Voci da mondi diversi. Asia
INTERVISTA A ALKA SARAOGI,
autrice di "Bypass al cuore di Calcutta"
In India incomincia a fare
fresco, mi dice Alka Saraogi, i mesi freddi saranno dicembre e gennaio, ma non
freddi come in Italia. E' nata e abita a Calcutta, ed è già stata in Italia, perché
ha tenuto un corso di letteratura a Venezia. Parliamo con lei del suo romanzo
"Bypass al cuore di Calcutta", acclamatissimo in India dove l'
Accademia delle Lettere Indiana le ha assegnato il prestigioso premio Sahitya
Akademi.
"Bypass al cuore di Calcutta":
il titolo ha almeno due significati.
Il titolo originale è " Calcutta via
bypass": la città, con tutte le diverse comunità che vi vivono, simbolizza
l' intera nazione. Il protagonista ha perso il suo idealismo con l'
Indipendenza, e così pure l' India. Dopo l' intervento al cuore, Keshor ritorna
a quegli ideali e anche la città si risveglia agli ideali che hanno ispirato l'
indipendenza.
Sono rimasta affascinata dalla
ricchezza e dalla varietà di personaggi, di idee, di tutto quello che c' è nel
suo libro e non so da dove iniziare con le domande. Varietà etnica, prima. Lei
parla della comunità dei Marvari in opposizione ai Bengali.
Calcutta è una città cosmopolita, un
amalgama di tutte le comunità che vivono in India. La comunità dei Marvari è
formata da mercanti che si sono trapiantati a vivere a Calcutta dagli inizi del
'900. I Bengali si sono sentiti spossessati e c' è sempre stata ostilità fra
Marvari e Bengali. Le cose stanno cambiando: i Marvari stanno perdendo il loro
conservatorismo e i Bengali incominciano ad accettare il senso degli affari dei
Marvari.
Varietà religiosa - lei parla
di mussulmani e induisti.
Il problema religioso non è ancora
risolto. Nel libro si accenna a due precisi momenti in cui si è manifestata l'
intolleranza religiosa: durante la Partizione e nel 1992, quando fu demolita la
Moschea Babri. Ma ancora qualche mese fa ci sono stati dei disordini nel
Gujarat. La Partizione non ha risolto tutti i problemi e sembra che l'
antagonismo fra i due gruppi religiosi stia aumentando.
Nel libro tutti i personaggi parlano in
hindi. E' la nuova generazione che parla in un miscuglio di hindi e inglese,
una lingua che io chiamo "Hinglish". Questa è diventata il linguaggio
di comunicazione tra le comunità hindi. Dopo 53 anni di indipendenza il
prestigio dell' inglese è aumentato. Per quello che riguarda la lingua la
colonizzazione è ancora presente. Chi non sa l' inglese è tagliato fuori dalla
società intellettuale.
Lei ha scelto di scrivere in
hindi, mentre la maggior parte degli scrittori indiani che conosco usano l'
inglese nei loro libri: è singolare che gli inglesi abbiano lasciato una simile
traccia del loro passaggio dovunque siano stati, nonostante fossero odiati.
Ho scelto di scrivere in hindi perché è
la mia lingua madre; se si scrive in inglese si spostano le priorità, si guarda
al proprio paese attraverso gli occhi dell' Occidente. Peraltro ho tradotto io
stessa l' edizione in inglese del mio libro, uscita proprio in questi giorni.
Nel mio secondo libro ho fatto una
forte ironia su questo nome usato per motivi politici. Ho creato un personaggio
che si fa cambiare il proprio nome in quello di Gandhi prima di candidarsi alle
elezioni. Indira fu molto impopolare durante l' Emergenza: cercò di distruggere
la struttura democratica del paese. Il suo governo durò fino a quando fu
assassinata, nel 1984.
Suo figlio Rajiv fu assassinato nel 1991. Ora entrambi i
figli di Rajiv si occupano di politica: i Gandhi sono diventati la prima
famiglia del paese, come se la loro carica fosse ereditaria. Tuttavia, anche se
Indira fu molto criticata, gli uomini politici di oggi non sono molto meglio.
Tutti i partiti si sono fatti beffe degli ideali. Quanto al Mahatma Gandhi
(nessuna parentela con Indira), di recente si è tornati ad apprezzare molto
quello che lui sosteneva, la necessità di sfruttare le nostre risorse, la
priorità di nutrire i nostri milioni di abitanti, i suoi principi di una
pacifica non-cooperazione, la sua non-violenza. Viviamo in un' epoca di
terrorismo: dovrebbero cambiare i nostri cuori, si dovrebbe ascoltare il
messaggio di Gandhi.
Sono ancora così forti i
legami famigliari in India?
Sì, i legami famigliari sono ancora
fortissimi. Ci sono delle famiglie giovani che si rompono; l' egoismo, le
pressioni del consumismo causano i fallimenti dei matrimoni, ma nella maggior
parte delle famiglie si vive ancora tutti insieme, i vecchi vivono insieme ai
giovani, non abbiamo ricoveri per anziani. La mia è una di queste famiglie:
vivo con i miei suoceri, fratelli, cognate. Siamo 8 adulti e 7 bambini. Vivere
insieme forma una comunità d' amore. Devo riconoscere che la nostra famiglia è
una famiglia ideale anche per gli standard indiani.
L' India è un fardello di
contraddizioni. Abbiamo avuto una donna come Primo Ministro, abbiamo donne in
carriera, ma la nostra è una società basata sul patriarcato. La vita delle
donne è governata dalle regole di quella società che decide se le donne
studieranno o no, se avranno una carriera o no. Le cose stanno cambiando ma la
regola generale è ancora che le donne restano a casa, specie nella comunità
Marvari. Anche la scienza è diventata uno strumento di questo patriarcato. E
nessuno vuole figlie femmine.
Lei ha figli?
Sì, due, un maschio e una femmina.
Sono molti i giovani che vanno
all' estero per frequentare l' università?
Sì, nella comunità Marvari tutti i
ragazzi vanno all' estero a frequentare l' università e adesso incominciano ad
andare anche le ragazze - a Londra e negli Stati Uniti. Abbiamo anche noi delle
buone università, ma l' etichetta attaccata alle università straniere è un'
attrattiva fortissima.
Gli Svami, i maestri
spirituali, sono molto importanti nel suo libro: perché l' ascetismo è un
desiderio così diffuso in India?
Penso che abbiamo l' ascetismo nel
sangue, o forse è un retaggio di tutte le civiltà molto vecchie. E' lì,
semplicemente, nonostante tutto il materialismo.
E poi c' è il fiume Gange che
scorre lungo tutto il suo romanzo.
Fino a quest'
ultima generazione, una volta tutti andavano a bagnarsi nel Gange ogni giorno.
Era un rito, quello di immergersi nell' acqua sacra purificatrice. Ricordo di
essere andata anche io con mia madre. Il Gange è un simbolo di vita, tutto
cambia, niente resta uguale, come le acque del fiume. Rappresenta la ricerca della
pace, della serenità, della contentezza con quello che si ha.
Alka Saraogi, "Bypass al cuore di Calcutta"
Ed. Neri Pozza, pagg. 297, Euro 15,50
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