giovedì 15 gennaio 2015

Robert Littell, “L’oligarca” ed. 2009

                                      Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                                  spy-story
                                                                  il libro ritrovato

Robert Littell, “L’oligarca”
Ed. Fanucci, trad. Laura Bigoni, pagg. 439, Euro 18,00


    Si pubblicano troppi libri. E’ inevitabile che ce ne sfuggano alcuni che valeva la pena di leggere, appena vengono immessi sul mercato. E già siamo fortunati se riusciamo a ritrovarli, se qualcosa li riporta all’attenzione di noi lettori. E’ successo così per “L’oligarca”: dopo aver letto il bellissimo “L’epigramma a Stalin” di Robert Littell un paio di mesi fa, ho ‘ripescato’ il romanzo precedente, pubblicato lo scorso anno, che mi ha confermato la bravura dello scrittore americano pur in un genere diverso, quella della spy-story.
    Definire ‘romanzo di spionaggio’ un libro come “L’oligarca” non gli rende giustizia, il genere della spy-story gli va stretto. Perché il personaggio principale è, sì, un agente segreto della CIA e noi seguiremo le sue imprese da un continente all’altro- avventurose, pericolose, sul filo del rischio estremo. Ma quello di Littell è anche uno splendido romanzo sulla ricerca della propria identità che l’individuo può smarrire sotto le molte maschere che la vita, la società o il lavoro lo obbligano ad indossare.
    Il tempo presente della storia è il 1997, ma tutto inizia almeno una dozzina di anni prima, con due date fondamentali per motivi diversi: nel 1993, vicino al villaggio di Prigorodnaja (tra San Pietroburgo e Mosca), un uomo viene seppellito vivo in una buca scavata nella strada che, subito dopo, viene coperta da un manto nuovo d’asfalto. Nel 1994, Martin Odum, ex agente della CIA che ora lavora come detective privato a Brooklyn, è in cura psichiatrica per quello che si chiama ‘disturbo della personalità multipla’: non sa più chi egli sia in realtà, non sa neppure se Martin Odum sia il nome con cui è nato.
Martin Odum, in veste di investigatore privato, è il protagonista delle vicende che si svolgono nel 1997. Lui, oppure le sue altre identità, è anche il protagonista di una miriade di storie del passato, tutte in qualche maniera collegate l’una con l’altra. Estella Kastner si rivolge a Martin per affidargli un incarico da parte di suo padre, ex agente del KGB rifugiato in America. Si tratta di ritrovare un altro russo, Samat Ugor-Zilov, che è scomparso, abbandonando la moglie (figlia di Kastner) che ha sposato per ottenere il permesso di ingresso in Israele dove vive la donna. Kastner vuole che Samat firmi le carte del divorzio che renderanno la figlia nuovamente libera.

Quella che potrebbe essere la trama banale della caccia ad un marito fedifrago diventa una avventura straordinaria all’inseguimento di un uomo che fuggiva dai ceceni in Russia- ma Martin Odum non è l’unico, oltre ai ceceni, ad essere interessato a Samat Ugor-Zilov. Lo cerca anche uno zio che dice che Samat gli ha rubato un’enorme quantità di soldi e poi, invece, c’è qualcuno che non vuole affatto che Martin ritrovi Samat: il vecchio Kastner viene ucciso quasi subito dopo aver incontrato Martin, muore anche una donna (indossava la tuta di Martin per badare all’alveare di lui sulla terrazza, l’hanno scambiata per lui), in Israele due colpi di fucile mancano Martin come bersaglio…Il nemico di Martin è del tutto insospettabile.
   Chi è questo inafferrabile Samat Ugor-Zilov? Che traffici misteriosi ha, dietro la presunta impresa umanitaria di inviare protesi nel terzo mondo? Viene avvistato a Londra, e poi a Praga, su un’isola del lago di Aral dove si fanno esperimenti per la guerra batteriologica, in una cittadina lituana, e infine a Prigorodnaja. Che ruolo hanno giocato, Samat e lo zio Oligarca, che ruolo hanno giocato la CIA e l’FBI nel far sì che la Russia che sorgeva dalle ceneri dell’Unione Sovietica non potesse competere con l’America?
   Altrettanto elusiva, in modo diverso, è la personalità di Martin Odum: “da qualche parte, lungo la strada, ho perso traccia di quale delle molte pelli che ho indossato fosse il mio vero io”, confessa Martin. Le ‘biografie’ che vengono costruite per gli agenti segreti si chiamano ‘leggende’ (così è il titolo in originale, “Legends”): sono costruite pezzo per pezzo senza tralasciare nessun dettaglio, dalla spiegazione accurata di dove sia stato fatto un intervento che giustifichi una cicatrice all’hobby del personaggio. Martin (quando è Martin) alleva api, quando è l’irlandese Dante Pippen è specializzato in esplosivi, quando è Lincoln Dittmann colleziona armi della guerra di secessione, ha persino scritto un libro sulla battaglia di Fredericksburg.
Il fatto è che Lincoln Dittmann dice di esserci stato di persona sul campo della battaglia di Fredericksburg- e ne è convinto. C’è poi ancora una quarta identità che Martin ha rimosso, deve essere legata a qualche trauma- il lettore lo scopre alla fine.
    Sono tante le storie che vengono raccontate ne “L’Oligarca” e spaziano in mezzo mondo, includono persino Osama Bin Laden. “Sotto ogni strato c’è un altro strato”, come una cipolla- dice un personaggio. Un consiglio: lasciatevi trasportare dalla narrazione, non ve ne pentirete. Sbucciate le pagine come una cipolla: non piangerete di delusione.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net




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