sabato 16 maggio 2020

John Lanchester, Il muro” ed. 2020


                           Voci da mondi diversi: Gran Bretagna e Irlanda
         distopia


John Lanchester, Il muro”
Ed. Sellerio, trad. Federica Aceto, pagg. 285, Euro 16,00

    E poi ci fu il Cambiamento. Quello che gli Altri chiamano, con una parola swahili, Kuishia, la Fine. Non ci viene mai detto chiaramente, nel romanzo “Il muro” di John Lanchseter, che cosa fu o che cosa causò il Cambiamento. Anche perché Kavanagh, il protagonista e io narrante, non lo sa. Non c’è possibilità di comunicazione tra le due generazioni, di quelli che sono nati prima e quelli che sono nati dopo il Cambiamento. Il problema è il senso di colpa, che è poi una colpa generazionale. “I vecchi si sentono responsabili di aver mandato a puttane il mondo in modo irrecuperabile, e poi di aver permesso che noi nascessimo in un mondo del genere”. 
C’è un muro di silenzio tra genitori e figli, così come c’è un muro, anzi ‘il’ Muro che corre lungo le coste della Gran Bretagna per difenderla dall’invasione degli Altri. Che arrivano di continuo dal mare, per lo più dal Sud. Ogni tanto questi assalti riescono, molti degli Altri muoiono uccisi dai Difensori, alcuni riescono a fuggire ma non hanno speranza: tutti gli abitanti della Gran Bretagna sono microchippati, gli Altri, quando vengono presi, hanno la possibilità di diventare Aiutanti- a metà strada tra schiavi e collaboratori domestici di ‘prima’, solo i più benestanti se li possono permettere.

    Kavanagh ha appena iniziato i due anni obbligatori di servizio come Difensore sul Muro. Deve affrontare, lassù sul Muro, il freddo- una morsa implacabile-, il vento, l’acqua, la vista senza fine del nastro di cemento, in turni di dodici ore che passano con una lentezza esasperante. Ti ci abitui- ti dicono. Non puoi rilassarti o distrarti o, men che mai, appisolarti se sei di turno di notte. Perché, se succede qualcosa e gli Altri fanno un’azione di sorpresa (il tranello è nelle ore o nelle condizioni climatiche che paiono meno probabili), ammesso che tu riesca a scamparla, ti aspetta un’altra fine: verrai calato in mare su una barca, abbandonato al tuo destino. In pratica diventerai anche tu un Altro, uno di quelli che, spinti dalla disperazione, provano il tutto per tutto.

     In questo romanzo di formazione della distopia il protagonista passa attraverso tutte le tappe della crescita- vede la morte accanto a sé e, quasi con stupore, uccide lui stesso, scopre quanto sia adattabile un essere umano, quanto arrivi a preferire la certezza di una routine sempre uguale anche se non piacevole all’incertezza di un futuro che non sa scegliere. In queste condizioni di vita estreme, di perenne difesa da un pericolo senza volto, scopre il valore dell’amicizia e quello dell’amore. Prende addirittura in considerazione la possibilità di Figliare con la compagna di sorveglianza che glielo propone. Perché ci sono dei vantaggi a diventare un Figliatore, se si riesce a superare lo scrupolo di quanto sia da irresponsabile mettere al mondo un bambino in questo mondo.
     Sembra una creazione di pura immaginazione, il romanzo di John Lanchester. La tecnica adottata dallo scrittore è quella del paradosso- ma è veramente paradossale il mondo del dopo-Cambiamento che ci descrive? Non è piuttosto il mondo degli incubi che ci assalgono quando abbassiamo la guardia, quando smettiamo di scherzare sulle stagioni che non esistono più, sui ghiacciai che scintillano nei ricordi della nostra infanzia, sulle lucciole che non punteggiano più le notti estive? O quando leggiamo notizie di incendi devastanti, di foreste abbattute, di polveri sottili che soffocano? O quando ci indaghiamo sulla pandemia che continua a falciare le sue vittime?
Anche l’idea del Muro, che difende i privilegi di quelli che hanno dalle invasioni di quelli che non hanno, non è forse, estremizzata, l’immagine di una realtà di cui abbiamo letto? Qualche nostro politico potrebbe trarne ispirazione. O forse no, per fortuna, perché gli uomini politici sono improbabili lettori.
     “Il Muro” non ha né la potenza rappresentativa né la ricchezza dei dettagli o la capacità visionaria di “Coraggioso nuovo mondo” o di “1984” o del “Racconto dell’Ancella”. Non ha l’andamento crudele di favola moderna con dei protagonisti bambini come “Mara e Dann” di Doris Lessing e neppure la disperazione totale de “La strada” di McCarthy. E tuttavia è lo specchio distorto del nostro tempo, ricco di riferimenti all’attualità che non possiamo non cogliere.
“Andrà tutto bene” disse. Volevo credergli, ma il fatto che avesse sentito il bisogno di dirlo significava che non era vero.
   Strano, trovare questa frase in questo libro e la riflessione che segue- la stessa che faccio io quando la leggo sui muri o sugli striscioni o nei post sui social.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Fcebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it



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