martedì 14 gennaio 2020

Tracy Chevalier, “La ricamatrice di Winchester” ed. 2020


                                Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda


Tracy Chevalier, “La ricamatrice di Winchester”
Ed. Neri Pozza, trad. M. Ortelio, pagg. 283, Euro 18,00

    Un solo filo può cambiare la trama. Sembra un’osservazione riferita solamente al lavoro che le ricamatrici di Winchester stanno facendo- ricamare i cuscini per abbellire i sedili della cattedrale- e invece il significato è più ampio. Un filo, una minuzia, una scelta piuttosto di un’altra, un breve atto in un frammento del nostro tempo può cambiare il nostro destino e la direzione della nostra vita.
“A single thread” (questo il titolo originale del nuovo romanzo di Tracy Chevalier) è ambientato nel 1932. C’è ancora qualcosa del vecchio secolo nell’atmosfera, nei costumi sociali, nelle idee e nei pregiudizi. La guerra ha rivoluzionato molte cose, è diventato comune che una donna lavori- almeno finché non si sposa. Dopo, il suo posto è nella famiglia, a prendersi cura di marito, figli e della casa. E le donne sposate sono di serie A, quelle non sposate sono state etichettate come “donne in esubero”, guardate con compassione, destinate- forse- a fare da badanti ai genitori o ad essere tollerate in casa di un fratello (se sono così fortunate da averne uno).

    Violet Speedwell ha trentotto anni ed è una ‘donna in esubero’- il suo fidanzato è morto in guerra. Anche il fratello maggiore non è tornato dalla guerra e la madre ne porta ancora il lutto. Violet riesce a trovare un lavoro come dattilografa a Winchester, non molto lontano da dove adesso abita nella casa di famiglia. Sarà una vita di sacrifici, sa che avrà a mala pena i soldi per un pasto al giorno, ma, per lei, è la liberazione da una madre lamentosa, bisbetica, tiranneggiante, eternamente insoddisfatta e brontolona. Sarà un soffio di indipendenza.
      E a Winchester, cittadina dominata dalla cattedrale con uno splendido interno gotico, la vita di Violet si sdoppia. Il grigiore della stanza in affitto e della routine quotidiana di un lavoro che non può soddisfarla si contrappone alla rivelazione di due attività, due forme d’arte minori che la affascinano subito: il ricamo e l’arte campanaria, la vista e l’udito, i colori e la musica, il femminile e il maschile. Perché la tela da ricamo è da sempre tra le mani delle donne così come da sempre le grosse funi che muovono le campane sono tirate dagli uomini. È normale che Violet venga accettata, seppure con diffidenza perché non ha mai ricamato in vita sua, tra le ricamatrici, mentre viene guardata con sorpresa e una punta di astio, quando il campanaro Arthur la fa salire fino alla cella delle campane e le dà i primi rudimenti di insegnamento in quell’arte che appare facile ma non lo è.

È questo il sottotesto de “La ricamatrice di Winchester”- la voglia di nuovo da parte delle donne con il desiderio di sganciarsi da vecchi comportamenti ottocenteschi appare anche nella vita sentimentale dei personaggi. Da una parte la garrula Olive che lascia il lavoro e si sposa in tutta fretta perché è incinta e dall’altra Dorothy, la ricamatrice che ama fare citazioni in latino e che è licenziata per un amore ‘che non osa dire il suo nome’. E Violet, dapprima imbarazzata dalla relazione lesbica dell’amica Gilda, si interroga poi con onestà- non contravviene alla morale corrente anche lei, innamorata di un uomo sposato?
      Mentre, filtrate dal suono delle campane, arrivano le notizie della minacciosa ascesa di Hitler in Germania e i ragni neri delle svastiche naziste si trasformano- con qualche polemica e con un significato antichissimo e religioso-filosofico- nei tetraskelion dorati ricamati sui cuscini, Violet impara a padroneggiare l’arte del ricamo, e re Artù e i cavalieri, castelli e ghiande, fiori e alberi si dispiegano davanti ai nostri occhi di lettrici, resi vividi dallo stile pittorico che contrassegna- da sempre- Tracy Chevalier. Un’arte tutta femminile che ci incanta. Un contributo tutto femminile ad un gioiello architettonico creato dagli uomini. E il ricamo, con la sua tecnica che richiede pazienza, punto dopo punto, colore dopo colore, sfumatura su sfumatura per darci il ricco quadro finale in cui un solo filo può fare la differenza, diventa la metafora della vita che ognuno si fa con le proprie mani.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
seguirà a breve l'intervista con la scrittrice



1 commento:

  1. Io ho terminato questo libro due giorni fa e non ne ho fatto una recensione molto bella
    http://leggerevolare.blogspot.com/2021/02/la-ricamatrice-di-winchester.html

    Mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, forse perchè mi aspettavo di più da questa autrice, che ho amato per aver letto "strane creature". Elisa

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