martedì 20 febbraio 2024

Hans Sahl, “I pochi e i molti. Romanzo di un’epoca” ed. 2023

                                     Voci da mondi diversi. Area germanica

        seconda guerra mondiale

Hans Sahl, “I pochi e i molti. Romanzo di un’epoca

Ed. Sellerio, trad. E. Arosio, pagg. 450, Euro16,00

 

    Due frasi, in apertura e chiusura de “I pochi e i molti” di Hans Sahl, contengono in sé tutto il libro.

   “Non sono un eroe”, esordisce il protagonista Georg Kobbe, alias Hans Sahl. Per proseguire dicendo tutto quello che avrebbe fatto, chi sarebbe potuto diventare “in circostanze normali”. Sarebbe diventato un membro utile della società, avrebbe viaggiato, avrebbe coperto un ruolo nell’amministrazione, avrebbe avuto una casetta fuori città.

La Storia decise altrimenti per lui,

    “Pareva un naufrago appena spiaggiato dalle onde su un litorale sconosciuto che si guarda intorno sconcertato: dove sono?”- questa la frase che termina il romanzo di un’epoca, quella in cui visse Hans Sahl, all’anagrafe Hans Salomon, nato a Dresda nel 1902, figlio di un banchiere di una famiglia ebraica assimilata, amante di Goethe e di Beethoven e di Wagner, che mai avrebbe immaginato di essere travolta dall’ondata nazista.

Eppure Hans Sahl capì presto il pericolo, lasciando la Germania nei primi anni del ’30, dopo il trauma delle prime imprese delle squadracce dalle camicie brune, dopo il rogo dei libri che spazzò via definitivamente ogni illusione riguardo al futuro.


   L’impianto narrativo del romanzo è quanto mai vario, alterna capitoli in prima persona ad altri in terza persona, a stralci di diario, in una sequenza temporale che passa dal presente a lunghi flash back del passato, dalla New York dove lo scrittore è stato ‘spiaggiato’ nel 1941 all’Europa.

Il presente a New York è fatto di abitazioni squallide e fredde, di fame, di incontri con altri esuli come lui, di un continuo confronto tra la cultura della vecchia Europa che si è lasciato alle spalle e la non-cultura di questo nuovo mondo che obbedisce ad altri imperativi, quello del successo, di arricchirsi.

Il passato è a Berlino, dapprima nell’ambiente vivace e innovativo della capitale, nella bella casa borghese del padre, nell’attrazione verso il marxismo. Segue- dopo un capitolo commovente sulla morte del padre- la fuga di Georg verso Praga e poi Amsterdam e poi Parigi. E poi il peggio, la fuga come prigionieri tedeschi perché, anche se sono antinazisti, sono sempre dei nemici, i campi di concentramento, ancora la fuga, l’arrivo a Lisbona, il viaggio verso il paese della Libertà.

   “Vi siete portati con voi in esilio l’idea di una Germania che non esiste più e forse non ci sarà più neanche in futuro”, gli dice un amico.

Ma c’è una lezione, un messaggio che lo scrittore vuole trasmettere. Lui, uno dei ‘pochi’ che si sono opposti al nazismo contro i ‘molti’ che sono stati acquiescenti passivamente o hanno partecipato attivamente alla follia collettiva, crede che si debba ‘stare all’erta’, ‘non fidarsi della maggioranza e aiutare la minoranza a farsi sentire. Proteggere i deboli e i fragili e, quanto ai forti, essergli amico, sì, ma amico scomodo, sempre ponendo domande’.


    Il romanzo “I pochi e i molti” fu pubblicato nel 1959 senza attirare grande attenzione. Solo oltre mezzo secolo più tardi acquistò importanza come una delle testimonianze di maggior rilievo della “letteratura dell’esilio negli anni del Terzo Reich”.

   E Hans Sahl rientrò nella Germania che non aveva mai cessato di amare nonostante tutto, riappropriandosi della sua lingua materna, la lingua del cuore, solo poco prima del crollo del Muro di Berlino.



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