martedì 19 agosto 2014

Simone Sarasso, "Settanta" ed. 2009

                                                        Casa Nostra. Qui Italia
  il libro ritrovato


Simone Sarasso, “Settanta”
Ed. Marsilio, pagg. 679, Euro 21,50

    Questa è la storia di Andrea Sterling, agente dei Servizi Segreti, ex internato in un manicomio.
Questa è la storia di Franco Gelo, l’uomo pronto ad uccidere.
Questa è la storia dell’Omino dalle lenti spesse, la gobba nella schiena e il crocifisso in tasca, che siede in Parlamento e tira le fila degli avvenimenti.
Questa è la storia di Francesco Argento, il Presidente del Consiglio che aveva reso possibile la svolta a sinistra e fu ritrovato, morto, nel bagagliaio di un auto.
E’ la storia di Livia, brigatista pentita.
E’ la storia di Molotov, infiltrato dei Servizi nelle Brigate Rosse.
E’ la storia dello Svedese, segretario di Stato americano, Nobel per la pace 1973, che diede ordini spietati per concludere la guerra del Vietnam.
E’ la storia di Domenico Incatenato, operaio calabrese venuto al Nord che riuscì a laurearsi in legge e a diventare magistrato.
E’ la storia di Nando Gatti che diventa attore per un colpo di fortuna, finché crede di essere il Commissario anche nella vita vera oltre che sulla scena.
E’ la storia di Ettore Brivido, il ladro gentiluomo.
Questa è la NOSTRA storia, la storia d’Italia negli anni ‘70, che incomincia là dove finiva il precedente romanzo di Simone Sarasso, “Confine di Stato”.
     Incomincia nel dicembre del 1970, con un colpo di stato abortito; termina nell’agosto del 1980, con la bomba alla stazione di Bologna. In mezzo c’è quel decennio tremendo, nella realtà del momento e nel ricordo di chi lo ha vissuto, in cui si aveva paura di accendere la radio al mattino e sentire qualche nuova brutta notizia: gli anni ‘70 sono stati l’epoca dei sequestri di persona, dei furti colossali, delle bombe piazzate per danneggiare dirigenti di impresa, per intimidire e forzare decisioni politiche, per sterzare l’opinione pubblica verso destra, a tutela dell’ordine e del benessere. Gli anni delle Brigate Rosse e quelli di Eversione Nera. Di casi insabbiati e di magistrati (come Domenico Incatenato nel romanzo) sollevati dall’incarico quando si avvicinavano troppo alla verità. Di altre stragi a proseguimento di quella di piazza Fontana- la Loggia di Brescia, l’Italicus. Della strana morte dell’editore Feltrinelli, in cima a quel palo dell’elettricità, del rapimento di Moro e delle trattative inconcludenti che ne seguirono- pensiamoci bene: chi derivava il maggior vantaggio dalla scomparsa di Moro?



    Simone Sarasso si è trovato con un’enorme abbondanza di materiale tra le mani e ne ha tratto- nuovamente- un gran bel romanzo. Romanzo per così dire corale, perché sono tanti i personaggi che appaiono sulla scena a recitare nel dramma dell’Italia Anni ‘70. Personaggi che richiamano alla mente persone vere che hanno o avevano altri nomi e personaggi fittizi. Nella postfazione l’autore si premura di mettere in chiaro che “Settanta” è un romanzo e non un libro di storia (per fortuna, diremmo noi, perché è raro che un libro di storia si divori con la passione con cui si leggono d’un fiato le settecento pagine del libro di Sarasso), e che nessuno dei personaggi è reale: “Ettore Brivido non è Renato Vallanzasca, Francesco Argento non è Aldo Moro, Nando Gatti non è Maurizio Merli, l’Omino non è Giulio Andreotti e lo Svedese non è Henry Kissinger”. Ottima mossa, questa di Sarasso. Perché ora siamo invece convinti, senza ombra di dubbio, che Ettore Brivido è Vallanzasca (non importa la differenza dei dettagli, quisquilie), Francesco Argento è Aldo Moro e via di seguito.
Renato Vallanzasca 
E, come già era avvenuto per “Confine di Stato”, è come se un velo ci fosse stato tolto da davanti agli occhi. Come se, a trent’anni di distanza, si riuscisse finalmente a ricomporre il disegno di un mosaico le cui tessere erano troppo piccole per essere viste da vicino. Succede anche a noi quello che capita al magistrato ingenuo Domenico Incatenato: proviamo sgomento e arretriamo davanti all’immagine di uno Stato che combatte se stesso. Ci domandiamo anche noi: “può lo Stato fagocitare se stesso? Può il capo dei Servizi, l’estrema difesa dello Stato, agire ai danni dello Stato stesso?”. Vorremmo poter rispondere- impossibile. E invece sì, è possibile, possibilissimo, inutile cercare di liquidare come pura invenzione quello che il libro di Sarasso porta alla luce, pur nella finzione letteraria. Perché se l’Italia del 2009 è quella che è, ancora “un posto di furbi, ladri e coltelli”, è tale perché a questo l’hanno portata gli anni ‘70 e le manovre astute e occulte che hanno manipolato i fatti. E se è vero che il presente si spiega con il passato, è anche vero che il contrario, che il passato è una profezia del presente.
    Per finire, qualcosa sullo stile di Sarasso, sempre fedele a se stesso- spezzato, brusco, veloce, che impiega articoli di giornale, pensieri in corsivo, versi di canzone. Perfetto per rendere agile la lettura. Per ricostruire un tempo che correva.

   Di “Confine di Stato” avevamo detto che era un libro importante, da leggere. Diciamo la stessa cosa per “Settanta”: è un libro importante, da leggere.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Simone Sarasso sarà presente al Festival della Letteratura di Mantova 2014


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