mercoledì 29 giugno 2016

Viveca Sten, “Nel nome di mio padre” ed. 2016

                                                                       vento del Nord
        cento sfumature di giallo
        FRESCO DI LETTURA

Viveca Sten, “Nel nome di mio padre”
Ed. Marsilio, trad. Alessia Ferrari, pagg. 350, Euro 15,73


       Sandhamm. Una delle isole dell’arcipelago di Stoccolma. Un luogo idilliaco per le vacanze (almeno, così sembra). Gli abitanti fissi sono poco più di un centinaio e si conoscono tutti, un migliaio di villeggianti sbarcano sull’isola d’estate, riaprendo le case rimaste chiuse durante l’inverno. Che è lungo e molto freddo- la temperatura scende anche a venti sotto zero e il mare diventa una lastra di ghiaccio.
    Una mattina sul presto una madre, andando in cucina a prepararsi il caffè, si accorge che mancano le scarpe della figlia tra quelle allineate nell’ingresso. Tuffo al cuore, seguito dal pensiero che probabilmente Lina si è fermata a dormire dalla sua amica. Lo fa spesso, però in genere avvisa. Aspetta le otto per telefonare e avere una conferma, è una mamma ansiosa. E no, Lina non è a casa dell’amica. Si sono salutate alle dieci della sera prima. Lina è scomparsa. Le ricerche della polizia non portano a nessun risultato. Mesi dopo, sono dei bambini che giocano a nascondino a trovare un braccio. L’orologio al polso è già sufficiente per identificarne l’appartenenza. La madre vuole credere che la ragazza sia ancora viva, anche se mutilata. E’ l’unica a sperarlo.

    Non ci sono grandi sorprese nel ‘giallo’ di Viveca Sten. E neppure una forte tensione. La trama segue due filoni narrativi, uno nel presente e uno nel passato. I personaggi del presente sono l’ispettore Thomas Andreasson che si è separato dalla moglie dopo la morte della loro bimba di solo tre mesi e Nora, sua amica di sempre, che si è rifugiata sull’isola perché in crisi matrimoniale (sono stati i due bambini di Nora a fare la macabra scoperta nel bosco). Nel passato, agli inizi del ‘900, Gottfrid sposa una bella ragazza, ma l’amore finisce molto presto- Gottfrid è un fanatico osservante della Bibbia, un padre padrone che picchia senza pietà, per la più piccola mancanza, il figlio maschio primogenito mentre vizia la figlia minore. Capiamo presto che ci deve essere un collegamento tra questi tristi rapporti familiari del passato e quanto è accaduto a Lina, che l’episodio di una ennesima punizione agghiacciante (anche in senso letterale) è il punto di volta verso una vendetta consumata a freddo (perdonate il gioco di parole). In una maniera sottile siamo spinti a paragonare un legame di coppia di un secolo fa con quelli dei due personaggi principali del presente- tenendo conto delle differenze economiche, culturali e sociali, c’è molta diversità nelle difficoltà della vita in comune, nel trovare un accordo, nell’inserire la presenza o l’assenza dei figli nella coppia?
     C’è poco di originale nel romanzo di Viveca Sten. Perfino i suoi personaggi assomigliano ad altri che abbiamo già conosciuto nei libri dei tanti scrittori e scrittrici di gialli nordici. L’ambientazione è molto bella- questo glielo riconosciamo- e la trama scorre in una lettura agevole senza grandi scossoni, con i brividi che il gelo del lungo inverno di Sandhamm ci trasmette a più di duemila chilometri di distanza.




Nessun commento:

Posta un commento