domenica 12 settembre 2021

Tullio Avoledo, “Come navi nella notte” ed. 2021

                                                                     Casa Nostra. Qui Italia

      cento sfumature di giallo

Tullio Avoledo, “Come navi nella notte”

Ed. Marsilio, pagg. 447, Euro 19,00

 

     Un prologo di forte impatto, all’inizio del nuovo romanzo di Tullio Avoledo, “Come navi nella notte”. Un uomo, il protagonista e io narrante, sdraiato a terra. Il rombo delle fiamme di un incendio. Un negozio distrutto. La sirena dei pompieri. Cenere che cade come neve. L’uomo è in stato di shock ma ricorda il suo nome, Marco Ferrari. “E di colpo il ricordo degli ultimi giorni si riversa dentro di me con un ruggito.”

    Il racconto si riavvolge su se stesso e si sposta al tempo precedente, la stessa scena sarà ripetuta più avanti, uguale, e sarà il punto chiave del romanzo, prima che gli eventi si susseguano, sempre più allarmanti.

Marco Ferrari è un ex poliziotto che ha denunciato le violenze indebite delle forze dell’ordine durante una protesta (sembra di leggere la cronaca dei fatti avvenuti a Genova durante il G8) e ha dovuto cambiare vita. Si è trasferito a Friburgo e scrive romanzi polizieschi ambientati a Venezia, con un personaggio amato dal pubblico e che lui non sopporta più ma non può far morire, pena rottura del contratto con la sua casa editrice.


    E’ tornato in Italia per vendere la casa dei suoi genitori sul litorale friulano ed è lì, tra ricordi di un passato ormai del tutto scollato dal presente, che inizia ‘tutto’. Assiste ad una scena di difficile interpretazione- una persona anziana cammina sulla spiaggia con un cane. Poi l’uomo scompare e il cane è sulla sabbia, ferito ad una zampa da un’arma da fuoco. Un cane splendido peraltro e poco comune, come sottolinea la veterinaria da cui Marco lo porta a medicare, un borzoi- in un tempo lontano solo gli zar in Russia potevano tenere un borzoi. Infatti verrà fuori che il vecchio scomparso è (o era?) un sovranista russo. Che cosa ci faceva a Sabbie Dorate?


Da qui prende l’avvio una storia che vede apparire sulla scena bande di giovani vacanzieri (e casinisti) per le feste di Pentecoste, neonazisti che parteciperanno ad una versione tipo ‘ballo delle debuttanti’ a Trieste, in un palazzo blindato per l’occasione, mentre Marco Ferrari cerca di capire che cosa mai cercasse chi ha rapito il vecchio russo (il borzoi con il pesante collare con gemme Svarowski ha il suo ruolo) e non riesce a sottrarsi al fascino della veterinaria. La bella Miriam dai capelli rossi e dal passato ricco di esperienze potrebbe essere la rivale della compagna tedesca di Marco? Hanno qualcosa in comune le due donne, la giornalista tedesca che sfida il pericolo per coprire quanto succede al Muro di Orbàn e l’ebrea italiana che è disposta a infiltrarsi tra il personale di servizio al gran ballo di Trieste.

Hanno coraggio e sprezzo per il pericolo, hanno amore per la verità. Rischiano grosso entrambe, di entrambe si perderanno le tracce, ad un certo punto. Chi ha la peggio, però, è l’amico antiquario di Miriam a cui un giovane dall’aspetto emaciato ha proposto di comperare il diario di un gerarca nazista, la testimonianza che ribalterebbe la Storia della seconda guerra mondiale.

   Una trama interessante con una bella galleria di personaggi (incluso un intrigante ispettore cinese in una Italia dove i cinesi occupano sempre più ruoli), un bel protagonista e una bella ambientazione ai nostri giorni dopo aver vissuto quella che viene chiamata la Situazione (la pandemia, naturalmente, descritta con un filo di ironia), una bella scrittura (la ripetizione dell’aggettivo non è casuale) che dedica il giusto spazio a introspezione, descrizioni, dialoghi, paragoni tra il Bel Paese e la Germania. E infine anche una bella automobile, una superlativa Tesla.

    Un romanzo realista con un tocco di ucronia, da leggere.

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Lo scrittore sarà presente al Festival della Letteratura di Mantova



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