venerdì 31 marzo 2023

Ahmet Ümit, “Il nostro amore è un vecchio romanzo” ed. 2023

                                                      Voci da mondi diversi. Turchia

   cento sfumature di giallo

Ahmet Ümit, “Il nostro amore è un vecchio romanzo”

Ed. Scritturapura, trad. Nicola Verderame, pagg. 228, Euro 18,00

 

      Una lettura per chi è curioso, per chi ama sapere di altri paesi attraverso libri piacevoli. Arrivano in Italia i ‘gialli’ dello scrittore turco Ahmet Ümit ambientati a Istanbul. Sembrano un poco antiquati, un poco fuori moda, hanno un passo tranquillo, non contengono scene orripilanti, non fanno venire brividi di paura. Eppure ci dicono molto, in maniera sottile ed elegante. Molto della società, molto soprattutto della condizione femminile, in questo giallo dal bel titolo, “Il nostro amore è un vecchio romanzo”.

    In realtà ci sono tre romanzi brevi raccolti sotto questo titolo che è poi quello del primo lungo racconto che leggiamo.

    In una stanza dell’albergo Pera Palas viene trovato morto Edip Bey. È seminudo- chiaramente doveva aver avuto un incontro con una donna. E subito viene fuori che sì, è stata vista una donna uscire dalla stanza 411. Era Agatha Christie. Agatha Christie? Ma se è morta…Eppure era una donna che le assomigliava.

Pera Palas

Il morto aveva di certo dei grossi problemi. Sposato due volte, si rivolgeva ad un’agenzia che gli procurava incontri particolari. Per eccitarsi Edip Bey aveva bisogno di una donna che rivestisse i panni di un’eroina della letteratura- Lara del dottor Zivago, Madame Bovary, Anna Karenina, Dulcinea del Don Chisciotte… Non aveva mai chiesto, però, di incontrare una scrittrice. Chi era la misteriosa presunta Agatha Christie? Durante le indagini, svolte dal commissario Nevzat, veniamo a sapere di donne umiliate, donne che si devono adattare, donne che si vendicano. Che diventano assassine.

      Nel secondo lungo racconto, “La ragazza della tagliacuci”, é una ragazza giovane che viene trovata morta dentro la manifattura dove lavora. Il primo ad essere sospettato è il fratello: ha l’aria imbambolata (drogato?), c’è un coltello sporco di sangue vicino a lui. Eppure i suoi amici sostengono che è impossibile, Gülabi amava molto la sorella e mai le avrebbe fatto del male. Che tipo era Gülseren, la ragazza assassinata? Una giovane timorosa e schiva oppure era una ragazza facile? Le voci che circolano sono molto diverse. La storia di Gülseren è la storia non nuova ma sempre diversa della ragazza che si è fatta delle illusioni, di un ambiente sociale ancora prigioniero di una vecchia mentalità, di colpe che non sono tali ma per cui è lei a pagare. Con la sua vita.

    Anche nell’ultimo breve romanzo, “Cos’è successo a Sergej Nikolajevich Jerkovski?”, la vittima è una donna, uccisa nella sua bella casa. Il delitto avviene in contemporanea con la sparizione di un illustre scienziato, un ospite russo che parlava benissimo anche il turco. Le due mini-trame sono naturalmente collegate e ci svelano due retroscena diversi. Lo scienziato in cui tutti gli ammalati di cancro riponevano le loro speranze era letteralmente assediato da operatori di case farmaceutiche e da persone che lo supplicavano per essere curate da lui. La donna, invece, era una malmaritata. C’era un legame tra lei e il russo?


   Due personaggi ci commuovono in questa ultima vicenda perché sono le vere vittime- due bambine bionde che perfino si assomigliano. Una è la figlia della donna morta a cui la mamma aveva raccomandato di restare nella stanza al piano di sopra. Il commissario Nevzat la trova rannicchiata che chiede angosciata se suo papà e sua mamma hanno smesso di litigare. Non ha capito che il rumore che ha sentito era uno sparo o non vuole neppure capirlo? L’altra bimba è la figlia di un mafioso che viene accusato di aver rapito il dottore russo. Lui? Lui che amava la figlia più di ogni altra cosa al mondo e che aveva bisogno che il dottore vivesse per far vivere sua figlia ammalata di leucemia?

Ancora una volta è la situazione femminile ad essere in primo piano, anche qui c’è una storia di amori, di inganni, di tradimenti, di gelosie, di pregiudizi, di stereotipi femminili.

     Il commissario e il suo vice sono due protagonisti molto gradevoli e meritano due parole. Sono l’uno l’opposto dell’altro, come spesso capita nei personaggi con questo ruolo nei gialli. Tanto è pacato e ponderato Nevzat, tanto irruente il suo vice che viene spesso definito ‘testa calda’ e deve essere tenuto a freno. Non mancano nel libro i tocchi di colore locale in una Istanbul assediata dal traffico, così come il profumo di piatti tipici. E sì, sentivamo la mancanza dei ‘gialli’ turchi, dell’aria di Istanbul, dopo l’ormai lungo silenzio di Esmahan Aykol. 

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