lunedì 29 febbraio 2016

Boualem Sansal, “2084. La fine del mondo” ed. 2016

                                                          Voci da mondi diversi. Africa
          distopia
          FRESCO DI LETTURA


Boualem Sansal, “2084. La fine del mondo”
Ed. Neri Pozza, trad. M. Botto, pagg. 254, Euro 14,45


       “2084”: il riferimento al “1984” di George Orwell è chiaro, e lo scrittore algerino Boualem Sansal non è debitore solo del titolo, trasposto a cento anni di distanza, nel suo romanzo destinato a suscitare scalpore. L’impianto stesso del romanzo è simile a quello del capolavoro di Orwell. Siamo in Abistan e l’Abistan è l’unico stato rimasto da un oscuro passato terminato con la grande Guerra Santa, chiamata Shar. Si parla di Frontiere, ma è tutto vago, nessuno sa niente di preciso, nessuno neppure si azzarda a pensare o a immaginare qualcosa, niente viene mai messo in discussione. Perché c’è un solo capo, Abi, eletto da Dio per governare il popolo dei credenti (nessuno lo ha mai visto), l’Essere Supremo che ha donato la supremazia al suo popolo si chiama Yölah (provate a pronunciarlo, suona come Allah) e il suo opposto ha il nome di Shaitan, oppure Maligno, o Rinnegato, o Balis (i suoi seguaci sono i balisiani), una congregazione di 40 dignitari forma la Giusta Fraternità che aiuta Abi a governare e a contrastare i Makuf- i propagandisti della Grande Miscredenza.

     Orwell aveva scritto il suo romanzo nel 1948 (da qui il suo titolo), spinto dalla delusione provata nel constatare il cammino che aveva imboccato il Comunismo. A poco meno di un secolo di distanza nessuno parla più di comunismo e non sono più gli ideali politici a minacciare la democrazia ma una fede religiosa, lo constatiamo ogni giorno e avvertiamo un certo timore che cerchiamo di tenere a bada. Il romanzo di Sansal sostituisce la distopia politica di Orwell con quella religiosa. Che si presenta, pure questa, come una forma di dittatura che ha bisogno di un suo linguaggio (la lingua del Terzo Reich documentata da Victor Klemperer è l’esempio migliore)- l’Oceania di Orwell è sostituita dall’Abistan e Abi sostituisce il Grande Fratello, invece dello slogan Big Brother is watching you, c’è un Bigaye che guarda e sorveglia, invece della psicopolizia ci sono i V che leggono i pensieri e la Leg-abi (la legione di Abi) di temibili guardiani senza cervello. La lingua è importante, la codificazione del linguaggio sottrae al pensiero, impoverisce la mente, rende incapace di astrazioni.
E, invece di un Winston Smith che porta avanti la sua solitaria protesta, nel “2084” c’è Ati che incomincia a porsi domande, a mettere in dubbio l’unica verità, l’unica fede, l’unica versione della Storia- anche in Abistan, come in Oceania, i fatti vengono manipolati e alterati secondo l’opportunità.
A rischio della vita Ati riesce ad infiltrarsi nel ghetto dei Rinnegati- come quando Winston Smith si mescola con i Proles e scopre il negozio con oggetti una volta comuni ma scomparsi perché ‘borghesi’, anche Ati scopre, nel magazzino della persona che gli dà rifugio, un tesoro di cose normali ma che lui non ha mai visto, spazzate via dalla furia dell’ossessione del peccato. Nel ghetto Ati vede donne non velate, graffiti oltraggiosi contro l’Abistan, libri scritti in altre lingue: è veramente scomparso il mondo fuori dai confini dell’Abistan? Qual è il motivo vero per cui si incoraggia la popolazione a muoversi in continui pellegrinaggi? Perché sono stati eliminati i due amici di Ati? Che cosa non dovevano rivelare?

     In questo romanzo distopico pieno di ombre minacciose un esile filo di speranza viene dato dalla figura dell’uomo (Ati?) che è stato visto fuggevolmente, mentre scendeva da un elicottero su un altopiano nelle vicinanze di un valico. L’uomo era vestito in modo strano, ‘all’antica’, e sembrava stesse cercando qualcosa, ‘una pista perduta, una rovina leggendaria, un passaggio segreto, forse la strada proibita’. E’ scomparso, si ride di lui, come di un folle. Perché se cercava la mitica Frontiera, era pazzo: si sa che la Frontiera non esiste, c’è solo la sua leggenda. E per tutti quelli che vivono in Abistan è meglio non porsi domande, accontentarsi di quello che viene loro detto.



     
     


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