giovedì 25 marzo 2021

Melinda Nadj Abonji, “Soldato tartaruga” ed. 2021

                                  Voci da mondi diversi. Area germanica           

   guerra dei Balcani

Melinda Nadj Abonji, “Soldato tartaruga”

Ed. Keller, trad. Roberta Gado, pagg. 193, Euro 16,00

 

    Ecco un altro romanzo che si aggiunge a quelli che già conosciamo e che lanciano un forte messaggio contro la guerra, contro tutte le guerre- “Mattatoio n.5” di Kurt Vonnegut, “Il buon soldato Sc’veik” di Jaroslav Hasek, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque, i romanzi di Ralf Rothmann, per citare i primi che ci vengono in mente. Il tema non è nuovo, dunque, e forse non lo è neppure la figura del personaggio principale, il ragazzo che, per essere politicamente corretti, si definirebbe ‘diversamente abile’ schiacciato dalla macchina della guerra. E la prima domanda che ci si pone è proprio- ma chi ha potuto giudicare abile alla leva un ragazzo così?

    Zoltán Kertész, figlio unico che vive con i genitori in un paese al confine tra Ungheria e Serbia, era perfettamente normale e faceva il garzone del panettiere fino all’incidente descritto, dal suo punto di vista, nelle prime pagine. Era caduto dalla moto, suo padre non si era neppure accorto che non era più seduto dietro di lui. E comunque, dopo, Zoltán non era più stato lo stesso. Il panettiere poteva dargli solo l’incarico di spostare i sacchi di farina. La voce di Zoli- il diminutivo con cui lo chiamano tutti- è quella di un bambino anche se ha più di vent’anni. Per quello che dice, per come lo dice. Ha la passione per i fiori, vuol bene al suo cane, il rapporto con la madre, una donna delusa sia dal figlio sia dal marito, che beve e che probabilmente incontra altri uomini, è difficile- chissà fino a che punto Zoli si rende conto del disprezzo con cui lei lo tratta.

Zrenjanin

   Agli inizi degli anni ‘90 scoppia la guerra dei Balcani e Zoli viene arruolato nell’Armata popolare jugoslava. Il tono della narrazione cambia, la voce di Zoli è sempre più infelice e spaventata, la richiesta supplichevole perché la madre lo tiri fuori dalla caserma cade nel vuoto. Anzi, la madre- e non sappiamo se giudicarla egoista o irresponsabile o crudele- è solo capace di raccomandargli di ‘non partire per la tangente’ (quando Zoli ha una reazione esagerata) e di ripetergli che l’esercito farà di lui un uomo, una vecchia retorica che risulta ancora più stupida in questo caso.

Una serie di episodi in cui Zoli diventa lo zimbello dei commilitoni e- ancora peggio- dei suoi superiori di grado sono lenti passi verso la tragedia finale. Zoli, però, si fa un amico e non può essere altri che un ragazzo emarginato quanto lui perché è obeso. Si consolano l’un l’altro, si fanno coraggio l’un l’altro, cercano di farsi forza reciprocamente per affrontare quella che sarà la prova suprema di un soldato: ma veramente dovranno uccidere qualcuno?

     Poi c’è il punto di volta, la marcia in cui devono battere un record e non se ne sa il perché. E l’amico di Zoli arranca, non ce la fa. Lo legano a Zoli che deve trainarlo, come fosse una bestia. Un’infamia di una crudeltà inaudita. È così che si forma un uomo? O è un uomo chi è capace di provare compassione e di accettare i limiti? Succede quello che succede.


    Un’altra voce narrante si alterna a quella di Zoli, quella di sua cugina Anna, il punto di vista esterno. Anna è stata compagna di giochi di Zoli, Anna  ripercorre i passi di Zoli- va a vedere la caserma e poi torna nella casa dove il padre di Zoli non vive più e la madre continua a bere. Vede la debolezza del padre, l’anaffettività della madre, l’assurdità del dramma che si è compiuto. E la normalità della voce di Anna evidenzia l’infantilità di quella di Zoli, ci fa soffrire di più per l’ingiustizia della sua sorte.

    Un romanzo che suscita in noi sentimenti diversi- di pietà, di rabbia, di commozione, di desiderio di protesta. La poesia della lingua cerca di smorzare questi sentimenti che, invece e proprio per contrasto. si affermano con forza ancora maggiore.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook



 

    

 

1 commento:

  1. Sembra davvero un bellissimo libro da leggere... sicuramente di forti emozioni. Grazie

    RispondiElimina