martedì 7 aprile 2020

Elizabeth Speller, “Il passato non dimentica” ed. 2010


                                 Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                        cento sfumature di giallo
      il libro dimenticato


Elizabeth Speller, “Il passato non dimentica”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Silvia Piraccini, Euro 5,00

     Inghilterra. Novembre 1920. La Grande Guerra è finita da due anni. Il Grande Tradimento- quei falsi miti di patriottismo e di eroismo, quell’illusione che il nemico sarebbe stato sconfitto in breve tempo- ha portato ad un massacro: circa un milione di morti e due milioni di feriti gravi, 200.000 i dispersi. E, tra quei due milioni di feriti gravi, sono conteggiati quei soldati che hanno riportato ferite dell’anima, che continuano a vivere una guerra senza fine, le vittime di quello che sarà riconosciuto come Stress Post-Traumatico?
      Laurence Bertram è uno che ce l’ha fatta, che è tornato tutto d’un pezzo. Tornato però in una casa vuota, perché la moglie è morta dando alla luce il loro bambino. E il piccolo è morto con lei. In un tempo stagnante in cui non riesce a riappropriarsi della sua vita, mentre si sente oscuramente in colpa nel ricevere condoglianze per la morte di una donna che- se ne rende conto ora- lui non ha veramente amato, Laurence riceve una lettera dalla sorella di un vecchio compagno di scuola, John Emmett. Mary Emmett vorrebbe incontrarlo: suo fratello si era suicidato e lei chiedeva il suo aiuto per scoprire il perché. John era ricoverato in una clinica per disturbi nervosi ma sembrava si stesse riprendendo, stava piuttosto bene. C’era già stato un enorme spreco di vite umane- perché gettare via la propria, quando si era tornati dall’inferno?
i luoghi del romanzo
     Il punto di inizio di tutta la vicenda che trasforma Laurence Bertram in investigatore dilettante, è il testamento di John. Chi sono i beneficiari dei lasciti del testamento di John? È da lì che parte la ricerca di Laurence. Se è relativamente facile capire la generosità del capitano Emmett nei confronti di un commilitone che aveva aiutato a salvarlo dopo il crollo di una trincea e che ha perso entrambe le gambe, suscita più perplessità quella verso una signora il cui figlio è morto in guerra- che rapporto c’era, in ogni caso, tra questi uomini? Saltano fuori un pezzo di carta su cui Emmett ha scribacchiato dei nomi e una fotografia che ritrae degli uomini al fronte. Chi sono? Chi ha scattato la foto? La visita, fatta con un pretesto, alla casa di cura da cui era fuggito John Emmett aumenta gli interrogativi: sono dei profittatori, il medico e suo figlio? Che metodi vengono usati per ‘curare’ i pazienti? E intanto, in una catena i cui anelli si agganciano l’uno all’altro, muoiono cinque uomini.

      Su uno sfondo storico documentato e di grande interesse, Elizabeth Speller ha scritto un mystery singolare e appassionante. La domanda più superficiale è chi sia il vendicatore che elimina gli uomini ritratti nella fotografia scattata poco prima di un avvenimento tragico. Ma il ‘peso’ del romanzo è un altro. Riferendosi ai libri di Agatha Christie- la maestra del giallo che acquistò in quegli anni la sua celebrità-, un amico di Laurence dice, “nei suoi libri non sono i singoli individui a condurre alla catastrofe, ma un concorso di circostanze”. Quel ‘concorso di circostanze’ è la guerra, in primo luogo, e poi una serie di rapporti amorosi illegittimi che costituiscono il filone più ‘rosa’ in questo romanzo buio.

      È la guerra ad essere sotto accusa, la guerra e chi emana ordini restando seduto negli uffici degli alti comandi sono i peggiori killer. Chi manda a combattere dei ragazzini a mala pena diciottenni ed emette sentenze affrettate di esecuzioni capitali senza esaminare adeguatamente le circostanze. Questo è stato il grosso crimine della prima guerra mondiale, il delitto al centro di questo bel romanzo di Elizabeth Speller.
     Il libro è tutt’altro che recente. L’ho ‘ripescato’ in questi giorni di reclusione e mi spiace non averne parlato a suo tempo.

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