giovedì 7 aprile 2016

Maj Sjöwall Per Wahlöo, “Roseanna” ed. 2005

                                                               vento del Nord
            cento sfumature di giallo
            il libro ritrovato

Maj Sjöwall  Per Wahlöo, “Roseanna”
Ed. Sellerio, pagg.312, Euro 11,00
Trad. Renato Zatti


Era giovane, e lui era convinto che fosse stata bella. Doveva pur aver avuto qualcuno che la amasse. Qualcuno che le stesse vicino e che ora si stava chiedendo che cosa le fosse successo. Doveva avere amici, colleghi di lavoro, genitori, forse fratelli. Nessuna persona, in particolare una donna giovane e bella, è così sola da non avere nessuno che la cerchi quando scompare.


     Ogni tanto, anzi piuttosto spesso, la casa editrice Sellerio riscopre qualche bel libro del passato, finito ingiustamente nel dimenticatoio. E’ il caso di “Roseanna”, pubblicato per la prima volta nel 1965 e scritto a quattro mani da una coppia di marito e moglie svedesi, Maj Sjöwall e Per Wahlöo, il primo di una serie con l’ispettore Martin Beck. C’è una caratteristica che accomuna i thriller nordici, e pensiamo ai romanzi degli svedesi Mankell e Nesser, o della norvegese Fossum, un’atmosfera di lieve malinconia che sembra nascere dal quieto paesaggio dai colori sfumati e penetrare nel carattere degli ispettori. Il Wallander di Mankell, Van Veeteren di Nesser, Sejer della Fossum, ed ora Martin Beck, sono tutti dei personaggi meditativi, cauti, dal passo lento e deciso. Dei solitari, siano essi separati dalla moglie, o con un’amica che tengono sempre ad una certa distanza, o sposati, come Martin Beck che, però, non ricorda più che cosa lo abbia fatto innamorare della moglie. A Martin Beck non pesa star lontano da casa, occupato nelle sue indagini, piuttosto si sente a disagio tra le mura domestiche, sotto le frecciate della moglie. E’ uno che non demorde, Martin Beck, anche quando un caso non sembra prospettare soluzioni, lui non accantona, non dimentica, la sua mente macina i dati piano, come il tempo. E di tempo ne passa parecchio, mesi e stagioni, dall’8 di luglio quando il cadavere di una ragazza viene ripescato vicino ad una chiusa, nel sud della Svezia.
E’ nuda, impossibile identificarla, non c’è nessuna denuncia di scomparsa. E’ svedese? O è una turista in gita su uno dei battelli che percorrono i canali? Le ricerche procedono con lentezza, un pezzo dopo l’altro, si chiede l’aiuto dell’Interpol, si scopre l’identità della ragazza, si passano al setaccio tutte le persone con cui era venuta in contatto e ormai sparpagliate in mezzo mondo, si guardano metri e metri di filmini amatoriali per cogliere un’immagine o individuare chi le fosse vicino- e fa una certa impressione pensare che in quello scatto o in quella ripresa la sconosciuta Roseanna sorrideva per l’ultima volta. La lentezza delle indagini di Beck non vuole dire che la narrativa sia piatta e noiosa, anzi, succede proprio il contrario, che la suspense viene acuita e sollecitata anche dal variare di registro, con l’ascolto delle testimonianze e poi con l’orchestrazione di un piano per incastrare il presunto colpevole- e qui veramente si deve fare un elogio della lentezza che esalta la sensazione di ansia che proviamo davanti ad un finale che non è affatto scontato, perché qualcosa si inceppa…
     Un thriller senza colpi di scena eclatanti, senza violenza esagerata o scene cruente, una rappresentazione di male quotidiano, di disagi psichici comuni, di solitudini diverse per cui qualcuno trova un compenso interiore e qualcun altro sfoga in azioni perverse.




Maj Sjöwall  (1935) e Per Wahlöo (1926-1975) hanno collaborato per un decennio alla serie dei dieci romanzi con l’ispettore Beck, tradotti in tutto il mondo e da cui sono stati tratti numerosi film. Entrambi giornalisti e politicamente impegnati nel programma socialdemocratico, prima di unirsi avevano entrambi scritto thriller a sfondo politico.

la recensione è stata pubblicata su www.alice.it




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