domenica 5 settembre 2021

Ilaria Tuti, “Ninfa dormiente” ed. 2019

                                                                 Casa Nostra. Qui Italia

    cento sfumature di giallo

Ilaria Tuti, “Ninfa dormiente”

Ed. Longanesi, pagg, 478, Euro 18,60

 

      Tutto inizia da un quadro che si pensava fosse andato perso ed ora viene sottoposto ad una valutazione. Quello che si scopre è sconvolgente- per il colore è stato usato il sangue. Il soggetto è un bellissimo volto di donna, l’autore è Alessio Andrian, la data in calce è 20 aprile 1945. È da quel giorno che il pittore- era poco più che un ragazzo all’epoca, militava tra i partigiani ed era stato ritrovato più morto che vivo e tutto coperto di sangue- si era chiuso in un mutismo assoluto. Non si era più mosso dalla sua stanza, seduto davanti alla finestra a fissare il bosco.

    C’è un dettaglio molto interessante in questo inizio che, promettendo una vicenda che affonda nella Storia passata, si annuncia come intrigante. Le analisi rivelano che il sangue appartiene ad un gruppo speciale che si ritrova solo nella val di Resia dove gli abitanti discendono da popolazioni di ceppo slavo arrivate in Italia al seguito dei Longobardi, con una lingua tutta loro riconosciuta dall’Unesco.


   Quando il commissario Teresa Battaglia si reca sul posto con l’ispettore Marini, la fanciulla del quadro è subito identificata come Aniza, zia dell’uomo ormai anziano che la riconosce immediatamente: la sua somiglianza con la nipote Krisnja è impressionante. Aniza era scomparsa il 20 aprile 1945, neppure il suo corpo era mai stato ritrovato.

    Il passato in cui si addentrano Teresa e Massimo Marini è doloroso e dai confini incerti perché si affida alla memoria del vecchio che era un bambino al tempo dei fatti, sul finire della guerra. Ricorda i partigiani, ricorda un tedesco che veniva a prendere il pane, ricorda la mattina in cui lui, con un fucile che un partigiano gli aveva imprestato come fosse un giocattolo, aveva sparato pensando che non fosse carico e aveva colpito il tedesco di striscio. Ricorda che Aniza, il giorno che era scomparsa, aveva detto che andava a incontrare un’amica- veramente? O aveva appuntamento con qualcun altro? Era il pittore che doveva incontrare? Era lui che l’aveva uccisa? Sul dipinto ci sono, però, altre impronte


   E poi c’è ancora molto altro di cui non posso parlare, nella trama del romanzo, qualcosa che  ha a che fare con una comunità isolata che ha mantenuto vecchi culti e credenze che, in qualche modo, toccano profondamente Teresa. Intanto il legame tra il commissario Teresa (lasciamole la carica che riveste al maschile, come lei preferisce) e l’ispettore Marini, iniziato sul piede sbagliato, si fa sempre più profondo. Non è solo Teresa ad avere dei segreti da nascondere (lo spauracchio dell’Alzheimer che avanza, il suo passato come vittima di violenze), anche Massimo Marini ne ha. E sarà proprio Teresa ad aiutarlo, a fargli accettare quello che è stato, a riconciliarsi con la madre, a prepararsi a diventare padre.

    La pagina finale, di serenità riacquistata, di gioia e di speranza, è preceduta da altre pagine di fuoco dove restiamo in ansia per la sorte dei protagonisti. Sì, sappiamo che non possono morire, che questa non può essere la fine anche se ci andiamo vicino, ma ugualmente la tensione è fortissima.




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