Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Ed.
Neri Pozza, trad. Laura Prandino, pagg. 200, Euro 18,00
Texas. È il 1870 e Jeff Kidd, il protagonista
di “Notizie dal mondo”, ha 75 anni. E’ passato attraverso più di una guerra,
come sappiamo dai vari flashback dei suoi ricordi- nel 1812 quando era giovanissimo,
poi negli anni ‘30 e infine aveva preso parte alla guerra civile. Aveva
raggiunto il grado di ‘capitano’, anche se dopo aveva fatto lo stampatore ed
ora girava il paese leggendo ad alta voce le notizie dal mondo ad un pubblico
pagante e curioso di quello che accadeva in luoghi lontani. Sono anni inquieti,
gli indiani pellerossa fanno scorrerie e assaltano carovane. Sono gli anni che
conosciamo dai film sul Far West che è diventato una leggenda.
A Wichita Falls, sul confine settentrionale dello stato del Texas, il capitano Kidd riceve un incarico da parte di un nero libero che fa il trasportatore- deve accompagnare dagli zii una bambina che è stata riscattata dagli indiani che l’avevano rapita quattro anni prima, dopo aver ucciso brutalmente i genitori e la sorellina. Kidd è perplesso, sì, è vero, ha avuto due figlie, ma doversi occupare di una bambina di dieci anni per un viaggio di tre settimane…Poi acconsente. Non è per i soldi, che verranno spesi per acquistare un carro, ma perché la bambina gli fa pena e nessun altro potrebbe occuparsene.
C’è di che scoraggiarsi. La bambina- si
chiama Johanna, ma Kidd deve insegnarle che quello è il suo nome- ha
dimenticato tutto della sua vita precedente. Adesso la sua lingua è quella dei
Kiowa, forse prima neppure parlava in inglese, perché i genitori erano
tedeschi.
Mi chiamo Cicala. Mio padre è Acqua che
Torna. Mia madre è Tre Macchie. Voglio andare a casa. La
bimba lo mormora a bassa voce, ma intanto nessuno può capirla. È bionda, con
gli occhi azzurrissimi, ma ha un volto inespressivo- anche quello lo ha appreso
per imitazione dagli indiani, una immobilità imperscrutabile.
Tre settimane di viaggio che trasformeranno sia Johanna sia il capitano. Quello di Johanna è un lento apprendimento, un adeguarsi a quello che si vuole da lei- che si vesta con abiti appropriati e si tolga le piume dai capelli, che impari a mangiare usando le posate, che non faccia il bagno nuda nel ruscello, che dorma in un letto. Sono regole per lei incomprensibili, ma il capitano Kidd è straordinario. È così per natura, sensibile e comprensivo. Non c’è bisogno che Johanna parli, non ne sarebbe capace. Lui capisce ogni sguardo, ogni fremito, i motivi di ogni fuga. Perché una volta Johanna tenta di scappare. Vede degli indiani al di là del fiume e cerca di farsi udire da loro.
Viene però il giorno che cambierà tutto, dopo che la bambina e il vecchio affrontano insieme un bianco che li insegue- forse allora gli indiani non sono il male peggiore? Johanna è una piccola guerriera grandiosa, è grazie a lei che si salvano. È l’apice di questo romanzo che sembra una favola del Far West. Johanna inizia a chiamarlo Kontah, ‘nonno’ in lingua kiowa, e il nonno però si sente ringiovanire nonostante le giunture che gli fanno male.
la scrittrice |
rapimento, per così dire, ben diverso dal primo.
Questo è un romanzo molto bello
sull’amicizia, sull’essere genitori o nonni al di là dei legami di sangue
perché si risponde al richiamo dell’onore. E allora anche il leggere le notizie
acquista un altro significato. “Forse la vita è solo portare notizie”, riflette
Kidd. “Forse abbiamo un solo messaggio, che ci viene consegnato alla nascita e
non sappiamo bene cosa dica; può non riguardarci personalmente ma dev’essere
portato a mano per tutta la vita, per tutta la strada, e alla fine consegnato,
ancora sigillato”. Come una bambina.
Da questo romanzo il film con Tom Hanks ora sugli schermi.
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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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