martedì 19 maggio 2020

Magda Szabó, “Via Katalin” ed. 2016


                                            Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
                                                           romanzo di formazione
          seconda guerra mondiale

Magda Szabó, “Via Katalin”
Ed. Einaudi, trad. Bruno Ventavoli, pagg. 198, Formato Kindle Euro 6,99

         All’improvviso si accorsero che l’invecchiare aveva disgregato quel passato che gli anni dell’infanzia e della giovinezza consideravano così compatto e solido: il Tutto era caduto a pezzi e, anche se non mancava nulla, perché quei frammenti contenevano ogni cosa successa fino a quel giorno, niente era più come prima.
   Niente è più come prima. Non lo sono loro, i ragazzi di un tempo, Irén, Blanka, Henriett e Bálint. Non lo è via Katalin, dove abitavano: ‘allora’ le case si allineavano lungo il lato sinistro della strada, a ridosso della collina, e si riusciva a vedere il Danubio tra gli alberi al di là della carreggiata, adesso hanno costruito nuove case anche sul lato opposto. È importante che il titolo del romanzo di Magda Szabó sia il nome della strada, e non quello di una casa, come avviene spesso per i romanzi inglesi- abbiamo subito la percezione che la trama del romanzo coinvolgerà più persone e che, qualunque cosa avvenga, riguarderà tutti loro e che, se qualcuno morirà, sarà anche la strada a morire.

     Tre case, dunque, non una. Adiacenti una all’altra, con i giardini divisi da staccionate attraverso cui i bambini potevano passare con facilità. La casa degli Elekes (lui uno studioso, preside e insegnante, lei disordinata e inaffidabile, la figlia Irén brillante a scuola, la minore, Blanka, bella e bionda, un poco ‘lenta’), quella del dentista Held che ha una sola figlia, Henriett, e quella del Maggiore Bíró (vedovo, padre di Bálint, amato da tutte le ragazze). La maggior parte della vicenda è raccontata in un alternarsi di una voce in prima persona- quella di Irén- e di quella di una terza persona onnisciente. Ma, mentre il tempo torna indietro e poi si srotola inesorabile verso i momenti più drammatici per arrivare ad un ‘dopo’ di una tristezza infinita, noi pensiamo all’immagine di Blanka come ci è apparsa all’inizio, sempre bella ma un poco pazza, che chiama ‘Henriett’ tutti gli animali randagi che raccoglie, che urla al mare ‘via Katalin’ e nessuno capisce perché pianga. Henriett che, dopo che i suoi genitori erano stati portati via, nel 1944, era rimasta nascosta in casa del Maggiore per essere uccisa dal Soldato di guardia alla casa della sua famiglia che era stata requisita. Chi aveva inchiodato le assi che separavano i giardini, impedendo la fuga di Henriett che aveva voluto soltanto dare un’ultima occhiata alla sua casa? Ma la differenza tra i morti e i vivi è solo qualitativa e Henriett, fragile quanto lo sono Blanka e lo stesso Bálint adorato da tutte, non lascia mai Via Katalin, neppure da morta, non può allontanarsi dai suoi amici, si aggira in mezzo a loro e si stupisce quando non sembrano riconoscerla (in tempi molto più recenti Alice Sebold ha usato questo espediente in “Amabili resti”).

    Se vogliamo leggere “Via Katalin” come uno splendido romanzo di formazione, le dolorose tappe verso l’età adulta delle tre ragazze e di Bálint incominciano con una guerra di cui quasi non si rendono conto finché gli Held non tornano più a casa (si erano mai resi conto, i loro vicini, che gli Held fossero ebrei?). E poi Henriett muore, proprio la sera in cui Irén e Bálint avrebbero dovuto scambiarsi gli anelli di fidanzamento. E poi Bálint, per una falsa delazione, viene mandato via dall’ospedale dove lavora come medico. E Blanka deve andarsene di casa, in lacrime e con una valigia: suo padre non vuole più vederla. Può sopravvivere l’amore in mezzo a queste tragedie? L’amicizia, l’amore, la famiglia, il lavoro, tutto ha perso il suo smalto, tutto si è sfaldato, ha perso consistenza- come Henriett.
    Un libro bellissimo, come tutti quelli di Magda Szabó.







Nessun commento:

Posta un commento