mercoledì 14 febbraio 2024

Alessandra Jatta, “L’apolide” ed. 2024

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            saga

Alessandra Jatta, “L’apolide”

Ed. Voland, pagg. 240, Euro 18,05

 

    Sappiamo già, dal romanzo precedente di Alessandra Jatta “Foglie sparse”, che la famiglia Olsufiev, in fuga dalla Russia dopo la rivoluzione del 1917, è riuscita ad arrivare a Firenze. In questo secondo romanzo sulla storia della sua famiglia la scrittrice ci riporta indietro ai momenti colmi di paura e di dubbi in cui Olga Olsufiev, il marito Vasilji, i cinque bambini e le nyanye, le fedeli tate, aspettano di imbarcarsi sull’incrociatore inglese che li porterà in salvo.

    Olga conta i bauli, ha dovuto ridurne il numero eppure le sembra così importante salvare qualcosa del loro vecchio mondo. Vasilji tiene in braccio il piccolo Aleksej che ha il nome del piccolo zarevic che è stato ucciso insieme alle quattro sorelle (sì, quattro, proprio come le quattro sorelline Olsufiev), allo zar e alla zarina. Le bambine guardano il mare scuro e agitato. Si sentono delle urla dietro di loro. E poi Aleksej scivola a terra, cade in acqua, Olga si precipita avanti ma sarà un marinaio a salvare il piccolo- non è un buon auspicio per questa fuga. Hanno perso tutto, gli Olsufiev.


La Madre Russia non esiste più, loro sono diventati ‘apolidi’, non hanno più alcuna cittadinanza, i loro documenti non hanno più alcun valore. Dovranno passare molti anni prima che Olga chieda e ottenga la cittadinanza italiana, necessaria perché l’adorato figlio maschio possa essere ammesso all’Accademia Navale di Livorno. Sarà un piegarsi, un rinunciare definitivamente al legame con la loro terra, accettare la realtà che un ritorno è impossibile. Vasilji, ormai morto, non avrebbe mai acconsentito, mai avrebbe abbandonato la sua identità russa, mai avrebbe accettato che suo figlio, ultimo conte Olsufiev, diventasse italiano a tutti gli effetti.

   Con la sua penna leggera Alessandra Jatta ci accompagna nel viaggio per mare della famiglia di coloro che ormai sono ‘emigranti’, li seguiamo nelle loro tappe, sorridiamo della giocosità dei bambini che fanno amicizia con i marinai, condividiamo le preoccupazioni economiche del conte, scorgiamo il fascino di Olga Olsufiev attraverso gli occhi del giovane comandante inglese che si innamora di lei. E poi, finalmente, lo sbarco in Italia e l’arrivo a Firenze dove da anni gli Olsufiev posseggono la casa in cui è nato il piccolo Aleksej.


    L’inizio della loro vita a Firenze ha un duplice risvolto. Da una parte ci sono le difficoltà dell’ambientamento, l’inizio dell’impresa agricola di Vasilji (si rivelerà un fallimento), le abitudini spendaccione di Olga che sembra non capire che sono tante le cose che non possono più permettersi, la sua dipendenza dal gioco in cui sperpera fortune (e Vasilji salda i debiti e paga), dall’altra ci sono le visite delle meraviglie di Firenze in cui le quattro ragazzine sono guidate dalla nonna che illustra loro (e a noi) quanti dei monumenti siano stati voluti e finanziati da nobili russi. È un modo per ricordare loro chi sono e da dove vengono, per far provare loro l’orgoglio di avere radici in un paese che per cultura e raffinatezza non ha niente da invidiare all’Italia.

   La vita va avanti, le bambine diventano adolescenti e giovani donne dotate di bellezza e intelligenza, i problemi economici si fanno sempre più pressanti e, tuttavia, Olga mira a dei ‘bei’ matrimoni per le figlie per cui non risparmia spese.

   In una saga famigliare si seguono le vicende di ogni personaggio


- leggeremo della dipendenza di Olga, della gelosia per il figlio, della tragedia che li attende allo scoppio della guerra, delle cerimonie (splendida la fotografia di Assia, la primogenita, il giorno delle nozze, sembra una principessa russa), della nascita dei nipotini. È Olga Olsufiev la protagonista principale, a lei, bisnonna della scrittrice, questa riconosce il merito di essersi sobbarcata il fardello di gestire la famiglia e, nello stesso tempo, ne descrive con sincerità i difetti, quella sua altezzosità che non la rendeva gradita a molti, le sue debolezze che mettevano a rischio il benessere dei figli.

     Un romanzo scorrevole, una bella storia, il soffio di una eredità russa.


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