martedì 16 febbraio 2021

Karoline Kan, “Sotto cieli rossi” ed. 2020

                                                               Voci da mondi diversi. Cina

          romanzo autobiografico

Karoline Kan, “Sotto cieli rossi”

Ed. Bollati Boringhieri, trad. B. Gallo, pagg. 304, Euro 16,50

   Io ho due compleanni. Il primo è quello segreto che festeggio a casa, il secondo è scritto sui documenti ufficiali.

   Due compleanni perché questa scrittrice della generazione millennial (quelli che sono nati negli anni ‘80 e ‘90 del ‘900) è nata fuorilegge. Proprio non avrebbe dovuto nascere in base alla legge del 1983 che imponeva ai cinesi di mettere al mondo un solo figlio, una legge che avrebbe portato all’uccisione di milioni di bambine perché, nel caso che il primogenito fosse una femmina, i genitori non avrebbero potuto provarci di nuovo, per avere l’agognato maschio che avrebbe tramandato il cognome e che sarebbe stato un sostegno economico. E invece sua madre voleva assolutamente un secondo figlio, anche se aveva già un maschietto. Voleva proprio una bimba. E le prime pagine del romanzo autobiografico di Karoline Kan ci parlano della volontà caparbia di sua madre, di come avesse nascosto la gravidanza, di come si fosse sottratta alle ecografie di controllo, pur sapendo che avrebbero dovuto pagare una multa di 6000 yuan (l’entrata media annuale di un cittadino cinese era di 1000 yuan). E infine di come, in ritardo nel saldo della multa, fosse riuscita a far posticipare la data di nascita della bambina che così avrebbe potuto festeggiare due compleanni.

    Il nonno aveva scelto per lei il nome di Chaoqun, che significa ‘fuori dal coro’ (un nome azzeccato, perché ‘diversità e lotta per la sopravvivenza sarebbero stati temi ricorrenti nella mia vita’). Più tardi, quando era diventata una scrittrice, lei avrebbe adottato lo pseudonimo di Karoline. La tempra battagliera della madre di Chaoqun si è già mostrata- è lei a prendere le decisioni importanti, a voler ritornare nella casa della sua famiglia quando la convivenza con lo suocero era diventata impossibile e, più tardi, a scegliere di traslocare in città, con la mira di ottenere un hukou migliore per i figli.

Una parola chiave, hukou, una delle tante che incontriamo in questo libro che ci spalanca una finestra su una Cina che conosciamo poco o affatto. L’hukou è il sistema di registrazione dei nuclei famigliari che stabilisce dove ciascun cittadino può andare a scuola, sposarsi, lavorare e ottenere cure ospedaliere. Senza un hukou non si è nessuno.

Università di Pechino

    Il racconto autobiografico ci fa rivivere il senso di emarginazione della bambina spaesata in un ambiente che non conosce, la lotta costante della madre per migliorare il loro stato, per iscrivere i figli nelle scuole migliori. La strada di Chaoqun è costellata di successi, mentre c’è anche una graduale presa di coscienza delle anomalie del vivere in Cina. Prendiamo ad esempio l’istruzione e la maniera acritica in cui si studia, o gli slogan che si ripetono a memoria all’infinito, Ama il tuo Paese, ama la nazione, ama il Partito Comunista, o il periodo obbligato di un tirocinio pseudo-militare all’inizio dell’università, o il controllo sulla vita privata, sui primi timidi legami d’amore, o la denigrazione dei nemici (inglesi, giapponesi, americani), o l’oscuramento della rete e la necessità di ricorrere ad una VPN, una rete privata, per avere notizie ‘scomode’ o imbarazzanti, o ancora l’assurda persecuzione di quelli che praticavano il Falung Gong.


    Una data in particolare incuriosisce Karoline, anche perché la tocca da vicino. Lei era nata due mesi prima di quel 4 giugno 1989 in cui l’esercito aveva stroncato la protesta pacifica degli studenti che chiedevano riforme democratiche. C’erano stati migliaia di morti, eppure il silenzio totale avvolgeva i fatti di piazza Tien an Men. È questo silenzio che è sconvolgente. Che non è neppure soltanto ufficiale, ma anche privato, perché neppure in famiglia qualcuno è disposto a parlarne. Così come tuttora non si parla del passato, di quello che riguarda le Guardie Rosse o Mao o dei milioni di morti del Gran Balzo in Avanti.

    Soltanto di un passato domestico la nonna è disposta a parlare, delle difficoltà di procurarsi il cibo, dei piedini ‘fior di loto’ della bisnonna e di come lei, la nonna, sia sfuggita a questa dolorosissima pratica, dei matrimoni combinati, dell’istruzione che non è necessaria per le donne. E allora Chaoqun/Karoline sventola la bandiera del femminismo, si fa paladina dell’emancipazione femminile, del diritto della donna di scegliersi il compagno oppure di vivere da sola, di studiare, di lavorare. Scontrandosi anche con la mamma che sembrava all’avanguardia.

   Un libro che val la pena di leggere, “Sotto cieli rossi”, una storia di tre generazioni di donne che arriva fin nel presente concedendoci una visione dei tempi moderni ancorata però nel passato.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook



     

  

Nessun commento:

Posta un commento