giovedì 23 settembre 2021

Yone Noguchi, “Diario americano di una ragazza giapponese” ed. 2021

                                                 Voci da mondi diversi. Giappone

     romanzo di formazione

Yone Noguchi, “Diario americano di una ragazza giapponese”

E. Elliot, trad. F. Lopiparo, pagg. 214, Euro 17,50

      Fidiamoci delle scelte delle case editrici ‘minori’ per riportare alla luce romanzi insoliti che sono dei piccoli gioielli. E’ il caso della Elliot di cui abbiamo già apprezzato le precedenti scoperte e che ora ci regala il delizioso “Diario americano di una ragazza giapponese” di Yone Noguchi.

     All’inizio del secolo scorso il giovanissimo Yone Noguchi emigra da Tokyo a San Francisco, sua è quindi la sorpresa della novità di un mondo e di una cultura così differenti da quelli che ha lasciato e però, stravolgendo una duplice consuetudine, decide di scrivere qualcosa di diverso. Se finora la forma del diario era prettamente opera di un uomo, Yone Noguchi ne scrive uno calandosi nei panni di una ragazza giapponese diciottenne che arriva in America accompagnata da uno zio. E lo scrive in inglese. Yone Noguchi è Morning Glory (Asagao il suo nome giapponese, come quello della protagonista del Genji monogatari, il più famoso classico della letteratura giapponese), il suo diario è il primo romanzo scritto in inglese da un autore giapponese.


    C’è grande aspettativa, all’inizio, per il viaggio che Morning Glory si accinge a fare. “Una nuova pagina della mia vita sta per iniziare”, sono le parole di apertura del diario. Il suo viaggio è il primo evento degno di nota nella storia della sua famiglia da sei secoli a questa parte. Il saluto di Sayonara a Tokyo è piuttosto sbrigativo, a bordo del Belgic Morning Glory si sente come una bandiera di carta abbandonata nella tempesta e l’oceano Pacifico è ‘lo sconquassatore del mondo’. Finalmente arrivano a San Francisco ed iniziano le pagine con le sue osservazioni attente, irriverenti- a volte nei confronti dell’America e degli americani e a volte nei confronti del Giappone che si è lasciata alle spalle-, divertenti, ingenue, sempre molto colorite.

   


Torniamo indietro di più di cento anni. L’America sembrava a Morning Glory- ed effettivamente lo era- tremendamente moderna e innovativa. La giapponesina si stupisce di tutto, delle automobili che paragona ad una carrozza senza cavalli, degli ascensori che la divertono così tanto da andarci su e giù senza alcuno scopo, delle sputacchiere che vede ovunque, dei negri che le paiono ‘orribili’ (‘Vorrei avere qualche informazione sugli standard di bellezza della loro razza’), dei bagni (‘il Giappone è indietro di tre secoli’), degli spazi enormi, del rumore ovunque. Il comportamento delle persone, poi. Quando Morning Glory vede nel cortile dell’albergo un uomo e una donna che si baciano, ‘il mio volto prese fuoco. Non è una vergogna in un luogo pubblico?’. Quando vede in corridoio un quadro con una donna nuda, Morning Glory lo copre con un suo haori (giacca tradizionale giapponese da indossare sopra il kimono).

     Ricordiamoci che Morning Glory ha diciotto anni ed è pronta a cambiare, a lasciarsi influenzare dalle piacevoli novità di questo mondo nuovo. Si fa un’amica ed è divertente osservare con lei le differenze tra le loro corporature, la loro carnagione, il colore dei loro capelli- quanto piacerebbe a Morning Glory avere i capelli rossi. E se li tingesse? E poi si innamora- un primo amore lieve come le ali di una farfalla, perché anche questa è una cosa così nuova- in Giappone una ragazza non potrebbe mai scegliere l’uomo da amare, la famiglia sceglie per lei. Non c’è seguito a questo amore e un poco ci spiace- da San Francisco la protagonista e lo zio si spostano a Chicago che non piace affatto a nessuno dei due, poi in casa di un poeta.

   


Il chiacchiericcio di Morning Glory non ha sosta. Ci diverte con la sua ingenuità, con le riflessioni argute, l’ironia, i paragoni, smentendo certi stereotipi come quello di Madame Butterfly, desiderosa di emancipazione, divisa tra la figura tradizionale della donna che le è stata inculcata in Giappone e quella moderna e indipendente che ha scoperto in America e che più le si addice.

    Un romanzo di formazione al femminile scritto da un uomo. È l’Oriente che incontra l’Occidente, e hanno molto da imparare, l’uno dall’altro.

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