giovedì 5 novembre 2020

Antonio Manzini, “Gli ultimi giorni di quiete” ed. 2020

                                                                Casa Nostra. Qui Italia

     cento sfumature di giallo

Antonio Manzini, “Gli ultimi giorni di quiete”

Ed. Sellerio, pagg.231, Euro 14,00

    Il destino. Quel giorno Pasquale Camplone doveva comperarsi un abito per una cerimonia e aveva chiesto al figlio Corrado di sostituirlo al banco della loro tabaccheria, a Pescara. C’era stato un tentativo di rapina. Corrado era morto (ma perché, lui così mite, aveva reagito? perché si sentiva responsabile?). Sarebbe dovuto morire lui, Pasquale, al posto del figlio.

     Il destino. Sei anni dopo, Nora Camplone sta tornando in treno da una breve visita ad una cugina. E lì, nella sua carrozza, lo vede. Lui, l’uomo che ha ucciso suo figlio. Come può essere già uscito di prigione? È sconvolta. E come se le ammazzasse Corrado una seconda volta.

     Il terzo personaggio di questo dramma, l’omicida, si chiama Paolo Dainese, un nome che Nora non ha scordato. Ha scontato la pena, sta cercando di rifarsi una vita.


     “Gli ultimi giorni di quiete”, di Antonio Manzini, non è un romanzo della serie che ha come protagonista Rocco Schiavone, il vicequestore che si ostina a calzare le Clarks sulla neve di Aosta. È una storia tratta da un fatto vero, un romanzo psicologico retto da una forte tensione- non si tratta di scoprire chi sia l’assassino, ma di seguire le reazioni dei tre personaggi: come si comporterà ognuno di loro davanti al passato che si ripresenta? Uno di loro vuole solo dimenticarlo e lasciarselo alle spalle, dopotutto ha pagato con gli anni di reclusione. Gli altri due, i genitori, non hanno mai dimenticato quel passato, lo rivivono ogni giorno e per loro è inconcepibile che Paolo Dainese vada avanti con la sua vita, mentre Corrado ha finito troppo presto di vivere la sua, di vita. Per mano di Paolo Dainese.

    Pasquale e Nora non accettano che Dainese sia in libertà e ognuno di loro elabora un piano diverso. Se il loro matrimonio era già diventato un’abitudine, adesso la distanza tra di loro si accentua. Nora ritorna a dormire nel letto di Corrado, come aveva fatto subito dopo la sua morte, non parla neppure più al marito. Gli ha detto che, dopo averlo riconosciuto sul treno, era scesa a Roseto, dove era sceso Dainese, ma ne aveva perso le tracce. Non gli dice nulla, poi, di quello che fa quando, giorno dopo giorno, scompare e non risponde al telefono. Non lo mette a parte di quello che ha escogitato, quando riesce a sapere l’indirizzo di Dainese, quando viene a sapere che ha una compagna che fa la parrucchiera. Nora diventa una Erinni, la personificazione della vendetta nella mitologia greca. Glaciale e implacabile.


    Pasquale soffre quanto la moglie, ma il suo piano è molto più rozzo, affronta la situazione di petto come la affronterebbe qualunque uomo che vede solo la violenza in risposta alla violenza. Ma lui, Pasquale, è capace di essere violento?

   C’è poi Paolo Dainese, l’omicida per cui finiamo per provare compassione. Si deve pagare tutta la vita per uno sbaglio, seppure gravissimo, se si è pentiti? Non c’è nessuna possibilità di riscatto?

    Ognuno dei tre personaggi ha il suo dilemma interiore che diventa il nostro. E ci sono altri due personaggi marginali che però hanno la loro importanza in questo dramma etico- la compagna parrucchiera che sa del passato di Paolo Dainese, che vorrebbe aiutarlo ma forse resta coinvolta in qualcosa che è più grande di lei, e Danilo, il nipote disabile di Nora e Pasquale, il ragazzone con lo sviluppo mentale di un bambino di due anni. Perché non è morto lui, invece di Corrado? È il pensiero di Pasquale, glielo urla anche, in un momento in cui ha perso la pazienza, per poi pentirsi e ritrarsi con orrore da quello che ha detto e pensato.

     E’ possibile comprendere. Impossibile esprimere un giudizio. Un bel libro.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it



   

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