sabato 13 dicembre 2014

Jo Walton, “Le mie due vite” ed. 2014

                                  Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                 FRESCO DI LETTURA


Jo Walton, “Le mie due vite”
Ed. Gargoyle, trad. D. Di Falco, pagg. 314, Euro 15,30
Titolo originale: My Real Children


Pensando alle sue scelte, provò quella strana sensazione di sdoppiamento, ricordi contrastanti, come se avesse due storie personali che la portavano entrambe a questo punto, a questa casa di cura. Era confusa, su questo non c’era dubbio. Aveva vissuto una lunga vita. Le chiedevano quanti anni avesse e lei rispondeva di averne quasi novanta, ma solo perché non riusciva a ricordare se erano ottantotto o ottantanove, e nemmeno se era il 2014 o il 2015. E appena lo scopriva le sfuggiva di mente. Era nata nel 1926, l’anno dello sciopero generale; questo lo teneva ben saldo in mente. Qui non c’era alcuno sdoppiamento. Doveva essere accaduto in seguito, qualunque cosa fosse stata a causarlo.

      Trish. Quattro figli, una marito da cui aveva divorziato e che ora è morto (lei, però, se ne è presa cura fino alla fine), un lavoro come insegnante, molto attiva nel campo sociale. Non si è quasi mai mossa dalla piccola cittadina di Lancaster, salvo un viaggio a Boston per rivedere il figlio.
     Pat. Tre figli, single per chi non vuole vedere, con una compagna molto amata, scrittrice di guide turistiche di città italiane, i mesi dell’anno passati tra l’Inghilterra e Firenze, dove lei e Bee hanno acquistato una casa.
    Trish e Pat sono la stessa persona, sono Patricia, che sua madre chiamava Patsy, suo marito Tricia (perché lo aveva suggerito qualcun altro che lui rispettava) e questa, raccontata da Jo Walton nel romanzo “Le mie due vite”, è una storia di scelte che non si sono fatte, di sentieri che non si sono intrapresi, di due possibilità di vita in due mondi paralleli in uno dei quali le circostanze storiche non sono identiche a quelle dell’altro. Nel mondo di Tricia c’è pace disturbata da vari conflitti, nel mondo di Pat c’è una bomba sganciata su Kiev e una diffusione di casi di tumore causati dalle radiazioni, ci sono intrighi peggiori di quanto è veramente successo dietro l’assassinio del presidente Kennedy, la conquista dello spazio non si limita ad una breve passeggiata sulla luna ma c’è chi vive veramente sulla luna, come uno dei figli di Tricia.

   Le due narrazioni procedono parallelamente e hanno inizio come una serie di ricordi confusi perché Tricia/Pat è ricoverata in una casa di cura e l’Alzheimer ha ormai iniziato il suo progresso distruttivo: a volte Tricia pensa ai suoi quattro figli, due femmine e due maschi, però è altrettanto sicura di averne tre, di figli, un solo maschio e due femmine. Lo sdoppiamento delle due storie incomincia davanti alla scelta fondamentale per una giovane donna, quando quella che tutti chiamavano Patsy accetta la proposta di sposare Mark, senza rendersi conto di quello a cui va incontro. Non è una generazione fortunata, quella di Tricia/Patsy. Nata nel 1926, è ancora una di quelle donne che non sanno nulla del sesso, che devono abbandonare il lavoro quando si sposano, che accettano di essere succubi del marito perché questo è quello che è stato loro insegnato. La vita di Tricia, tra assalti notturni del marito, preceduti da una bottiglia di vino, ogni volta che lui giudichi sia il momento di ‘dover’ procreare, parti dolorosi e aborti spontanei, umiliazioni e paura, è quanto di più infelice e squallido si possa immaginare. Ma Tricia è una donna in gamba, Tricia ha Pat dentro di sé, riuscirà a liberarsi di un uomo ipocrita e moralista che aveva tenuto nascoste le sue inclinazioni sessuali, tornerà ad insegnare e a crearsi uno spazio di felicità.
    E se, invece, Tricia avesse rifiutato di sposare Mark? Si apre un’altra strada davanti a Pat, ricca di soddisfazioni. E di felicità quando ammette di essere attratta da Bee, la ricercatrice scientifica con cui formerà un nuovo tipo di famiglia, affrontando tutte le difficoltà burocratiche e sociali ed educative che questa comporta.

   
C’è tanto, c’è tantissimo nel romanzo di Jo Walton, ci sono tutti i maggiori temi del secolo XX e dell’inizio del nuovo millennio. L’evoluzione femminile, prima di tutto, o la ‘liberazione’ femminile che è poi la liberazione dal giogo di regole severe che solo la tradizione può giustificare. Liberazione nel campo del lavoro, del sesso, della pianificazione famigliare. C’è il quesito di che cosa sia ‘la famiglia’, se si possa considerare famiglia anche quella composta da due mamme. C’è il problema del riconoscimento ufficiale della nuova famiglia, importantissimo in caso del decesso o della malattia di uno dei genitori. C’è la difficoltà e la necessità di accettare altre forme di amore. Ci sono gli attacchi terroristici e le vittime innocenti. Ci sono le nuove pestilenze moderne contro cui combattere, l’Aids e il cancro, e l’Alzheimer, naturalmente- e il meglio che si può fare è combatterle con dignità e consapevolezza. Forse c’è un po’ troppo in questo romanzo che sconfina nell’ucronia ed è costruito come il film “Sliding doors” di Peter Howitt, e forse la narrativa parallela- per esigenze di coprire un vasto arco di tempo- diventa alla lunga un poco didascalica. Ma è sempre un bel libro ricco di spunti di riflessione e a tratti divertente.

la recensione è stata è pubblicata su www.wuz.it




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