giovedì 8 dicembre 2016

Michelle Wan, “Morte in Dordogna” ed. 2008

                                                       Voci da mondi diversi. Cina
   cento sfumature di giallo
   il libro ritrovato

Michelle Wan, “Morte in Dordogna”
Ed. Garzanti, trad. Barbara Bagliano, pagg. 352, Euro 17,60


    E’ maggio, fioriscono le orchidee, ce lo ricorda Julian Wood, protagonista della serie dei romanzi della scrittrice cinese Michelle Wan che abita da anni in Canada e che ha fatto di questo seducente fiore il leit motiv dei suoi libri. A maggio, puntualmente, Julian Wood è ripreso dalla febbre dell’orchidea, dall’impellente necessità di mettersi alla ricerca di una specie ancora sconosciuta ma della cui esistenza lui è certo, il Cypripedium incognitum che ha visto in una fotografia scattata dalla sorella della sua compagna Mara (nell’indagine poliziesca del primo libro della serie, “Il mistero dell’orchidea selvatica”) e che poi ha ritrovato ricamata in un antico scialle che avvolgeva un neonato mummificato (“La maledizione dell’orchidea”). In “Morte in Dordogna” Mara Dunn, l’arredatrice di interni con cui ora Julian, architetto di giardini, più o meno convive, è insofferente della passione che distrae il suo compagno- è gelosa di un fiore. D’altra parte sono successe delle cose talmente gravi nel villaggio in Dordogna dal delizioso nome di Ecoute-la-pluie dove abitano entrambi, che a Mara risulta incomprensibile mettersi in cerca di un fiore proprio ora. Ci sono state due morti, un agente della Narcotici sotto copertura e l’ottantaquattrenne Amélie Gaillard; è stato saccheggiato il negozio del turco Osman (lui sostiene di essere vittima del razzismo); suo figlio Kazim scompare ed è ritrovato morto in un cassonetto e infine c’è qualcuno che entra di notte nella casa del vecchio marito di Amélie, ammalato di Parkinson, facendolo quasi morire di spavento o forse addirittura cercando di ucciderlo nel sonno, ad ascoltare i suoi racconti confusi.

    Con la penna dal tratto sottile, come fosse un prezioso disegno cinese, Michelle Wan scrive dei mystery del tutto originali che hanno qualcosa dei romanzi di Simenon e qualcosa di quelli di Mauriac, ambientati nella piccola provincia francese. Così incredibilmente lontano da Parigi, tanto da far pensare che no, è impossibile che a Ecoute-la-pluie ci siano dei problemi di droga- è cosa da ricchi e sfaccendati, o comunque da gente che è vittima delle tentazioni della grande città. Tutti si conoscono a Ecoute-la-pluie, tutti sono pronti a dare una mano in caso di necessità, come avviene a Joseph Gaillard quando rimane vedovo, perché pare proprio che quasi tutti abbiano la chiave di casa sua. Ma veramente qualcuno vorrebbe toglierlo di mezzo? Girano voci in un paese, la figlia dei Gaillard non è venuta neppure al funerale della madre…aveva un labbro leporino…era scappata di casa…aveva degli uomini…E anche per quello che riguarda la famiglia dei turchi, che sono la nuova realtà di una Francia in cui arrivano sempre più immigrati- che cosa c’è di vero in quello che si dice di loro? Attraverso le chiacchiere in trattoria, con le conversazioni che Julian e Mara hanno con i vari protagonisti, nei litigi tra Julian e Mara scatenati dalla pignola donna delle pulizie, Michelle Wan crea una viva ambientazione per una storia che rivela retroscena di traffico di droga (attenzione, c’entrano le orchidee) e di speculazioni immobiliari (che guasterebbero anche- ahimé- l’habitat del Cypripedium) tali da rendere irrisibili i furti del ladro poeta che hanno fatto infuriare il poliziotto che guida le indagini.


     E’ sempre un così grande piacere leggere un romanzo di Michelle Wan, per la leggerezza, l’umorismo, l’umanità dei personaggi, che, quando ne terminiamo uno, già anticipiamo la gioia di quello seguente. Attendendo di imparare di più sulle orchidee, curiosi di sapere dove la ricerca quasi mistica del Cypripedium incognitum porterà Julian e Mara. 

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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