domenica 26 giugno 2016

Angela Carter, “La bottega dei giocattoli” ed. 2002

                           Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

             il libro ritrovato

Angela Carter, “La bottega dei giocattoli” 

Ed. Fanucci, pagg. 219, Euro 12,90 


     Ha gli elementi di una favola l’inizio de “La bottega dei giocattoli”, il romanzo della scrittrice inglese Angela Carter a cui è stato aggiudicato il premio Jon Llewellyn Rhys nel 1967. Tre ragazzini in una splendida villa, affidati a una governante. Restano orfani. Non c’ è una matrigna cattiva, ma un “patrigno” cattivo, sotto le vesti dello zio. C’ è una sorta di incantesimo malvagio perché la zia è diventata muta dal giorno in cui si è sposata. E a questo punto, con i ragazzi che si trasferiscono nella squallida casa dello zio, si aggiungono altri elementi a quello favolistico e il romanzo diventa romanzo gotico, romanzo di iniziazione sessuale, con accenni alla politica e un dramma catartico finale. 

Perché lo zio fabbrica giocattoli, allestisce spettacoli di burattini e manovra le persone della sua famiglia come burattini. Ad iniziare dalla moglie muta a cui ha regalato una collana che le stringe il collo come un collare. Ai due fratelli della moglie, che sono come due servi ribelli. E qui c’ entra la politica, perché la famiglia della moglie è irlandese e la loro nazionalità è continuamente sottolineata da dettagli come il colore rosso dei loro capelli, o la musica che suonano, o la spilla a forma di arpa di uno di loro.
Melanie, la ragazza più grande, è attratta da uno dei fratelli, anche se è brutto, sporco e puzzolente. Ma lei ha 15 anni e l’ attrazione è verso il maschio e sarebbe attratta da chiunque. E anche la sua iniziazione sessuale è manovrata dallo zio burattinaio che mette in scena uno spettacolo con Melanie nella parte di Leda stuprata dal cigno. Era quello a cui la ragazza si preparava, con curiosità e un filo di malizia, da quando aveva indossato per gioco l’abito da sposa della mamma, la sera prima che arrivasse il telegramma con la notizia della morte dei genitori. L’ atmosfera si fa sempre più cupa nella casa dello zio, si avvertono misteri dietro quelle porte chiuse come nella casa di Barbablù, c’è un altro legame amoroso che scatenerà l’ira dello zio. D’ altra parte i capelli rosso fuoco dei tre irlandesi non potevano portare ad altro che a quelle fiamme finali che distruggono la casa. Brucia tutto, strano che l’ unico pensiero di Melanie sia per il suo orso di pezza, il ricordo della sua infanzia, “finito. Tutto è finito”. Melanie è un’ adulta.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net








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