sabato 24 febbraio 2024

Sarah Blau, “Le altre” ed. 2023

                                                        Voci da mondi diversi. Israele

cento sfumature di giallo

Sarah Blau, “Le altre”

Ed. Piemme, trad. Velia Februari, pagg. 259, Euro 18,90

   Sheila, Dina, Ronit, Naama. Quattro amiche fin dai tempi dell’università dove studiavano teologia vent’anni prima. Quattro amiche che avevano stretto un patto.

    Fin qui, non ci sarebbe niente di nuovo nel thriller della scrittrice israeliana Sarah Blau. E invece “Le altre” è un romanzo originale che propone una tematica molto attuale, molto discussa e controversa. Chi sono ‘le altre’ da cui prende il nome il gruppo delle quattro studentesse? Sono ‘le altre’ della Bibbia, donne forti che non hanno mai avuto figli- Miriam, Lilith, Mikal e la Strega di Endor. E, secondo la tesi sostenuta dalle ragazze, è stato per scelta che ‘le altre’ hanno rinunciato alla maternità. Proprio come loro che cantano insieme, Nessuno vuole figli, nessuno ha bisogno di figli e noi non li avremo mai, m-a-i!

   La voce narrante è quella di Sheila e non rivelo nulla- è nella prima pagina- se dico che il romanzo inizia con un delitto. “Dina è stata uccisa all’una del mattino”. E Sheila incomincia il suo racconto dicendo che è pronta a ricevere la telefonata della polizia. Perché Sheila era stata a casa di Dina proprio la sera prima, ma chi le crederà se dice che Dina era viva quando lei se n’è andata? Erano anni che non si incontravano, da quando Dina le aveva rubato un’idea grazie alla quale aveva fatto una splendida carriera accademica, mentre Sheila era rimasta indietro, una ‘sfigata’. E certo che Sheila le serbava rancore. La modalità dell’assassinio, poi, facevano pensare a un altro motivo (raccapricciante, non dirò nulla).


    Da quattro sono rimaste in due, perché un’altra di loro, Naama, era morta anni prima. Si era suicidata (anche sulla vicenda di Naama non posso parlare, la scoprirete a poco a poco). Poi... E a questo punto, Sheila da possibile colpevole diventa la prossima possibile vittima.

    Il lettore capisce subito di non potersi fidare di quello che dice Sheila. Capisce che ha delle nevrosi- quelle matassine di capelli che si strappa e si trovano in tutti gli angoli della casa, il suo innamorarsi di uomini molto più giovani di lei, certi ricordi ossessivi, le filastrocche di un umorismo nero che le si affacciano di continuo alla mente, il tic tac tic tac dell’orologio biologico che le risuona in testa. È poi ancora così convinta del patto stretto tra lei e le amiche a vent’anni?

      Sheila non è un personaggio simpatico (cosa insolita per una protagonista) e non lo sono neppure le altre ex ragazze, ma la loro decisione è doppiamente interessante per la lettura del libro- per il rimando alle figure bibliche e per l’idea sempre più diffusa che essere donna non voglia dire necessariamente essere madre, che procreare debba esaurire le ambizioni femminili. Inoltre- e sarebbe una discussione interessante- hanno avuto dei ripensamenti, Sheila, Dina e Ronit, all’avvicinarsi dei fatidici quarant’anni? 


   Sono molte le allusioni agli ebrei ultraortodossi che sono agli antipodi di questa concezione della donna che rifiuta la maternità, ma non sono limitanti per la lettura del libro di Sarah Blau. Sappiamo benissimo che in ogni società e in ogni cultura, per quanto si reputino progressiste e liberali, c’è una frangia di conservatori per cui una vera donna è una madre e- quello che è peggio- la sterilità è una maledizione (senza neppure accertarsi se dipenda dall’uomo o dalla donna).

    Vale la pena di leggerlo. Un thriller psicologico che scorre veloce, tra false piste, flash back, brevi stralci di flusso di coscienza e storie bibliche che vale la pena approfondire.



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