Voci da mondi diversi. Cina
FRESCO DI LETTURA
Jung Chang,
“L’imperatrice Cixi”
Ed. Longanesi, trad. Elisabetta Valdré, pagg. 526, Euro
20,00, e-book Euro 10,99
Titolo originale: Empress
Dowager Cixi
Cixi portò a termine la sua rivoluzione nel
corso di sette importantissimi anni, dal suo ritorno a Pechino all’inizio del
1902 fino alla sua morte nell’ultimo scorcio del 1908. L’epoca fu delineata da
alcuni cambiamenti epocali grazie ai quali la Cina varcò decisamente le soglie
della modernità. La modernizzazione permise di raddoppiare le entrate annuali,
che passarono da poco più di cento milioni di tael a 235 milioni.
1861-1908: per quasi cinquant’anni
l’imperatrice Cixi governò la Cina. Mai in prima persona, impossibile e
impensabile per una donna, ma come reggente prima per il figlio, poi per il
nipote minorenne Guangzhou, poi sempre per questo nipote che aveva fatto
incarcerare nel 1898 in seguito ad un tentato colpo di Stato. Una donna
straordinaria, Cixi. Paragonabile a Elisabetta I di Inghilterra, a Caterina la
Grande di Russia, alla regina Vittoria che sedette sul trono d’Inghilterra e fu
imperatrice d’India negli stessi anni in cui Cixi era impegnata nella lotta
impari per fare uscire la Cina dall’arretratezza e metterla al passo con le
nazioni occidentali. Jung Chang (di cui ricordiamo il bellissimo romanzo “Cigni
selvatici” e la rivelatrice biografia “Mao. La storia sconosciuta”)
ricostruisce con precisione storica la vita di Cixi nel libro “L’imperatrice
Cixi”, appassionante e rivelatore.
Cixi entrò a palazzo nel 1852, come una
delle tante concubine. Piccola di statura, il naso aquilino, un mento deciso,
non era bella, tranne che per gli occhi e i denti. La sua fortuna fu dare alla
luce un figlio maschio, nel 1856: questo cambiò il suo destino, l’imperatore
Xianfeng la elevò immediatamente ad un rango superiore e grazie al bambino Cixi
diventò la consorte numero due, seconda solo all’imperatrice Zhen. L’altra sua
fortuna (forse dovuta anche al carattere di entrambe e alla sua intelligenza)
fu l’assenza di rivalità tra di lei e l’imperatrice. Alla morte
dell’imperatore, lontano da Pechino dopo che la corte aveva dovuto abbandonare
in fretta e furia la capitale e lo splendido Palazzo d’Estate era stato
distrutto dagli invasori francesi, Zhen e Cixi collaborarono, fecero fronte
unico nella reggenza in attesa della maggior età del piccolo imperatore
Tongzhi. Gli fecero entrambe da madre, ma Zhen si tirò indietro lasciando
prendere a Cixi tutte le decisioni importanti per quello che riguardava il
governo.
Non mi metterò certo a riassumere
cinquant’anni di storia cinese, turbolenta e complicata, in un momento in cui
ogni potenza occidentale avanzava pretese, reclamando porti ed esclusività di
commercio. Cixi si trovò a dover fronteggiare guerre contro nemici più potenti,
meglio armati e meglio preparati, a contrattare confini, a concedere permessi
alle missioni, a mediare la presenza degli stranieri- con usanze e culture così
diverse- con gli uomini di corte. Quello che ammiriamo di Cixi è la sua
curiosità e la sua apertura mentale: sono le doti che le hanno permesso di
trasformare il suo paese. Curiosità: senza di questa Cixi sarebbe rimasta
rinchiusa nel piccolo mondo della grande Cina. Invece, pur senza mai
oltrepassare i confini di persona, Cixi mandò inviati all’estero e lesse con
attenzione i loro rapporti. Tutto la interessava, il modo di governare, le
leggi, le condizioni di vita, l’organizzazione scolastica, ma anche gli abiti,
i balli, la musica, la maniera di comportarsi di uomini e donne.
Dove altri si
stupivano, lei vagliava, soppesava, accettava le sorprendenti novità. La sua
mente era aperta a tutto, non incondizionatamente ma dopo aver riconosciuto la
validità di eventuali cambiamenti. La ferrovia, la luce elettrica, lo studio
dell’economia e delle lingue straniere- e sono solo alcune delle novità da lei
introdotte. La più importante fu quella a cui stava lavorando, fino agli
estremi momenti prima di morire: concedere il voto ai cittadini cinesi e
trasformare la monarchia assoluta in monarchia costituzionale. Fece anche degli
errori, certo. Nessuno è perfetto, affrontò male la ribellione dei boxer, fu
responsabile di grandi crudeltà (mai della portata di chi sarebbe venuto dopo
di lei negli anni seguenti).
Il libro di Jung Chang è una biografia
storica che si legge come un romanzo (perfino le note a pié pagina sono
interessanti). Non sono solo gli eventi ad avere rilievo ma tutto quello che
crea l’ambiente della Cina della seconda metà del secolo XIX. Leggiamo
affascinati le descrizione degli abiti, delle usanze (l’ex-concubina diventata
Imperatrice Vedova che doveva ricevere nascosta dietro un paravento e che
arrivò ad invitare a pranzo le signore inglesi e americane, la folla di eunuchi
a corte e il mal d’amore per uno di questi che fece ammalare Cixi), della
ricostruzione del Palazzo d’Estate, dei cibi, degli arredi, degli scambi di
doni. Jung Chang ricorre spesso a citazioni tratte dalla documentazione
dell’epoca, inserisce fotografie e ritratti dell’imperatrice che aveva preso
gusto a vedersi ringiovanita nelle foto (ritoccate) e che aveva fatto
soggiornare a corte la pittrice Katherine Carl per dieci mesi.
L’attrice Gong Li interpreterà sullo
schermo l’imperatrice Cixi in un colossal storico coprodotto da Cina e Stati
Uniti. Di certo il film contribuirà a portare alla conoscenza di tutti la
figura di una grande donna.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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