sabato 11 aprile 2020

Michael Palin, “Il mistero dell’Erebus” ed. 2020


                                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                        romanzo storico
         romanzo d'avventura

Michael Palin, “Il mistero dell’Erebus”
Ed. Neri Pozza, trad, Ada Arduini, pagg.  formato Kindle Euro 9,99

      Nomen omen. Non è certo ben augurale, per una nave, il nome Erebus. Erebus come il dio del caos e dell’oscurità. Più appropriato per il maestoso vulcano nell’Antartide a cui il capitano James Clark Ross diede lo stesso nome della nave che, invece, scomparve nel 1846, durante un’altra spedizione insieme al capitano Sir John Franklin e all’intero equipaggio, mentre cercava il favoleggiato passaggio a Nord-Ovest che avrebbe accorciato la distanza tra la Gran Bretagna e l’Oriente. Per poi riapparire nel 2014, a 168 anni di distanza. Sembra la storia di una nave fantasma, di quelle di cui si legge nei libri di avventura per ragazzi.
     L’autore dell’affascinante libro che racconta la storia dell’Erebus, Sir Michael Edward Palin, meriterebbe lui stesso un libro in cui essere il protagonista assoluto con le avventure della sua vita- attore, comico (è uno dei noti Monty Python), presentatore televisivo, sceneggiatore, protagonista di documentari di viaggio (due treni britannici portano il suo nome), presidente della Royal Geographic Society, fondatore di un centro per bambini balbuzienti. Con una simile tempra, un centinaio di anni prima avrebbe potuto trovarsi sul ponte dell’Erebus, a scrutare le pareti di ghiaccio.
il vulcano Erebus

     Ah, for just one time I would take the Northwest Passage/ To find the hand of Franklin reaching for the Beaufort Sea…è il ritornello che lo scrittore canta nel bar della nave da ricerca russa, sulle tracce di Sir John Franklin. È il 2017 e sono le ultime pagine del libro che inizia, invece, con le scene del cantiere del Galles in cui, nel 1823, si costruiscono le due navi Erebus e Terror, destinate a viaggiare insieme. Ne seguiremo le vicende- dapprima nella fortunata spedizione nell’Antartico, dal 1837 al 1840, e poi in quella senza ritorno.

       Non era stata un’impresa da poco, passare tre inverni nell’Antartide a bordo dell’Erebus. Ci voleva il carisma del capitano James Clark Ross, un uomo di grande fascino fisico, coraggioso e competente, per tenere sotto controllo un equipaggio che, ad un certo punto, sarebbe volentieri tornato indietro. Ma per James Ross trovare il polo magnetico era un’ossessione, come la balena bianca per il capitano Achab. Dopo il rientro, però, Ross non era più voluto partire. E l’incarico di guidare la spedizione alla ricerca del passaggio a Nord-Ovest era stato affidato a Sir John Franklin, non più giovane, con una moglie ambiziosa.
Sir James Clark Ross
     Leggiamo dei preparativi, di che cosa venne caricato a bordo, tutti i dettagli dagli abiti ai viveri, perfino ai libri da leggere. E poi dei capitani delle due navi, della loro personalità e di quella degli altri membri dell’equipaggio- del medico che amava cacciare, dell’ufficiale che documentava la spedizione con disegni. Perché la grande avventura era mirata a scoperte geografiche, a mappare terre sconosciute, ma anche a documentare la fauna e la flora dei paesi dei ghiacci. Leggiamo della cocciuta fede di Jane Franklin nel ritorno del marito anche quando era chiaro a tutti che troppo tempo era passato dall’ultimo avvistamento, delle spedizioni per ritrovare le navi (più di una e tutte infruttuose), del rifiuto inorridito di credere che i disgraziati sopravvissuti avessero dovuto ricorrere al cannibalismo. Altre avventure, ipotesi, rassegnazione. Fino al 2014, quando furono ritrovati i resti dell’Erebus al largo della King William Island nel  territorio degli inuit, confermando quello che questi avevano dichiarato ai membri delle spedizioni di salvataggio dell’800. Nel 2016 anche la Terror fu ritrovata.
Sir John Franklin
     Storie come quella di questi grandi velieri hanno una magia tutta loro. In un mondo in cui ormai conosciamo pressoché tutto e in cui gli spostamenti sono diventati all’ordine del giorno, imprese come quella di Ross e di Franklin appaiono eroiche e loro stessi sono l’incarnazione del mito di Ulisse che brucia dal desiderio to follow knowledge like a sinking star, di inseguire il sapere come la stella che si inabissa, “di navigare al di là del tramonto”. E forse anche per noi “non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo”, con scopi diversi, con mete diverse, anche se non a bordo di una nave.
     Un libro molto bello e molto ben documentato che si legge come un grandioso libro di avventura. Una fonte d’ispirazione.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it




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