venerdì 26 dicembre 2014

Leif GW Persson, “Anatomia di un’indagine”

                                                                         vento del Nord
           cento sfumature di giallo
           il libro ritrovato


Leif GW Persson, “Anatomia di un’indagine”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio Puleo, pagg. 551, Euro 18,50
Titolo originale: Linda – som i Lindamordet


  In un momento tra le due e mezzo e le tre del mattino, aveva detto a una compagna di corso che aveva intenzione di andare a casa a dormire. Uno dei buttafuori l’aveva vista lasciare il locale, poco prima delle tre, sembra, e a sentir lui, quando l’aveva vista sparire attraverso la piazza in direzione di Pär Lagerkvists Väg, Linda era sobria e sola, né felice né triste.

    In genere, di un romanzo seriale di indagine poliziesca, ci si ricorda del protagonista ispettore per le sue caratteristiche positive, la sua simpatia, il suo humour, o la sua capacità di entrare in contatto con il prossimo, o la sua umanità. O forse anche per l’infelicità che offusca la sua immagine. Nel caso dello scrittore svedese Leif Persson, invece, il personaggio che non dimentichiamo è spregevole: il commissario Bäckström è arrogante, presuntuoso, egocentrico, limitato, imbroglione, volgare. Se vi viene in mente qualche altro aggettivo che possa contribuire a dare un quadro negativo di un essere umano, aggiungetelo pure- certamente gli si addice. Come faccia a restare al suo posto, è un mistero. Anche alla fine di questo nuovo romanzo, “Anatomia di un’indagine”, scatta un’inchiesta nei suoi confronti, eppure Bäckström la fa franca. Ecco, è anche furbo e intrallazzatore.
   La nuova inchiesta in cui ritroviamo Bäckström prende l’avvio in una stranamente torrida estate svedese: nella tranquilla cittadina di Växjö la ventenne Linda Wallin, allieva della scuola di polizia, viene trovata brutalmente uccisa in casa. E’ quasi certo che conoscesse l’assassino perché non ci sono segni di effrazione; l’uomo è fuggito dalla finestra, si deve essere rivestito in fretta perché si è lasciato dietro le mutande. Particolare non da poco perché è proprio su questo paio di mutande di marca comune in Svezia che si basa la trama e il gioco di ironia alle spalle di Bäckström. Perché questi decide di sottoporre l’intera popolazione di Växjö, o quasi, all’esame del DNA. Sospetti e non, uomini e persino qualche donna, in una montante assurdità che si misura in numeri record che fanno gongolare il nostro Bäckström: 500? 600? Peccato che l’assassino non si trovi, mentre Bäckström spende e spande soldi della polizia, cioè dello Stato, cioè dei contribuenti: lavaggio di tutto il guardaroba, biancheria inclusa, film porno su un canale a pagamento della tv, cene e alcolici.
Festa d'estate in Svezia
     Da una parte questo commissario che non ha fiuto e si basa sulla tecnologia, in contrapposizione un’altra vecchia conoscenza, l’ispettore Johansson che è “il poliziotto che riesce a vedere dietro gli angoli” e che per fortuna restituisce il rispetto del lettore verso il corpo di polizia. Anche se interviene tardi, un po’ troppo in un romanzo che impiega 551 pagine per risolvere un delitto avvenuto all’inizio. Detto questo, e che avremmo quindi apprezzato un paio di centinaia di pagine in meno, ci hanno colpito alcune osservazioni, in una vicenda che si svolge nel Nord dell’Europa, un’area per certi versi così diversa (si sottolinea il clima insolitamente caldo a cui si attribuiscono un certo tipo di delitti) eppure così simile alla nostra- e mi riferisco a recenti episodi di cronaca nera in cui le vittime sono donne. A come i delitti vengano usati mediaticamente, a come, perché ciò sia di maggiore effetto, i casi prendano il nome della ragazza uccisa- Chiara, Meredith, Hina. O la povera Linda del romanzo. Uccise di nuovo quotidianamente per la sete vampiresca del pubblico.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



                                                                                                





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