mercoledì 24 settembre 2014

Nickolas Butler. "Shotgun Lovesongs" ed. 2014

                                      Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                fresco di lettura


Nickolas Butler, “Shotgun Lovesongs”
Ed. Marsilio, trad. Claudia Durastanti, pagg. 318, Euro
Titolo originale: Shotgun Lovesongs


   L’America, per me, è gente povera che suona musica, gente povera che condivide il cibo e gente povera che balla anche quando tutto il resto nella loro vita è così triste e disperato che sembra non debba esserci alcuno spazio per suonare, mangiare o abbastanza energie per ballare. E le persone diranno che mi sbaglierò, che siamo una nazione puritana, una nazione evangelica, una nazione egoista. Ma io non lo penso. Non voglio pensarlo.


Henry. Ronny. Leland detto Lee. Kip. Beth, moglie di Henry. Sono le cinque voci che si alternano nei capitoli che portano le loro iniziali di questo primo libro ‘americano’ della casa editrice Marsilio, “Shotgun lovesongs” di Nickolas Butler. I ‘veri’ protagonisti sono, in realtà, i quattro uomini, quattro amici da sempre. E Beth è importante perché offre uno snodo alla trama- cherchez la femme, no? Oppure no, il personaggio principale è, invece, Little Wings, la cittadina del Wisconsin in cui sono nati e cresciuti tutti e cinque, da cui solo Henry e Beth non si sono mai allontanati. Gli altri sì, per poi ritornare, attirati da fili invisibili e forti, perché sembra sempre che sia possibile estrarre la radici e trapiantarle altrove, e poi risulta che non è vero, che ci si allontana, che il paese di poche centinaia di abitanti pare scomparire nella lente della memoria quando qualcosa richiama indietro, e si riscoprono i legami che sono importanti, le amicizie di cui ci si può fidare, le persone che mai ci lasceranno soli.

    Henry: un bell’uomo, fin troppo prevedibile, forse, onesto e leale. Un agricoltore che porta avanti la fattoria del padre, sposato da dieci anni con Beth, due bambini- non ha soldi da sperperare. Lee è il suo amico del cuore, i bambini lo chiamano ‘zio’. Henry ha sempre creduto nel successo di Lee che è diventato un cantante di successo. Anche Kip ha avuto successo, in tutt’altro campo. Kip è un broker. Ha guadagnato talmente tanto da poter realizzare il suo sogno: acquistare e ristrutturare la vecchia fabbrica di Little Wings, un enorme edificio in disuso su cui loro cinque salivano da ragazzini a bere qualche birra e fumare, aspettando l’alba. Il bere ha portato Ronny alla rovina: era una star dei rodeo, immagine di possenza in groppa ad un toro scalciante. Poi l’incidente, quando era ubriaco. L’ospedale, la disintossicazione, la menomazione: è come se Ronny fosse rimasto un ragazzone per sempre. Sotto la protezione di Lee, che copre le sue spese, che controlla che beva solo Coca Cola (ma c’è tutto il paese che sorveglia Ronny, come lo tenessero stretto in un abbraccio), che lo scherma dagli sgarbi di Kip, perché Ronny non sia mortificato, non si senta diverso. E’ bello il legame di amicizia che lega i quattro, ma quello tra Lee, la stella della musica, e Ronny, l’ex stella del rodeo, è speciale, ci fa perdonare tutto a Lee, anche il segreto che condivide con Beth, anche la cecità sentimentale che gli fa sposare la donna sbagliata e divorziare quasi subito.


    “Shotgun lovesongs” è il titolo del primo cd di successo di Lee, quello che tutti, assolutamente tutti, posseggono a Little Wings. E ritorniamo al paese che acquista una vita propria nelle pagine del romanzo di Butler. Perché apprezziamo che il libro sia- una volta tanto- la storia di un amicizia tra uomini, e non fra donne, ma non è quella la parte più bella del libro. E’ il senso di stretta comunità che Henry e Beth, a New York per il matrimonio di Lee, non riescono a sentire nella metropoli che non è estranea a loro soltanto, ma anche a se stessa. E’ la dimensione umana del luogo che non è dovuta unicamente al fatto che si è nati e diventati grandi lì, che tutti sanno tutto di tutti. E’ una vicinanza all’essenza della vita, sfrondando quello che è superfluo e che, nei momenti di grave crisi, si avverte come marginale e ininfluente. Nella notte di tormenta, quando Ronny, sfuggendo al controllo alla vigilia del suo matrimonio, si è ubriacato e si è perso nella neve, tutti si mettono alla sua ricerca: la perdita di un uomo è la perdita di tutta Little Wings. Dove mai si potrebbe provare qualcosa di simile?
     In un romanzo di uomini e di un’amicizia al maschile, in una lettura che ho goduto molto, mi sarebbe però piaciuto uno stile narrativo più ‘duro’ e un finale meno sentimentale- sarebbe stato perfetto.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



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