giovedì 18 febbraio 2016

Elsa Osorio, “Lezione di tango” ed. 2006

                                             Voci da mondi diversi. America Latina    
             la Storia nel romanzo
             il libro ritrovato

Elsa Osorio, “Lezione di tango”
Ed. Guanda, trad. Roberta Bovaia, pagg. 415, Euro 16,00

Un uomo e una donna si incontrano a Parigi, in un locale dove si balla il tango. Lui è un regista argentino, lei è una giovane sociologa, emigrata dall’Argentina quando era piccola. Parlando, scoprono un legame tra le loro famiglie e nel regista nasce l’idea per un film: sarà la storia di un secolo in Argentina attraverso quella di due famiglie e del tango. Passano come sullo schermo personaggi ed eventi, dalle prime ondate immigratorie europee alla dittatura militare.


INTERVISTA A ELSA OSORIO, autrice di “Lezione di tango”

      E’ un libro da leggere sedendosi in poltrona e mettendo sul lettore un cd di Carlos Gardel, “Lezione di tango” della scrittrice argentina Elsa Osorio. Perché il tango è il protagonista del romanzo, la musica del tango risuona in ogni pagina mentre i personaggi del libro sembrano allacciarsi a turno sulla pista nelle figure della danza per poi sciogliersi e lasciare il posto ad altri ballerini. Dopo “I vent’anni di Luz”, una storia dolorosamente drammatica di due figli di “desaparecidos”, Elsa Osorio ha scritto un romanzo di più ampio respiro, affollato di personaggi le cui vicende prendono l’avvio dalla fine dell’800, anche se il pretesto narrativo nasce dall’incontro casuale, a Parigi, tra il regista argentino, Luis, e Ana, figlia di argentini fuggiti in Francia dalla dittatura del ‘76. Il bisnonno di Ana, Hernàn Lasalle, era un gran ballerino di tango e a Luis ne aveva parlato la nonna, un tempo domestica in casa Lasalle.
La storia delle due famiglie diventa il soggetto del film di Luis- l’orologio del tempo si riavvolge di un secolo, il porto di Buenos Aires accoglie centinaia di migliaia di immigrati, guardati con disprezzo dalle ricche famiglie del luogo, proprietarie delle estancias dove si alleva il bestiame e di lussuose case in città, nell’aria volano le prime note del tango, suonato e danzato in locali popolari. Perché è subito scandalo, nessuna donna per bene ballerebbe il tango, lasciandosi abbracciare da un uomo in una stretta più ravvicinata ancora di quella del valzer, sull’onda di quelle parole che sono più che sessualmente allusive.
    Sullo sfondo dei primi moti socialisti in Argentina, è la storia del tango che Elsa Osorio ci narra in “Lezione di tango”, di come il tango acquisti grandezza e dignità mentre si affermano i nomi dei primi compositori.
E la storia dell’evoluzione del tango nel romanzo procede di pari passo con quella delle donne, le più pronte ad accogliere i segnali di liberazione proprio perché da sempre vittime delle costrizioni sociali e famigliari. Donne infelicemente sposate, donne che hanno il coraggio di opporsi al volere della famiglia, seguire l’uomo che amano e poi abbandonarlo quando si rendono conto che è stato un errore, donne che si lasciano mantenere ma sono anche capaci di uccidere l’amante quando questo sposa un’altra. E infine donne come la socialista Rosa a cui Juan Montes, il nonno del regista Luis, dedica il suo primo tango, innamorato di lei fin da quando sono solo due ragazzini e incapace di spiegarsi la sua scomparsa, quando Rosa deve lasciare Buenos Aires per evitare un arresto. La storia di Rosa e di Juan finisce per prevalere in questo romanzo iniziato con un’altra coppia e in un altro paese, attraverso loro due e il loro amore parla il tango, mentre lei diventa una famosa cantante e lui compositore e musicista. Tutti gli altri numerosi personaggi restano pallidi sullo sfondo, le loro voci- anche quelle già attutite che commentano dall’aldilà- in qualche modo soffocate dalle note del tango che copre pure le proteste e i disordini, peraltro solo accennati, della Buenos Aires del 2001 a cui Ana finalmente ritorna. Stilos ha intervistato la scrittrice argentina Elsa Osorio che risiede da anni a Madrid.

Dopo la storia intensa di Luz, nata dalle drammatiche vicende dell’Argentina sotto la dittatura, in “Lezione di tango”, risuonante di musica ad ogni pagina, respiriamo un’atmosfera più leggera. Ha sentito la necessità di dipingere anche un’altra Argentina?
     E’ vero che in “Lezione di tango” è rappresentata un’epoca meno cruda, meno tremenda di quella di “I vent’anni di Luz”, eppure in qualche modo i due libri sono collegati: nel primo il tema era quello dell’identità rubata, in questo si tratta di un’identità sociale che non viene rubata ma in un certo senso distrutta da governi e dittature- è questo il punto in comune tra i due libri. In “Lezione di tango” rivado agli anni della ricchezza del paese, quelli in cui si forma questa società grazie alla forte immigrazione, l’epoca dell’industria agricola e dell’allevamento di bestiame, e nello stesso tempo è un’epoca che ha con sé un progetto culturale, e c’è un crescendo di tutto questo fino a quando interrompo la narrazione- è il 1930, l’anno del primo colpo militare, anzi, non è il colpo solo dei militari, sono stati anche i civili che hanno chiamato i militari al potere. Ed è l’inizio della disfatta, è come il principio di qualcosa che avrebbe portato alla crisi finale. Il primo romanzo era un romanzo più duro e più sofferto, questo mi ha impegnato di più nella ricerca. Ho scoperto tante cose che non sapevo dell’Argentina, le lotte operaie ad esempio. Ma ho scoperto anche che sono stati anni di entusiasmo e di speranza, perché il sogno è che l’Argentina diventi un grande paese e può diventarlo perché ha una buona classe media, ma tra le dittature e la corruzione dei governi come quello di Menem l’epilogo sarà la crisi del 2002.

Il tango è il personaggio principale e incorporeo del romanzo: è una delle anime dell’Argentina? Poteva nascere solo in Argentina, o è stato un caso e sarebbe potuto nascere anche in un altro paese dell’America latina?

      Il tango poteva nascere solo in Argentina ed è vero che è un personaggio incorporeo nel libro, ma non parla a tutti, soltanto ai suoi figli, a quelli che vivono la vita del tango con passione. E il tango racconta la sua essenza, come si è formato. C’è una parte del libro in cui si parla di questa straordinaria atmosfera di Buenos Aires, dove immigrati e criollos- la gente del posto- si fondono in una danza che è un abbraccio e il tango dice che si discute tanto delle sue origini, ma quello che gli ha dato origine è questo abbraccio tra la gente che sbarca dalle navi e quella che è già lì. Questa è l’anima del tango. In Argentina c’è stata una fusione meravigliosa tra la gente del luogo e gli immigrati che sono arrivati in grande numero perché venivano invitati a trasferirsi in Argentina, perché c’era bisogno di loro. In pochi anni la popolazione dell’Argentina si duplicò, l’Argentina era il paese delle possibilità, la gente arrivava che era analfabeta e la generazione successiva aveva già fatto straordinari passi avanti.

Il tango come musica e il tango come danza: esprimono la stessa cosa o c’è un valore aggiunto di libertà espressiva nella danza?
      Il tango nasce come danza, le parole vengono dopo. Non sappiamo esattamente come si ballasse il tango all’origine, perché era un ballo da postriboli, e penso certamente che la danza aggiunga un valore in più: è importante come un rito, ci sono i vestiti, c’è un silenzio carico di tensione. Il tango si può ballare in molti luoghi, ma l’anima del tango è solo in Argentina. E’ per questo che, nel romanzo, il tango prende parte alla vita dei personaggi e si risente se quelli che vede abbracciati nella danza non portano questo abbraccio fino in fondo, in un’unione per la vita.

Quando parlano “le ombre”, le voci dall’aldilà, pare quasi che il Tango sia un luogo: un luogo dello spirito?
      Proprio così: tutti questi personaggi a cui il tango parla hanno dato la vita per il tango, il tango è un abbraccio tra uomo e donna e, quando questi personaggi muoiono, si trasferiscono nel luogo che è Tango, come un palco in un teatro in cui stanno a guardare gli altri che vivono ancora. La regola è che la persona che stanno evocando non può parlare, sono gli altri che parlano. Così quando Rosa incontra Juan, i morti commentano.

E, a proposito delle voci dall’aldilà che sembrano quelle di un coro: vogliono dare un senso di eternità al tango, all’anima dell’Argentina?
    Sì, è vero, sono proprio come le voci di un coro, anche se non è qualcosa che ho pensato quando ho costruito il romanzo. In me c’è l’idea che esista un’eternità con una gioia continua e diffusa, in cui non si debbono dimenticare i tempi felici.

Quando si parla di Carlitos comprendiamo che è Carlos Gardel, quali altri personaggi sono ispirati a persone vere?

    Juan Montes e Rosa sono personaggi fittizi ma tutti i musicisti che sono intorno a loro sono personaggi che sono esistiti veramente. Quando Rosa canta il primo tango, i nomi dei musicisti che l’accompagnano sono veri. Juan e Rosa rappresentano un periodo speciale nel tango: c’era stata una specie di scontro tra i musicisti che avevano avuto una formazione classica e avevano studiato in conservatorio e quelli più popolari, ai primi non piaceva che si aggiungessero le parole alla musica. Ecco, l’amore tra Juan e Rosa rappresenta il superamento di questo contrasto, la coniugazione dei due elementi, le parole e la musica.

Nel romanzo sono i personaggi femminili quelli che hanno il coraggio di comportamenti diversi, Mercedes e Rosa, ma anche Yvonne. E, in tempi recenti, sono le donne che hanno portato avanti la protesta in nome dei loro “desaparecidos”: il sesso debole è in realtà il più forte?
    Certamente sì, e non è un’opinione soggettiva: è vero che negli ultimi tempi sono state le donne, le madri, le nonne, a portare avanti la lotta in nome dei loro cari . Per questo l’eroina del romanzo è Rosa che fa la sindacalista e affronta l’esilio e poi il ritorno, ed è per questo che le ho dato un ruolo importante come cantante di tango.
Rosita Quiroga
C’era veramente una cantante molto nota, Rosita Quiroga, c’era pure una famosa bandeonista, ma la realtà è che nel tango ci sono più uomini che donne. I testi del tango raccontano sempre la stessa storia: c’è sempre una ragazza che lascia il quartiere e il fidanzato  per un amore frivolo e c’è sempre un uomo che piange…Ho provato a contare le parole usate per indicare una donna nei testi dei tanghi, ce ne sono molte di più di quelle che si usano adesso. E ad ogni modo sono gli uomini che scrivono i testi del tango, perché quella era una società maschile. Ed ecco perché Rosa è così importante nel libro e perché parlo poco, invece, di Carlos Gardel. Perché volevo evitare che Gardel- già così famoso- fosse l’unico mito.

Ana, la protagonista moderna, parla del suo paese, l’Argentina, come di una ferita aperta: anche per lei, che ora vive a Madrid, l’Argentina è una ferita aperta? C’è qualcosa di lei in Ana?
     Sì, anche se in maniera diversa perché Ana appartiene ad un’altra generazione, è figlia di chi è stato prigioniero durante la dittatura e detesta l’Argentina, pensa che tutto il male sia in Argentina. Io ho altri rapporti con l’Argentina e tuttavia sì, anche la mia relazione con l’Argentina è fatta di amore e odio, come quella di Ana.

recensione e intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos




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