sabato 7 febbraio 2015

Yann Martel, "Vita di Pi" ed. 2003

                                                                   Voci da mondi diversi. Canada
                                                                      il libro ritrovato


Yann Martel, "Vita di Pi"
 Ed. Piemme, trad. Clara Nubile, pagg.379, Euro 15,90

Dello scrittore canadese Yann Martel avevamo già letto il romanzo breve "Io, Paul e la storia del mondo", giudicandolo molto bello. Questo "Vita di Pi", vincitore del Man Booker Prize 2002, è straordinario. Riassunto in poche parole, è la storia di un ragazzo di sedici anni che sopravvive ad un naufragio su una scialuppa insieme ad una tigre del Bengala. E, detto così, verrebbe da liquidarlo come un libro per ragazzi, o, tuttalpiù, come una variazione moderna di "Robinson Crusoe". Non lasciatevi trarre in inganno, questa può essere una lettura semplificata, ma niente è quello che appare e anche una tigre può non essere una tigre. Il racconto è fatto in prima persona dall'ormai quarantenne Pi allo scrittore, che interviene solo nei capitoli iniziali per descriverci questo uomo timido, la sua casa con riserve alimentari che basterebbero per resistere a un assedio e immagini religiose ovunque. Il diminutivo Pi se lo era scelto lui da ragazzo, stanco di essere chiamato dai compagni "Piscione", visto che dei genitori sciagurati lo avevano chiamato Piscine Molitor, come le piscine di Parigi preferite da un amico. La sua famiglia aveva deciso di emigrare in Canada negli anni '70, trasportando sulla nave una parte degli animali dello zoo di cui erano proprietari in India, per venderli. Ecco spiegato perché, dopo il naufragio, Pi si ritrova a bordo della scialuppa con una zebra, un orango, una iena e una splendida tigre che ha anche un nome, Charles Parker. Ma è veramente spiegato? perché, come hanno fatto gli animali a uscire dalle gabbie?
E' prevedibile che Pi resti da solo con la tigre e la sua lotta per la sopravvivenza significhi domare la tigre, mettendo in atto gli insegnamenti del padre, che la supremazia del  domatore è nella mente e non nella fisicità (ma anche questo può avere un ulteriore significato). Pagina dopo pagina, giorno dopo giorno per 227 giorni lunghi come i 28 anni di Robinson sull'isola, leggiamo di come Pi si fabbrichi una zattera, si nutra, impari  a raccogliere l'acqua piovana, uccida il primo pesce sentendosi un assassino. Perché dobbiamo dire anche che Pi è profondamente religioso, altrimenti ci è impossibile capire sia la sua forza sia la sua disperazione. Da Daniel Defoe Yann Martel ha imparato la lezione del dettaglio più minuto, del descrivere accuratamente come ogni difficoltà venga superata per spezzare l'incredulità del lettore, ma c'è anche l'eco della poesia di Coleridge, "Acqua, acqua ovunque, e neppure una goccia da bere!" e "Solo, solo, completamente solo,/ Solo su un vasto vasto mare!". Il vecchio marinaio di Coleridge vede sfilare la nave fantasma con le due figure che si giocano a dadi la sua vita.
La scialuppa di Pi viene sfiorata da una nave gigantesca - è la Vita-Nella-Morte che vince, pure nel suo caso? Certo è che, quando arriva sulle sponde del Messico e viene ricoverato in ospedale, nessuno vuol credere alla sua storia, e allora Pi ne racconta un’altra, una storia di sofferenza e di coraggio, da espiare come quella del vecchio marinaio. E anche il lettore, come l'ascoltatore del vecchio, si sente alla fine "più triste e più saggio".

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net







Nessun commento:

Posta un commento