giovedì 18 febbraio 2016

Elsa Osorio, “I vent’anni di Luz” ed. 2000

                                                          Voci da mondi diversi. America Latina
         la Storia nel romanzo
         riletture

Elsa Osorio, “I vent’anni di Luz”
Ed Guanda, trad. Roberta Bovaia, pagg. 355, Euro 14,46


       “I vent’anni di Luz”. In spagnolo, “Veinte años, Luz”. Che è diverso, dovete permettermi di dirlo. Certo, lo si può interpretare in maniera semplicistica, che cosa sono stati i vent’anni della vita di Luz. Ma il nome bellissimo di questa ragazza significa Luce, e quella virgola, del titolo originale, suggerisce un’altra interpretazione, di un’ombra che si estende per vent’anni e alla fine c’è la luce perché Luz scopre la verità della sua vera identità.
     E’ il 1998 quando, da Buenos Aires, Luz arriva a Madrid per incontrare Carlos, suo padre, il padre che lei non ha conosciuto prima perché ha creduto per vent’anni che Eduardo- che è sempre stato affettuosissimo con lei, che le raccontava le storie alla sera quando era bambina, che era morto, ucciso in un furto nei suoi uffici- fosse suo padre. E che Mariana fosse sua madre. Poi qualcosa aveva fatto scattare il dubbio, la quasi certezza senza prove, la sicurezza con tanto di testimoni e di esami di consanguineità- e Luz adesso, seduta di fronte al padre a cui avevano detto che il bambino che la sua compagna aspettava era morto, racconta la sua storia.

    E’ un racconto su diversi piani narrativi, quello che la scrittrice argentina srotola per noi. L’inizio è nel 1976, al culmine della campagna repressiva condotta in segreto in Argentina, quando i diritti umani furono calpestati, ragazzi e ragazze (soprattutto i giovani contestavano il regime) furono imprigionati senza alcun procedimento giudiziario, torturati e uccisi- sparivano, così, come non fossero mai esistiti. I desaparecidos furono circa 30.000. Liliana Ortiz fu una di questi. Era incinta, però, quando l’avevano arrestata. E questo è un altro capitolo nerissimo di questa storia. Le ragazze incinte, come Liliana, venivano trattate meglio perché i bambini che avrebbero messo al mondo erano ‘prenotati’ come regalo alla moglie di qualche militare (o sostenitore di questi) che non riusciva ad avere figli.

Il primo personaggio che narra la storia di Liliana e di Luz è Miriam, la compagna del Bestia, ex puttana con sogni ambiziosi di fare la modella. Rozza e ignorante, Miriam non sa nulla di quello che sta accadendo. Con lei il Bestia è tenero e gentile, le ha anche promesso un bambino, Miriam non si fa domande sull’origine del suo soprannome, si accontenta della spiegazione che lo chiamano così perché è grande e grosso e robusto. Il racconto di Miriam, di quei giorni di attesa, della preparazione della stanzetta e del corredino, è inframmezzato da aggiunte e commenti in carattere corsivo- le parole di Luz che sta ricostruendo gli avvenimenti per Carlos. Così pure per la narrativa in terza persona- quello che succede a Mariana, la figlia del tenente colonnello Dufau che sta partorendo in ospedale. Luz è la figlia di Liliana, destinata alla compagna del Bestia e ‘regalata’ invece a Mariana che ha dato alla luce un bambino morto.
E Luz, la bimba bionda e con gli occhi verdi (‘meno male che almeno non ha la pelle scura’, dirà Mariana quando saprà la verità anni dopo, senza un briciolo di rimorso per essere stata, anche inconsapevolmente, partecipe del furto di un bambino, nonché assenziente, senza neppur voler sapere i fatti, a quanto stava accadendo) così somigliante alla sua vera mamma, diventa una Luce per tutti, molto prima di scoprire la sua identità. La vita di Miriam sarà sconvolta dall’esperienza di quei giorni in cui ospita Liliana e la bimba in casa sua, quando le si aprono gli occhi sui crimini della Giunta e decide che, costi quel che costi, manterrà fede alla promessa fatta a Liliana e farà sapere a Luz chi sono i suoi veri genitori. Cambia Miriam e cambia- alla lunga e pagando con la sua vita- Eduardo, il genero di Dufau, decidendo di non poter più tacere quando scopre quello che non aveva mai voluto vedere o sapere.
Luz, infine, Luz dall’identità negata, dai messaggi oscuri di una memoria lontanissima, Luz che soffre perché non è normale odiare un nonno (e non sa che ha ragione di odiarlo), non è del tutto normale essere così insofferente con la ‘mamma’, e poi soffre nel suo percorso di ricerca, quando conosce le Nonne di Plaza de Mayo, Luz che prende la parola non solo per raccontare a Carlos ma anche per dirci della luce che si è accesa davanti a lei, quando aveva vent’anni, rivelandole la verità.

Un personaggio che ci commuove, una storia che ci fa inorridire- Nunca más, mai più, come dice il titolo della rapporto speciale sui desaparecidos-, un libro da leggere.





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