martedì 27 febbraio 2024

Sélim Nassib, “L’amante palestinese” ed. 2005, una nuova edizione è uscita nel 2023

 

                                      il libro ritrovato, già recensito nel 2005



Sélim Nassib, “L’amante palestinese”

Ed. e/o, trad. Gaia Panfili, pagg. 180, Euro 13,50

 Per Albert avere un’amante ebrea non ha nulla di straordinario. Haifa abbonda di storie d’amore e di sesso tra ebrei e arabi, alcuni vivono perfino insieme. E’ Golda a  essere particolare. Il suo sionismo è un sacerdozio, una passione, il sale stesso della vita.

Ci riesce difficile immaginare Golda Meir giovane, perché le foto che di lei ricordiamo la ritraggono quando era Primo Ministro di Israele negli anni ‘60, un viso dai lineamenti marcati, la crocchia di capelli grigi. E ci riesce invece facile pensare che abbia avuto un fascino magnetico, una forza vitale e una carica di energia che si trasmettevano a chiunque la avvicinasse. La storia che lo scrittore libanese Sélim Nassib racconta ne “L’amante palestinese” è quella d’amore tra una giovane Golda e il banchiere palestinese Albert Pharaon.


“Una storia impossibile? Quasi impossibile, costretta a svolgersi interamente in quel “quasi”, il piccolo spazio in cui ciò che non dovrebbe accadere accade”. Nassib dice di essere venuto a conoscenza di questo amore dal suo amico Fouad, nipote di Albert Pharaon- in famiglia era un segreto non segreto, una di quelle cose che tutti sanno ma di cui è meglio non parlare, una vergogna, che uno di loro andasse a letto con il nemico. Da questa confidenza fatta a mezza voce, e chissà che cosa ci è stato ricamato sopra negli anni, Sélim Nassib costruisce il suo romanzo, inventando, attribuendo sentimenti e parole all’uno e all’altra, immaginando incontri e separazioni e abbozzando insieme una storia di Israele, dalla dichiarazione Balfour del 1917 alla proclamazione dello stato di Israele nel 1948. Albert Pharaon e Golda Meyerer si sarebbero conosciuti alla fine degli anni ‘20, in occasione della festa per il compleanno del re.

Appartenevano a due mondi diversi, Albert e Golda. Lui ricco, sposato con una donna che lo infastidisce, appassionato di cavalli, annoiato dalla società oziosa da cui è circondato e che ha cercato di fuggire, trasferendosi da Beirut a Haifa, lei, emigrata bambina da Kiev in America con il furore dei pogrom ancora negli orecchi, è arrivata in Palestina per essere un’ebrea tra gli ebrei, per perseguire il grande sogno del sionismo- il suo sacerdozio, la sua stessa vita. Anche Golda era sposata quando si incontrarono, ma di lei si conosce il cuore appassionato, nei sentimenti privati come in politica, si sa che ebbe parecchi amanti. Il legame “quasi impossibile” con Albert Pharaon, se ci fu, rimase confinato tra i muri di una stanza, lontano da quel mondo reale che li avrebbe considerati dei traditori.

Le parti più belle del romanzo di Nassib sono quelle che descrivono la vita nel kibbutz, il fuoco interno di Golda, il suo coinvolgimento politico nella lotta per ridare una terra al suo popolo, le sue parole vibranti. Più scialbo il personaggio maschile- ma forse nessun uomo avrebbe potuto reggere il confronto con una personalità eccezionale come quella di Golda-, e troppo romantiche le scene di alcuni incontri, anche se la qualità della luce, il colore del cielo e del mare della Palestina che adesso è Israele sembrano assurdamente belli, da film in technicolor, solo a chi non c’è stato.

la recensione è stata pubblicata nel 2005 in quello che era, allora, il sito di Alice



 


Nessun commento:

Posta un commento