martedì 9 settembre 2014

Claire Tham, "La ragazza del karaoke" ed. 2014

                                                          Voci da mondi diversi. Asia
                                                          cento sfumature di giallo
        fresco di lettura


Claire Tham, “La ragazza del karaoke”
Ed. Metropoli d’Asia, trad. G. Garbellini, pagg. 344, Euro 16,50

   Ling non sa bene cosa vuole, ma le è diventato chiaro negli anni di laboratorio, dopo la laurea, che non è il matrimonio. Ti amo, dice Jiang; lo dice spesso e con facilità. Troppa facilità. L’amore andrebbe conquistato, ottenuto con fatica, è una parola che andrebbe bandita e usata solo in casi estremi.


   Singapore. Che città strana. E’ la riflessione che fanno spesso i personaggi che popolano questo ottimo romanzo della giovane scrittrice Claire Tham, “La ragazza del karaoke”. Città strana ed anomala perché è una città-stato situata sull’estrema punta della penisola malese, una città a sé di cui è difficile definire il carattere ibrido, così come è difficile tratteggiare i suoi abitanti: chi è veramente, del tutto, singaporiano? E’ una città di immigrati e ogni gruppo etnico di immigrati guarda con sufficienza gli altri gruppi- cinesi, malesi, indiani. E poi, naturalmente, cinesi del sud o del nord e così via. Singapore è la vera protagonista de “La ragazza del karaoke”, che ho definito volutamente ‘romanzo’, senza qualifiche di genere anche se inizia con il corpo di una ragazza che galleggia in una piscina. ‘Romanzo con inchiesta’, piuttosto, e sotto inchiesta è la città di Singapore, con tutti i suoi abitanti e il loro stile di vita. E allora, per parlarci di una città così singolare, la narrazione di Claire Tham deve frantumarsi per inquadrare i diversi personaggi di questa vicenda, raccontandoci le loro storie e la loro lotta per emergere in una città emergente. A noi lettori il compito di incastrare le tessere del puzzle che rivela un quadro sempre più intrigante a mano a mano che ogni tessera si incastra in un’altra, iniziando dalla cornice del quadro e avvicinandoci al centro. A lettura finita, saremo sorpresi, soddisfatti, e avremo voglia di ricominciare da capo per capire meglio il valore di ogni singolo pezzo, adesso che ‘sappiamo’, come fossimo entrati noi stessi nell’immagine che si è venuta creando.

    Ling è la bella ragazza cinese che viene trovata morta in una piscina dell’Inlet, quartiere residenziale esclusivo. Lavorava in un locale karaoke ma non era una puttanella comune. In Cina era impiegata in un laboratorio, aveva una laurea, aveva mentito ai suoi genitori per giustificare il trasferimento a Singapore, allettata dalla proposta dell’appariscente proprietaria del locale, incontrata per caso. La piscina è quella della splendida villa di Willy Gan, l’imprenditore più ricco e famoso di Singapore, ma era stato suo nipote Jasper- ospite dello zio nella villa- ad invitare Ling. Jasper dichiara di non sapere nulla: dormiva quando era arrivata la polizia su segnalazione della ragazzina indiana che abitava lì vicino. Le indagini sono guidate da Cheung Fei, giovane, simpatico, sposato con una giornalista che attualmente si è trasferita dai genitori con il bambino, dopo aver sorpreso il marito che amoreggiava in auto con una cinesina. Tuttavia le indagini di Cheung Fei sono intralciate da una convocazione del suo superiore che aspira ad un incarico nel governo e non vuole assolutamente mettersi contro un uomo così potente come Willy Gan, visto che, pur senza alcun indizio solido, l’unico sospettato è suo nipote. Chi è poi il misterioso Merrill Lynch, chiamato così da Ling perché le iniziali del suo vero nome erano ML? Le altre ragazze del karaoke sanno solo che era ricchissimo, che Ling aveva avuto a lungo una relazione con lui, che lo aveva lasciato ma che lui continuava ad assillarla.
    Questi i personaggi principali e, fino a qui, per quello che riguarda la trama, il romanzo sembra proprio un comune libro di indagine poliziesca, un thriller o un mystery. Leggendo con attenzione, però, ci rendiamo conto che non lo è affatto. Per la cura dei dettagli, per la ricostruzione sapiente della vita di ogni personaggio -ho nominato solo i protagonisti principali- che occupa un gradino diverso nella scala sociale di Singapore: il ricco ricchissimo Willy Gan che viene da una famiglia di intellettuali ma che ne è la pecora nera e si vanta di aver frequentato la scuola della vita (i soldi sono quello che importa, non come vengono guadagnati), Jasper che entra in una banca di affari deludendo lo zio che si fa restituire il prestito che gli aveva dato per farlo studiare in Inghilterra, Cheung Feu e il suo diretto superiore che hanno pure studiato in Inghilterra, ma grazie ad una borsa di studio della polizia (il che apre un abisso fra loro e i ‘figli di papà’), ML che è diventato un trader del petrolio facendosi dal nulla dopo aver capito le straordinarie possibilità che questo gli offriva e che poi ha perso tutto ed è diventato…non ve lo rivelo. E Ling, naturalmente, più intelligente delle altre ragazze karaoke, più ambiziosa, con un passato a cui vuole sfuggire. Ma forse Singapore è proprio questo: la città nel nulla che spalanca le porte e offre asilo a chi ambisce lasciarsi la vecchia vita alle spalle, gettando via un imbarazzante nome cinese di difficile pronuncia e assumendone uno nuovo (Winston, niente che meno, il nuovo nome del superiore di Cheung Fei).
    L’ho già detto: il finale è sorprendente, vi piacerà, vorrete ricominciare dall’inizio questo romanzo di una città.

   

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