro immaginario, il romanzo “Un incendio” di Megha Majumdar, nata a Calcutta ma che ha studiato a Harvard ed ora vive a New York. E l’incendio che dà il titolo al romanzo accade subito, nel primo capitolo del libro e dà l’avvio ad una tragica vicenda. Jivan si trovava per caso vicino alla stazione dove era fermo un treno. Stava portando dei libri a Lovely, un ragazzo che è una ragazza e di cui si parla, quindi, sempre al femminile.  Vede le torce fiammeggianti scagliate dentro i finestrini aperti del treno, vede le persone intrappolate tra le fiamme.

Più tardi aggiunge su Facebook il suo commento su quanto è accaduto: Se la polizia non aiuta le persone normali come me e come voi, se la polizia rimane a guardare mentre loro muoiono, questo non significa che anche il governo è un terrorista?

Per queste parole più tardi sarà arrestata e accusata di connivenza con i terroristi.


   Jivan non aveva questo in mente. Con un padre ammalato, una madre che vendeva colazioni di prima mattina, Jivan era riuscita a studiare, a prendere un diploma e a trovare un impiego come commessa in un negozio.

     Lovely, il giovane travestito che è suo amico, frequenta una piccola scuola di recitazione e ha una sola ambizione: diventare un attore.

    Il signor PT, sempre chiamato con queste due iniziali che stanno per Personal Trainer, è professore di educazione fisica nella scuola femminile in cui ha studiato Jivan. È sempre stato gentile con quella studentessa discriminata per la sua povertà, ne ha intravvisto le possibilità, le offriva qualche spuntino perché era chiaro che Jivan aveva fame, si era stupito quando lei era scomparsa. Non aveva pensato che Jivan avesse smesso di studiare perché aveva bisogno di lavorare.

    Sono questi i personaggi che occupano la scena alternando la loro presenza e i loro punti di vista nei vari capitoli. A loro si aggiungerà l’avvocato d’ufficio di Jivan e un giornalista.

     Jivan è innocente, la sua unica colpa è quel post di cui lei non ha avvertito la potenziale pericolosità. Chi l’ha vista nelle vicinanze della stazione ha detto che aveva un pacco in mano- una bomba? Lovely potrebbe testimoniare a suo favore, dire che Jivan è una persona generosa che gli insegna l’inglese, che gli stava portando dei libri. Il signor PT potrebbe testimoniare sul carattere della sua studentessa. Quando riesce a ricevere la visita di un giornalista in prigione e racconta a lui la storia della sua vita, ad iniziare da quando una polizia violenta li aveva forzati a lasciare la loro casa, Jivan si sente sicura di essere rilasciata perché lui, con il suo articolo, potrebbe fare la differenza.  E invece…


    Il romanzo è la storia parallela di questi personaggi. Ognuno di loro potrebbe fare il Bene, ma ogni possibile loro istinto di generosità viene soffocato dall’egoismo e dalle ambizioni personali. Carriere che mai avrebbero immaginato si aprono davanti a loro- il sogno del cinema di Lovely, la carriera politica  a cui PT arriva quasi per caso e senza farsi scrupolo di giurare costantemente il falso (una vicenda che alza il sipario su una frazione della scena politica indiana)- e non è certo per difendere Jivan che sono disposti a rinunciare al loro futuro.

I punti di vista si alternano, lo stile narrativo ben si accorda alle voci diverse- quella di Jivan sempre più disperata, della vanitosa Lovely, del piccolo insegnante a cui non par vero essere tenuto in considerazione dalla donna che è a capo di un partito di destra-, ci confrontiamo con il problema della discriminazione in base alla religione (Jivan è musulmana), al sesso, alla classe sociale, e con quello dell’ingiustizia della giustizia.

    Questo non è un libro che romanticizza l’India. Questo è un libro che riduce in cenere le speranze in un mondo migliore. Come avviene al treno dopo l’incendio.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook



1 commento:

  1. Sono finito su questo blog in cerca di una recensione di "Bugie d'estate" e cavolo ho trovato tantissimi spunti. Bello davvero.

    RispondiElimina