martedì 12 aprile 2016

Maj Sjöwall e Per Wahlöö, “L’uomo al balcone” ed. 2007

                                                                vento del Nord
        cento sfumature di giallo
        il libro ritrovato


Maj Sjöwall e Per Wahlöö, “L’uomo al balcone”
Ed. Sellerio, trad. Renato Zatti, pagg. 273, Euro 11,00



       Terza indagine per Martin Beck, il commissario della serie di romanzi degli svedesi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, anche se “L’uomo al balcone” non rispetta l’ordine cronologico della pubblicazione svedese e quindi quella delle vicende del protagonista. Se ciò può provocare un certo disagio al lettore rigidamente inquadrato, d’altra parte ha ben poca importanza per godersi questi romanzi che hanno un’impareggiabile eleganza fatta di un semplice realismo e di un’ economia di linguaggio che dice l’essenziale e lascia intendere molto d’altro. E, ad ogni modo, c’è sempre qualche richiamo- una somiglianza tra le vittime- che serve di aggancio a un romanzo precedente o un dettaglio- qui Martin Beck è ancora infelicemente sposato- che ci aiuta a capire la sua giusta collocazione temporale.
    “L’uomo al balcone” inizia con uno splendido primo capitolo che sembra la scena di un film di Kaurismaki: è il due di giugno 1967 a Stoccolma, le primissime ore dell’alba della stagione che si avvia verso le lunghe notti bianche, un uomo che pare non essere neppure andato a letto fuma sul balcone e raccoglie il tabacco delle cicche, osserva il palazzo di fronte e il viavai sul marciapiede. Si fa mattina, una bambina bionda esce dal portone dall’altra parte della strada.

E’ già chiaro che questo sarà il centro del libro, che sarà una storia senza sorprese sensazionali, che ci saranno delle bambine uccise e la bravura dei coniugi Sjöwall e Wahlöö è proprio in questo, nel tenere il lettore avvinto senza aver bisogno di grandi colpi di scena. Perché è vero che comprendiamo subito che l’uomo al balcone ha a che fare con i delitti, ma non ne conosciamo però l’identità e la trama seguirà un paio di false piste oltre ad intrecciarsi al caso di un altro sconosciuto che assalta le sue vittime nei parchi per derubarle. E, nello stesso tempo, impariamo a conoscere Martin Beck (che pensa di andare a dormire sul divano letto), il suo aiuto, il grosso Kollberg la cui moglie è alla fine della prima gravidanza ed è particolarmente colpito dalla morte delle bambine, l’antipatico Gunvald Larsson che tuttavia suscita una strana forma di rispetto nel ladro che viene arrestato (è l’empatia della violenza che entrambi esercitano sotto vesti diverse?).
Peter Haber che impersona Martin Beck sullo schermo

    Martin Beck si domanda- come già negli altri romanzi- che cosa stia succedendo in Svezia (e sono solo gli anni ‘60!) e noi osserviamo quanto giochi la solitudine e il mancato inserimento nella società nel formare la personalità dei criminali delle detective stories di Sjöwall e Wahlöö. Sono questi, per lo più, persone che vivono ai margini, che hanno profonde turbe di comportamento. Sono degli assassini per cui si finisce per provare pena, quasi come per le vittime. Entità grigie, non certamente agenti del Male. E grigio è pure il colore del commissario e degli altri poliziotti, veri e propri antieroi, persone normali che svolgono quello che è il loro lavoro, magari guardando l’orologio e pensando che non saranno mai pagati per le ore in più di straordinario. Un libro da non perdere per chi già conosce la coppia dei “maestri” del giallo svedese e- maggiormente- per chi non ne aveva ancora sentito parlare.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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