mercoledì 22 giugno 2016

Simonetta Agnello Hornby, "La Mennulara" ed. 2002

                                                           Casa Nostra. Qui Italia   
                                                                 romanzo 'romanzo'
     il libro ritrovato

Simonetta Agnello Hornby, "La Mennulara"
 Ed. Feltrinelli, pagg. 208, Euro 14,00

   La chiamavano "la Mennulara" perché da bambina era velocissima a raccogliere le mandorle, con quelle ditina sottili. E molti, a Roccacolomba, appresero solo dagli annunci mortuari che si chiamava Maria Rosalia Inzerillo. Inizia con una data e una morte il romanzo di Simonetta Agnello Hornby, siciliana d' origine ma residente da 30 anni a Londra, dove esercita la professione di avvocato. E' il 23 settembre 1963: la Mennulara è appena morta; i tre giovani Alfallipe sono ansiosi di venire in possesso dell' eredità. Finalmente, perché era la Mennulara, entrata come cameriera a 13 anni nella famiglia, che amministrava i loro beni ed era grazie a lei se si poteva ancora parlare della ricchezza degli Alfallipe. Sorpresa, a questo punto, con il testamento della Mennulara. Perché ha organizzato tutto come una caccia al tesoro: gli Alfallipe devono eseguire i suoi ordini, iniziando dalle parole esatte che lei ha predisposto per l' annuncio mortuario. Seguiranno altre disposizioni, e solo se eseguono tutto come vuole lei riceveranno quello che si aspettano.
Personaggio straordinario e misterioso: chi è la Mennulara? Da una parte il romanzo si sviluppa seguendo le vicende tragicomiche degli avidi eredi che scoprono presto che è pericoloso farsi beffe della volontà della morta; dall'altra ricostruisce il carattere della protagonista attraverso le chiacchiere della gente del paese. Un paese inventato, Roccacolomba, che acquista una sua propria vita nei pettegolezzi, le supposizioni,  le confidenze e i ricordi dei suoi abitanti. E' tutto un mormorio, un bisbiglio, frasi che corrono di bocca in bocca, alterate, modificate, finché nessuno sa più che cosa sia vero. La Mennulara aveva avuto una storia d' amore quando era ragazza. Chissà con chi. Chissà perchè era finita. Era stata l' amante di Orazio Alfallipe. Era figlia di un capomafia. Anzi, ne era l' amante. Faceva da prestanome a qualcuno. Aveva rubato soldi agli Alfallipe. Aveva un legame particolare con la vedova Alfallipe - perché mai altrimenti questa viveva con lei? E perché non voleva che i nipoti venissero al suo funerale?
Come per l' immagine che viene fuori incastrando le tessere di un puzzle - così, da questi frammenti di discorsi prende rilievo la figura di una donna intelligente e astuta, dura e generosa, di una bellezza cupa e fiera. Sullo sfondo, gli smidollati eredi Alfallipe, discendenti di una famiglia che non ha neppure più l' apparenza dei fasti grandiosi del Gattopardo, e una miriade di altri personaggi, dal presidente Fatta, malinconico testimone della fine di un' epoca, al giovane e ardente comunista Risico, dal prete custode di segreti al capomafia dell' onorata famiglia. Una Sicilia in una fase di transizione, una storia ammaliante dal sapore vecchiotto, come la lingua stessa della scrittrice, come l' uso di intitolare ogni capitolo con una frase che riassume gli avvenimenti, in un romanzo curiosamente distaccato da riferimenti storici - quasi a sottolineare la lontananza dell' isola dal continente su cui si mandano i figli a studiare, perché ritornino per cambiare qualcosa. 

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net






Nessun commento:

Posta un commento