Emergency
Khajuraho 16 marzo 2019 |
La foto è dello scorso anno. Non ho voluto mettere una foto di Milano, tristissima e vuota. Ho fatto ricorso a quello che Wordsworth definiva "that inward eye which is the bliss of solitude"- quell'occhio interiore che è la benedizione della solitudine. Benedetta sia la memoria delle cose belle.
Non mi piace mettere dei post personali su
questo, che è un blog in cui si parla di libri. Ma è un momento speciale, un
momento che si è dilatato nel tempo e che ci ha fatto perdere la nozione del
tempo interrompendo ogni nostra routine.
È più di una settimana che non metto piede fuori casa, dovrei avere
tanto tempo libero per leggere e aggiornare il blog. Invece non l’ho fatto e
volevo chiedere ai miei lettori di pazientare se non lo farò con regolarità. Ho
la strana sensazione di stare vivendo dentro il peggiore romanzo distopico che
abbia mai letto ed è questo romanzo
che mi distrae.
Peraltro combatto come posso questa guerra dove il nemico è invisibile. Sono
convinta che ci voglia un’autodisciplina giornaliera per non lasciarsi andare
alla deriva. Forse manco di concentrazione ma la mia giornata inizia con
esercizi di ginnastica, prosegue con lavarsi e vestirsi di tutto punto, con
collana e orecchini come se dovessi incontrare qualcuno, per dedicarmi poi a
rispolverare il tedesco (la lingua straniera che so meno) prima di proseguire
con le letture dei libri di cui vi parlerò. Il pomeriggio è dedicato a seguire
online i nipotini, uno dopo l’altro- e sono cinque in età scolare-, aiutandoli
con i compiti e le lezioni, sostituendomi agli insegnanti che, purtroppo, non
fanno quello che dovrebbero.
Termino con parole di augurio per tutti. Perché usciamo rafforzati da
questa prova. Perché sia occasione di riflessione. E cercherò di essere più
puntuale nel proporvi suggerimenti di lettura.
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