sabato 22 ottobre 2016

Tatiana de Rosnay, “Daphne” ed. 2016

                                                           Voci da mondi diversi. Francia
          biografia
         FRESCO DI LETTURA


Tatiana de Rosnay, “Daphne”
Ed. Neri Pozza, trad. A. Folin, pagg. 427, Euro 15,30

    “Manderley forever”, è il titolo originale della affascinante biografia di Daphne Du Maurier scritta da Tatiana De Rosnay e appena pubblicata da Neri Pozza. Manderley per sempre, quale altro poteva essere il titolo, se non quello della casa protagonista di “Rebecca”, il romanzo del 1938 a cui il nome della Du Maurier sarebbe sempre rimasto collegato, più che a qualunque altro libro avrebbe scritto in seguito, quello che la maggior parte delle persone che bussavano alla porta di Menabilly (la ‘vera’ Manderley, la casa amore-ossessione di Daphne) aveva in mano per farglielo firmare, quello dall’incipit memorabile, Last night I dreamt I went to Manderley again. Le due cose più importanti nella vita di Daphne Du Maurier (un cognome francese a cui lei teneva moltissimo, anche se scoprì tardi che il vero cognome dell’antenato era meno altisonante, non aveva affatto la particella ‘du’ che sapeva di nobiltà e castelli) furono sempre la passione per la scrittura e quella per Menabilly, la casa in Cornovaglia che ottenne in affitto per vent’anni. Dopo veniva l’amore per il figlio minore, Kit, il prediletto a scapito delle due bambine, Tessa e Flavia- semplicemente perché era un maschietto e Daphne sentiva forte in sé la componente maschile della sua personalità, quel doppio a cui aveva dato- fin dall’adolescenza- il nome di Eric Avon, la voce con cui parlava nei personaggi maschili dei suoi romanzi.
Daphne con Kit, Tessa e Flavia. Sullo sfondo, Menabilly
Era Eric Avon che si innamorava di altre donne- aveva diciotto anni, Daphne, quando iniziò una relazione con l’insegnante del collegio in cui studiava, era già sposata quando ebbe un vero e proprio colpo di fulmine per la moglie del suo editore americano da cui peraltro fu respinta con garbo. E tuttavia, quando Daphne conobbe ‘Boy’ Browning, bello, aureolato di gloria dopo il ritorno dalla Grande Guerra, appassionato di vela e di mare come lo era lei, non ebbe il minimo dubbio che quello fosse l’uomo per lei. Si sposarono, era il 1932, Daphne aveva venticinque anni e aveva già pubblicato un libro, “Spirito d’amore”.
Daphne, a destra, con la madre e le sorelle
     Mi sono chiesta, leggendo il libro di Tatiana De Rosnay, se l’immedesimazione che percepivo da parte dell’autrice fosse dovuta ad una sottile affinità fra le due scrittrici- entrambe con un’ascendenza in parte francese, entrambe con una famiglia importante e nota alle spalle (scienziati, attori, pittori, in quella della De Rosnay, mentre il padre di Daphne fu il più famoso attore di teatro del suo tempo, la sorella maggiore di Daphne fu pure lei scrittrice e la minore pittrice)-, perché Tatiana De Rosnay è riuscita a rendere vibrante il personaggio di Daphne, a dirci tantissimo su di lei come donna-
una giovane Daphne
dal rapporto speciale che aveva con il padre (Daphne stessa parlò spesso del fascino dell’incesto, non del tipo che si svolge fra le lenzuola) al suo legame con le sorelle (entrambe lesbiche), dalla sua attrazione verso altre donne al suo matrimonio che entrò in crisi con le lunghe assenze del marito, dall’affetto speciale per Kit alla riscoperta delle due figlie-, e come scrittrice, seguendo la genesi di ogni nuovo romanzo, dal momento della prima idea fuggevole a quello che Daphne chiamava brewing, l’elaborazione della trama, al successo o all’insuccesso del libro una volta pubblicato, alla sua trasposizione cinematografica (Daphne non amava Hitchcock che trasformava troppo quello che aveva lei aveva scritto). Con la stessa lievità e passione che troviamo nei romanzi di Daphne Du Maurier, Tatiana De Rosnay ricrea ambienti e paesaggi, descrive abbigliamenti e arredamenti, ci restituisce la timidezza di Daphne che cercava di sottrarsi ad interviste e incontri (gli scrittori dovrebbero essere letti, ma né visti né sentiti- era solita dire), il suo dimenticarsi del mondo intero, il suo bisogno di solitudine quando iniziava a scrivere, il suo essere stregata da Menabilly- Manderley Forever.
    Ci succede una cosa strana, quando terminiamo di leggere “Daphne”. Ci sembra di avere letto un romanzo di Daphne Du Maurier in cui la protagonista è una scrittrice, e allora, bravissima Tatiana De Rosnay!
Un libro che mi ha incantato.


    

   

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