il libro ritrovato
Wang Gang, “English”
Ed. Neri Pozza, trad. Maria
Gottardo e Monica Morzenti, pagg. 384, Euro 18,00
C’è un tempo fisiologico per
elaborare ogni esperienza e ci volevano quasi trent’anni perché la Cina riuscisse a riguardare e
rielaborare sotto forma di romanzi l’epoca della dittatura del Grande
Timoniere, quel grande sconvolgimento che andò sotto il nome di Rivoluzione
Culturale. “Balzac e la piccola sarta cinese” di Dai Sije ci aveva svelato per
primo la sete di conoscenza dei giovani mandati a lavorare nei campi; di
recente Wei Wei, nel suo “La ragazza che leggeva il francese”, ci ha narrato
dell’esaltante scoperta di un nuovo mondo rivelato dallo studio di una lingua
straniera. Ci giunge ora “English” di Wang Gang, un drammatico romanzo di
formazione velato di ironia che, ancora una volta, tratta del paradosso di una
Rivoluzione Culturale che ha distrutto la cultura e di una generazione di
studenti che, nell’impossibilità di studiare, ambivano studiare, privati dei
libri di testo, li desideravano più di ogni altra cosa.
La vicenda di “English” è ambientata ad
Urumqi, una cittadina ai confini della Mongolia- e potrebbe essere ai confini
del mondo, tanto è lontana dalle città mitiche di Pechino o Shanghai,
vagheggiata quest’ultima come il centro della modernità. E il professore Wang
Yajun viene da Shanghai. E insegnerà inglese! Sono sufficienti queste due cose
per giustificare l’aura quasi magica intorno a lui? Wang Yajun è sempre vestito
in maniera inappuntabile, sempre perfettamente rasato e- dettaglio veramente
inaudito- usa il profumo! Perché poi ci sia un professore di inglese, piuttosto
che di russo, in sostituzione dell’insegnante di urumqi, la bella Ajitai, resta
un mistero.
L’io narrante è il ragazzino Liu
Ai, figlio di due architetti che devono espiare la colpa di essere
intellettuali- in una delle scene iniziali il padre di Liu Ai dipinge un
gigantesco ritratto di Mao. E viene schiaffeggiato per punizione, perché ha
messo un solo orecchio sul faccione del Presidente: ma di che prospettiva
parla? Questa è un’offesa!
Nel mondo degli adulti ci sono i
genitori, dunque, i due professori, Wang Yajun e Ajitai, e altri personaggi (il
preside, il responsabile Fan) che rappresentano le forze dell’ordine; in quello
dei ragazzi gli attori sono Liu Ai, una compagna di classe, e Li Mondezza, il
cui soprannome rivela tutto sull’ambiente della sua famiglia. L’arrivo del
professore mette in moto una serie di eventi che nascono da rivalità e invidie,
perché Liu Ai contende alla ragazzina il ruolo di “preferita” del professore. E
il grosso volume del dizionario di inglese diventa il simbolo di questa
rivalità, oggetto ambito come una coppa premio.
Oltre ad essere uno scrigno dei
tesori, interprete di un’altra realtà a loro sconosciuta, cancello che si
spalanca su un altro universo. Che è quello di un gentleman con le scarpe lucide come quelle del professore. Si è
pronti a tutto, anche a mentire, anche a lasciare che si diffondano calunnie
sulla moralità del professore, pur di avere il privilegio di portare il suo
giradischi in aula. O- meta suprema- poter sfogliare il dizionario.
Se per un verso “English” è la storia di
una soggezione culturale, del fascino esercitato da un insegnante attraverso
quella straordinaria forma di potere che è la cultura, dall’altro, come in
tutti i romanzi di formazione, è anche la storia della scoperta dell’amore e
del sesso. E la rivalità non è solo quella di primeggiare nella pronuncia
inglese, ma anche quella di contendersi l’oggetto del desiderio: la bambina è
infatuata del professore che, a sua volta, spasima dietro la professoressa
Ajitai, le cui belle forme sono concupite pure dal giovane Liu Ai, il cui nome,
Ai, significa Amore, e che è il più confuso tra i personaggi. Roso dal dubbio
su chi sia il vero padre (è perché non ammira più il suo, troppo obbediente al
regime?), diviso tra le lusinghe del professore, l’attrazione per la compagna
di scuola e il desiderio per Ajitai. Certo è che anche qui, come negli altri
romanzi di formazione, si diventa grandi dopo l’esperienza della morte. E c’è
una serie di morti in “English”, con valenze diverse, di significato politico o
personale, sempre tragiche. Che cambiano la vita per sempre.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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