domenica 31 agosto 2014

Duong Thu Huong, "La valle dei sette innocenti" ed. 2005

                                                       Voci da mondi diversi. Asia
  il libro ritrovato

Duong Thu Huong, “La valle dei sette innocenti”
Ed. e/o, trad. Gaja Cenciarelli, pagg. 243, Euro 15,00


La guerra del Vietnam, dall’altra parte

“Ascoltai gli ululati del vento nella Gola delle Anime Perse per tutta la notte”- inizia così il racconto del giovane Quan, ventottenne soldato vietcong. Ed è questo suono lugubre insieme al buio della notte, all’angustia del luogo e a una vaga presenza di spiriti incorporei che stabilisce l’atmosfera di questo libro di guerra della scrittrice vietnamita, Duong Thu Huong. Quella del Vietnam è stata forse la prima occasione di uno scontro di coscienze in America e di un’ opposizione, soprattutto giovanile, alla politica del governo, e ne abbiamo letto tanto, abbiamo visto fotografie e film su questa guerra, ma sempre attraverso il filtro americano. Proviamo un’impressione strana, leggendo il libro di Duong Thu Huong, perché porta in primo piano quei personaggi che non avevano un viso nelle pagine americane, che apparivano e sparivano nella giungla nei film, che correvano o cadevano sotto le bombe e le fiamme e gli spari. Qui gli americani sono “maledetti” o “bastardi”, ma ne appare solo uno che dà origine a una discussione se si debba ucciderlo o no, perché l’attenzione è sulla insensatezza della guerra, come si vede quando Quan si impone perché venga rispettata la convenzione di Ginevra e riflette che, chissà, anche l’americano sarà rimasto intrappolato in un’ideologia, avrà creduto in quello che gli è stato detto, proprio come loro.
Sono passati dieci anni da quando Quan si è arruolato insieme ai suoi amici, Luong e Bien. Adesso Luong è un ufficiale e non può vacillare nella sua fedeltà agli ideali comunisti, mentre Quan  non sa più che cosa sia giusto credere, oscilla tra presente e passato, registra gli orrori che vede e ricorda l’infanzia dominata dalla guerra contro i francesi, il padre quasi sconosciuto perché sempre lontano, la mamma, il fratello minore alla cui nascita lui, Quan, aveva assistito, spaventato dal sangue, rallegrato dal segno inequivocabile di una nuova vita. Che spreco- suo fratello è già morto, quante vite sprecate, quanti morti, c’è un luogo sulle montagne in cui si lavora a ritmo serrato per fabbricare bare e si fa fatica a stare dietro alla richiesta, c’è una caverna davanti a cui Quan ha trovato sette scheletri ripuliti dalle termiti- è la valle dei Sette Innocenti-, c’è quell’altro scheletro disteso su un’amaca che ha lasciato  un messaggio perché vengano riportati a sua madre lo zaino e il flauto, c’è il plotone di cadaveri marcescenti della tremenda battaglia del 1968, ci sono tutti i morti caduti nelle operazioni dal nome risonante, Onde del Fiume Rosso (di cento uomini ne erano sopravvissuti diciassette), Stella del Nord (dodici i rimasti del battaglione). E poi c’è la fame dei soldati e della gente comune, la malaria e la dissenteria, e l’amico Bien che finge di essere pazzo per non essere più mandato a combattere, e la ragazza che Quan ha promesso di sposare che è stata violentata. “La rivoluzione, come l’amore, fiorisce e appassisce. Ma, a differenza dell’amore, la rivoluzione marcisce molto più in fretta”.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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