venerdì 3 giugno 2016

Andrea Camilleri, “L’altro capo del filo” ed. 2016

                                                                Casa Nostra. Qui Italia
          cento sfumature di giallo
          FRESCO DI LETTURA

Andrea Camilleri, “L’altro capo del filo”
Ed. Sellerio, pagg. 298, Euro 14,00


    Andrea Camilleri ha novant’anni (novantuno a settembre). Andrea Camilleri ha appena pubblicato il suo centesimo libro: grandioso Camilleri! E “L’altro capo del filo” è anche un romanzo molto bello, uno dei migliori dello scrittore siciliano che dimostra ancora una volta la sua capacità di vivere pienamente la realtà dei nostri giorni, di soffrirne e di saperne parlare con una empatia che non è da tutti.
    C’è un delitto nel cuore del romanzo- ebbene, se c’è il commissario Montalbano, ci deve per forza essere un delitto. Ma il nocciolo del romanzo è un crimine ben più grande, è il dramma che si ripete quasi ogni notte delle navi stracariche di migranti che sbarcano con la disperazione negli occhi, in fuga da orrori davanti ai quali l’ignoto di ciò che li aspetta non è nulla in confronto.
E questa è la grande differenza che segna il passare del tempo trascorso tra “La forma dell’acqua”, il primo romanzo della serie di Montalbano (1994), e “L’altro capo del filo”. Camilleri ha sempre avuto un occhio attento all’attualità e ha sempre avuto il coraggio di parlarne, mai però, in passato, si era avvicinato ad un problema così difficile, così discusso, con così tante implicazioni politiche, economiche e umane come quello dei migranti. E ancora una volta ci rendiamo conto che un romanzo riesce a fare quello che non è possibile alle notizie di cronaca dei giornali- attraverso gli occhi di Montalbano, di Fazio, di Mimì Augello, attraverso la loro stanchezza e dedizione, i turni spossanti per far fronte alle continue emergenze, gli espedienti di Salvo Montalbano per ridurre al minimo gli incidenti, viviamo in diretta la tragedia a cui cerchiamo di non pensare, se abitiamo al nord. Sono ore di lavoro straordinario, quelle che vengono continuamente richieste a Montalbano e ai suoi uomini, che vanno al di là di qualunque conteggio e che, soprattutto, incidono profondamente le loro anime. E anche tra questi disgraziati Salvo Montalbano deve svolgere una indagine. Qualcun altro potrebbe neppure badare al pianto di una ragazzina stuprata su un barcone, ma non Salvo. E’ importante. Salvo Montalbano non liquida la faccenda con le facili parole ‘cose che capitano, se lo sarà cercato, sono dei bruti, dei selvaggi’. Salvo restituisce la dignità alla quattordicenne che sa solo che uno dei due uomini aveva addosso un piumino.

     Montalbano invecchia (per fortuna, come tutti noi), Montalbano ingrassa (si deve distendere sul letto e tirare in dentro la pancia per tirare su la cerniera dei jeans), è eternamente fidanzato con Livia (ormai abbiamo capito che il loro rapporto regge solo a distanza) ed è sempre suscettibile al fascino femminile (oltre che al piacere della cucina). Quando Livia lo obbliga a farsi fare un abito adatto per una cerimonia a cui devono andare insieme, conosce una sarta più che bella, affascinante, vedova. Fa appena a tempo ad incontrarla due volte per le misure e le prove perché poi Elena viene trovata morta, assassinata. E la ricerca del colpevole tiene occupato Salvo in questo filone di giallo tradizionale- si ha quasi l’impressione che, nonostante il trauma per questa morte ‘ravvicinata’, questa indagine che rientra nella normale routine distragga Montalbano dalla cupa atmosfera degli infiniti sbarchi notturni, dai morti ‘spiaggiati’, da quelli che vengono messi nei sacchi prima di essere portati a terra.


    Avevo pensato che ormai Andrea Camilleri avesse dato il meglio di sé, che la sua penna fosse stanca, come pure la sua inventiva. Mi sbagliavo. Perfino Catarella, con i suoi continui strafalcioni e il suo fare da bambinone cresciuto e un po’ ‘lento’, continua a divertirci. Complimenti e auguri, Andrea Camilleri! 

la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net


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