giovedì 16 gennaio 2020

Intervista a Tracy Chevalier, autrice de "La ricamatrice di Winchester" 2020


                                      

      È stato un trionfo milanese, la presentazione del nuovo romanzo di Tracy Chevalier, “La ricamatrice di Winchester”, pubblicato a vent’anni di distanza dal famoso “La ragazza con l’orecchino di perla”, un libro che è stato capace di cambiare, nell’immaginario, il titolo del dipinto di Vermeer che, in realtà, si chiama “Ragazza con turbante”. La presentazione ha avuto luogo nella All Saints’ Anglican Church con un’introduzione di musica d’organo- luogo ideale per un libro che parla delle ricamatrici dei cuscini della cattedrale di Winchester.
Io ho avuto il privilegio di incontrare la scrittrice in un albergo delizioso con un nome che non farò, ma perfetto per un’ospite che viene dalla Gran Bretagna. Tracy Chevalier mi dice che questa mattina è andata alla pinacoteca di Brera, sta facendo delle ricerche sul pittore Carpaccio: il suo prossimo romanzo sarà ambientato in Italia e sarà una saga famigliare ambientata a Murano. E lei, Tracy, sta vivendo a Murano per imparare l’arte del vetro, per ‘calarsi’ dentro il nuovo libro la cui protagonista si chiamerà Orsola.

Le sue trame sono sempre singolari ed io sono curiosa sulla loro ‘origine’: ha ‘visto’ prima i cuscini ricamati o ha ‘sentito’ suonare le campane della cattedrale di Winchester?
      Prima i cuscini. Le campane sono arrivate molto dopo, quando avevo già iniziato a scrivere. Prima di incominciare mi dedico sempre a fare ricerche per avere una comprensione migliore del tempo e del luogo dove si svolgerà il romanzo. E a volte mi capita di rendermi conto che mi manca qualcosa per il libro che voglio scrivere. Avevo già scritto un quarto de “La ricamatrice di Winchester” quando ho pensato che avevo bisogno di un uomo nella storia. Chi è questo uomo? Che cosa fa? Avevo bisogno di qualcuno che equilibrasse il romanzo che è orientato in direzione femminile. Mi è capitato di salire per un tour sul tetto della cattedrale e di vedere gli uomini che suonavano le campane- era spettacolare, se ne stavano lassù, lontani dal resto della città, nel fragore delle campane. Ecco, adesso dovevo fare ricerche sui suonatori di campane.

So che ci sono ancora, anche in Italia, delle scuole per insegnare a suonare le campane. Ma ci sono ancora ricamatrici? È un’arte che sta scomparendo, come nell’isola di Burano, famosa per i merletti?
    Si ricama ancora. C’è ancora un gruppo di ricamatrici a Winchester. Il loro lavoro è tenere puliti e riparare i cuscini. C’è una corporazione nazionale di ricamatrici. È un’abilità che non è andata persa.

Sì, ma chi può farne un lavoro a tempo pieno oggigiorno?
    
  Eppure, proprio in questi giorni di presentazione del libro a Milano, ho incontrato un gruppo di giovani donne che hanno fatto del ricamo il loro lavoro. Certo, non può diventare un’industria. In Gran Bretagna, però, ci sono molte piccole congregazioni nelle chiese che hanno in programma di ricamare cuscini per gli inginocchiatoi e si vendono dei kit per il ricamo.

Mentre leggevo, pensavo che c’era un altro significato nascosto nella trama delle ricamatrici e che il ricamo stava diventando una metafora della vita. Allude a quello il titolo “Un solo filo”, A Single Thread in originale?
      Sì, è una metafora che non volevo rendere troppo pesante, perché ovvia- parliamo spesso dell’arazzo della vita, dei fili della vita, di come ogni punto aggiunto è come aggiungere un pezzo di vita, di come ogni filo aggiunga qualcosa. Così deve essere interpretato l’atto di ribellione di Violet. Violet cambia lentamente, in tanti piccoli modi, la sua vita.

E poi ho anche sentito la necessità di quest’arte minore del ricamo nel tempo in cui viviamo: non serve forse  a farci ricordare il valore del tempo lento, l’opposto del ritmo frenetico dei nostri giorni?
     Il tempo lento è un tempo bellissimo. Qui in Italia c’è il movimento dello slow-food, per prendersi il tempo per cucinare bene. Certamente, in questa nostra epoca in cui si fa tutto di fretta, si vive di fretta, si fanno un sacco di cose in un tempo breve, il ricamo è un’attività che si deve fare lentamente, è un’attività contemplativa che ti tira fuori dal ritmo frenetico quotidiano.

La sua galleria di personaggi femminili mi ha fatto sentire come se stessi uscendo da un romanzo di Jane Austen, passando attraverso un libro di Thomas Hardy per entrare in questo. Queste donne rappresentano la lotta per l’indipendenza- vuole dirmi qualcosa di ognuna di loro?
     È interessante che mi chieda di delineare i personaggi femminili. Io scrivo istintivamente e poi il libro cresce in maniera organica. Mi è difficile parlare di ognuna delle donne protagoniste: Violet è il personaggio principale, quella che cambia di più, da una situazione che non andava bene per lei arriva ad una posizione di forza. Gilda diventa la vera amica. Gilda e Dorothy rappresentano una sfida per Violet che, dal concetto tradizionale di che cosa sia una coppia, arriva alla fine ad accettare un rapporto diverso.
Louise Pesel
Mrs. Speedwell rappresenta la vecchia maniera di pensare, il vecchio ruolo della donna, e poi è arrabbiata per la perdita del figlio. Era un tempo in cui non ci si aspettava che le donne lavorassero e studiassero, tuttavia erano energiche ma, senza aver niente da fare, diventavano frustrate. E Mrs. Speedwell fa pesare sulla figlia l’amarezza che prova per la sua vita. È un momento importante per Violet: riesce a vedere le cose dal punto di vista di sua madre, le spiace per lei, ma va avanti. Louise Pesel è il compasso morale del libro. È una donna veramente esistita e volevo onorarla, è una donna indipendente in un tempo in cui era difficile esserlo. Ha viaggiato, ama appassionatamente il ricamo. Aiuta Violet e Dorothy: non chiede, non giudica. Tutti hanno, nella propria vita, qualcosa di criticabile, ma bisogna avere compassione.

In un certo senso il romanzo gira intorno alla cattedrale di Winchester e c’è anche un riferimento a quella di Salisbury. Mentre leggevo mi è venuto in mente il romanzo “The spire” di William Golding: c’è qualcosa di speciale nelle cattedrali gotiche britanniche. Gli interni sono maestosi, spesso si innalzano in una pianura piatta e si vedono da lontano. Che cosa ci dicono dei britannici?

     Buona domanda. Ieri sono entrata nel Duomo di Milano- è una cattedrale gotica diversissima, è più grande ed elaborata, c’è qualcosa di molto cattolico nel Duomo di Milano. In un lontano passato c’erano delle chiese cattoliche in Gran Bretagna, ora sono per lo più anglicane. C’è dell’understatement molto britannico nelle nostre cattedrali, una sorta di sminuimento. È come se le cattedrali facessero come gli inglesi che si prendono in giro da soli: le cattedrali inglesi non si mettono in mostra. In genere si trovano nei pressi di piccole città, è come se fossero chiese parrocchiali all’esterno della cittadina.

Una delle cattedrali più belle che io abbia mai visto è quella di Wells…
    Ah, la cattedrale di Wells! Stupenda. Quelli della cattedrale di Wells hanno visto i cuscini di Winchester negli anni ‘40 e hanno voluto imitarli. Per la cattedrale di Wells, però, hanno fatto gli schienali degli scranni. Dapprima avevo pensato di scrivere due parti del libro, uno ambientato intorno alla cattedrale di Winchester e uno intorno a quella di Wells, poi ho deciso di concentrarmi solo su quella di Winchester.

Perché scegliere il 1932 come data, quando si sta avvicinando una nuova guerra e non è ancora svanito il ricordo di quella precedente?
    I cuscini sono stati ricamati tra il 1932 e il 1936, quindi dovevo scegliere questo periodo. Adesso ne sono contenta perché la maggior parte dei romanzi ha trame ambientate durante la prima o durante la seconda guerra mondiale, mentre non ce ne sono molti ambientati tra le due guerre. Ci volle molto tempo perché la gente si riprendesse dai traumi e dalle perdite della prima guerra mondiale. Per me è doloroso sapere ora che questi personaggi dovranno affrontare la seconda guerra, anche se loro non lo sanno. C’è un solo personaggio, Arthur, che è più consapevole, che vive nell’ansia di quello che succederà e di cui vede le premesse. Il romanzo aveva bisogno di un personaggio che si preoccupa.

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Recensione e intervista saranno pubblicate su www.stradanove.it




1 commento:

  1. Tracy Chevalier non finisce mai di piacermi! di lei ho già letto La ragazza ... e Innocenza. Belli, quando finisci di leggere un suo libro poi ti chiedi se ne troverai un altro altrettanro bello !!

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