domenica 28 dicembre 2014

Leif GW Persson, “Un altro tempo, un’altra vita” ed. 2005

                                                                  vento del Nord
     cento sfumature di giallo
     il libro ritrovato


Leif GW Persson, “Un altro tempo, un’altra vita”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio Puleo, pagg. 415, Euro 18,00

     L’abitudine alla lettura ci rende esigenti, anche nell’ambito della letteratura di genere non ci si accontenta più della solita indagine poliziesca, del serial killer con problemi psicologici, dei delitti a sfondo passionale o dovuti ad avidità di ricchezza. Nessuna banalità nel secondo romanzo dello scrittore svedese Leif Persson pubblicato dalla casa editrice Marsilio, “Un altro tempo, un’altra vita”, un libro che- come quelli di Henning Mankell, conterraneo di Persson- riesce difficile rinchiudere in una definizione di genere per l’ampiezza di sguardo, per la profondità della tematica che spazia in un lungo arco di tempo rivelando cause ed effetti delle azioni, per la capacità che è propria dei migliori thriller di aprirci gli occhi sui lati bui della società.
      Il titolo stesso- che si spezza in due all’inizio di ognuna delle sette parti del libro, alternando “un altro tempo” di un passato che inizia nel 1975 con “un’altra vita” nel presente- lascia sottintendere una possibilità di cambiamento, un evolversi della personalità di ognuno in direzioni diverse. Il “fatto” che dà inizio all’azione nel 1975 è l’attentato all’ambasciata tedesca di Stoccolma ad opera di quattro giovani che richiedono il rilascio dalle carceri tedesche di ventisei compagni, tra cui i leader del gruppo Baader-Meinhof.
Quello di cui si deve occupare la polizia nel novembre del 1989 è l’assassinio di un tal Eriksson,  impiegato di un ente pubblico. A parte due vecchi amici che incontrava saltuariamente, il morto non frequentava nessuno, non aveva alcuna amicizia femminile, i suoi colleghi erano d’accordo nel definirlo “un pezzo di merda”. Dovranno passare undici anni prima che il caso, a suo tempo abbandonato, venga risolto, e ne sono passati esattamente venticinque dal 24 aprile del famoso attentato finito con l’esplosione dell’ambasciata- abbastanza per far cadere qualunque reato in prescrizione. Si tirano le fila, le trame si collegano: che cosa rende così coinvolgente e appassionante un thriller in cui c’è un solo morto, e odioso per di più, oltre alle vittime dell’attentato? L’atmosfera e i personaggi. 1975- 1989- 2000: epoca di grandi irrequietezza la prima, posizioni radicali da parte dei giovani, manifestazioni anti-americane;
8 novembre 1989, data da non dimenticare, la caduta del muro di Berlino con tutte le sue conseguenze, dalla massiccia migrazione dei tedeschi dell’est all’apertura degli archivi della STASI e del KGB; il 2000, infine, è sia un altro tempo e un’altra vita per almeno uno dei protagonisti del fatto del 1975, eppure il passato ha dita lunghe che si estendono nel presente.

     Politica internazionale e affari interni, servizi segreti, spionaggio e controspionaggio, cortina di ferro e corruzione, c’è tutto questo nella trama del romanzo di Persson, oltre ad una varietà di personaggi maschili e femminili facenti parte del corpo di polizia di cui alcuni suscitano in noi sentimenti di simpatia e di ammirazione e altri di disgusto e disprezzo, come la coppia Bäckström e Wiijnbladh, omofobi e ottusi, fonte continua di battute sarcastiche da parte dei colleghi.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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